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Siamo fatti di energia; e da noi dipende se contribuire a mettere in circolo quella positiva

di Francesco Lamendola - 23/07/2009


L'affermazione che noi - come del resto tutti i viventi e tutti gli enti del mondo che chiamiamo fisico - siamo fatti di energia, è divenuta ormai una specie di luogo comune, sovente abusato, della cultura New Age e di tutto il circo industriale che le gravita attorno e ne ricava lauti guadagni; né le più recenti acquisizioni della fisica sub-atomica sono riuscite a farla entrare veramente nel modo di pensare e di sentire delle persone comuni.
La maggior parte di esse, infatti - e anche buona parte dei sedicenti intellettuali - continuano a vedere i corpi semplicemente come dei corpi, qualcosa di pesante e inanimato: che, nel caso delle creature viventi, acquista una temporanea vitalità attraverso un evento biologicamente noto: il concepimento, seguito dalla nascita; per poi disperdersi nel nulla - o nel tutto, se si preferisce - al momento della morte.
Questa visione della realtà, povera, rozza e inadeguata, si è saldamente stabilita con l'avvento della modernità, sostituendosi alle visioni spiritualistiche e religiose proprie dell'antichità e del Medioevo; fino ad assurgere al rango di vero e proprio dogma, inconfutabile perché ritenuto assolutamente auto-evidente.
Eppure, se è vero che i due ordini di realtà sono distinti, oltre ad essere chiaramente impossibilitata a spiegare come lo spirituale possa agire sul materiale (aporia nella quale venne a trovarsi già il pensiero di uno dei padri fondatori della modernità, Cartesio), questa visione delle cose non è in grado di rendere ragione neanche di fenomeni puramente psichici, i quali, tuttavia, sono stati ampiamente osservati e constatati al di là di ogni dubbio, come, ad esempio, la telepatia o la chiaroveggenza, che non sono minimamente ostacolate dalle distanze, proprio perché non afferiscono alla sfera fisica.
Il materialismo, puramente e semplicemente, non può spiegare come due menti possano comunicare a distanza, senza bisogno di alcun mezzo esterno; e, pertanto, preferisce negare il fatto, piuttosto che vedersi costretto a riconsiderare i propri dogmi fondamentali: primo fra tutti, l'impossibilità, per la sfera mentale, di agire sulla realtà con mezzi non materiali.
Allo stesso modo, il materialismo non è in grado di rendere conto di come la danza della pioggia di uno stregone Hopi possa effettivamente produrre l'effetto desiderato, cosa che tuttavia accade; oppure, più semplicemente (si fa per dire), come la sola forza della preghiera possa far retrocedere un tumore in metastasi e, infine, farlo scomparire completamente dall'organismo, come se non vi fosse mai stato: cosa che in rare occasioni, ma assolutamente documentate, hanno dovuto constatare fior fiore di medici, e che continua tuttora a verificarsi.
Neppure per la magia e la stregoneria esistono spiegazioni adeguate, finché ci si ostina trincerarsi entro il recinto di una concezione rigidamente materialistica e meccanicistica; eppure, anche qui, è stato ripetutamente osservato che la fattura eseguita da uno stregone, versato nelle arti della mano sinistra, produce infallibilmente i suoi effetti. Si è parlato della forza dell'autosuggestione: ma come spiegare il fatto che, spesso, le vittime dei sortilegi ignoravano di essere state fatte oggetto di un incantesimo?
Ci sono, poi, le manifestazioni straordinarie dei santi: levitazione, preveggenza, retrocognizione, bilocazione, attraversamento di pareti solide e di porte chiuse, comparsa di stimmate, ed altro. Una santa spagnola del XVII secolo, Maria de Agreda, era in grado di spostarsi in spirito nelle lontane regioni del Texas e predicarvi agli indigeni il cristianesimo: cosa che trovò conferma quando i primi missionari francescani si spinsero fin laggiù e appresero, con immenso stupore, che gli Indiani erano già stati preparati a ricevere il battesimo (cfr. il nostro articolo: «Le bilocazioni miracolose di Maria de Agreda, 1622-1630», pubblicato sulla rivista «Il segno del soprannaturale», Udine, 2007, e consultabili anche sui siti di Edicolaweb e di Arianna Editrice).
Tutto il cosiddetto mondo fisico, dunque, è permeato di energia, anzi, è energia esso stesso: i fenomeni elettrici, magnetici, luminosi, non sono altro che manifestazioni di energia; l'accrescimento degli esseri viventi, la loro riproduzione, l'istinto possente e misterioso che spinge i salmoni su per i fiumi o che guida gli albatri giganti nelle loro incredibili migrazioni da un Polo all'altro, sono manifestazioni di energia; la produzione di anticorpi nell'organismo, la cicatrizzazione delle ferite, la ricrescita della coda della lucertola, dopo che è stata tagliata, sono manifestazioni di energia; la capacità degli animali di sentire in anticipo il sopraggiungere di terremoti e altre catastrofi naturali, è una manifestazione di energia; la crescita esuberante di piante in vaso ed il loro repentino deperimento, dopo che un gruppo di persone era stato incaricato di inviare loro pensieri positivi e negativi, nel corso di un esperimento, sono manifestazioni di energia; l'aura iridescente che avvolge i corpi di uomini, piante e animali, e che è stata fotografata mediante il metodo Kirlian, è una manifestazione di energia.
Ebbene, anche l'amore è una manifestazione di energia; così come lo è l'odio e come lo sono tutti i sentimenti, tutte le emozioni e tutti i pensieri - anche quelli più inconfessabili, che giacciono sepolti nel profondo della coscienza. Energia positiva ed energia negativa che attraversano tutto il mondo in cui viviamo e che non conoscono ostacoli di tipo materiale, quando si dispiegano in tutta la loro potenza, ma solo - eventualmente - di natura spirituale.
Ecco perché il Logos strumentale e calcolante non è in grado di rendere conto dell'intero spettro degli eventi del mondo in cui viviamo: molti di essi sfuggono, per loro natura, ad una indagine di tipo esclusivamente concettuale e razionale, poiché sono fatti di energie sottili che non si lasciano afferrare e tanto meno misurare, quantificare, riprodurre a piacere in laboratorio: e, per la scienza accademica, ciò che non è riproducibile non è degno di essere preso in considerazione, non è degno di usurpare il nome di «reale» (cfr., in proposito, anche il nostro recente articolo: «Che cos'è la realtà?», sempre sul sito di Arianna Editrice).
Ma, se la natura fondamentale del reale è costituita da onde o vibrazioni di energia, ne discende una conseguenza importantissima: che a noi spetta, in buona sostanza, la decisione se immettere nel mondo energie positive oppure negative; il che equivale, a un dipresso, alla scelta se imperniare la nostra esistenza terrena sull'amore, o se gestire le nostre potenzialità di amore con avarizia, con malfidenza, o, addirittura, se dare libero sfogo al sentimento della malevolenza e al suo inevitabile ed esiziale compagno: l'odio.
Ciascuno di noi è una fonte di energia; fonte di energia che varia, nel corso del tempo, e perfino nell'arco di una singola giornata, a seconda dello stato di benessere interiore e dell'equilibrio spirituale raggiunto o perduto; fonte di energia che non è mai neutra, ma sempre si riverbera in un senso positivo o negativo sull'ambiente circostante, e, in particolare, su coloro con i quali viviamo o con i quali veniamo più frequentemente a contatto.
È facile notare come vi siano delle persone in presenza delle quali si prova, istintivamente, un senso di benessere, di fiducia, di serenità; sono, in genere, coloro che amano e sono amati dagli animali e dai bambini, coloro che coltivano le piante con tale amore e delicatezza, da farle prosperare in maniera apparentemente inspiegabile. Viceversa, si sarà fatta l'esperienza di quanto sia sgradevole, penosa, a volte quasi intollerabile, la compagnia o la semplice presenza di persone che non conosciamo, e che, tuttavia, sembrano in grado di esercitare un effetto fortemente negativo sui nostri sensi e sulla nostra anima.
Così pure, le vite dei santi d'Oriente e d'Occidente sono piene di racconti relativi alla mansuetudine che certi personaggi ispiravano agli animali selvatici e alle bestie feroci; e, nella nostra semplice sfera di esperienza quotidiana, ciascuno di noi avrà osservato come certi cani dall'aspetto feroce, che abbaiano e si protendono aggressivamente verso la maggior parte delle persone, davanti a certe altre se ne stanno docili e mansueti, e si lasciano tranquillamente accarezzare.
Non sempre i nostri pensieri negativi sono intenzionali, e non sempre lo sono quelli postivi; tuttavia, in linea di massima, si può dire che l'anima si alimenta delle proprie abitudini, e che un'anima incline all'invidia, al rancore, alla malevolenza, alla collera, finisce per trasformarsi in una sorgente perenne di energia negativa; così come un'anima propensa alla dolcezza, alla mansuetudine, alla comprensione e all'altruismo, finisce per diventare una fonte permanente di energia positiva.
Pensieri e sentimenti positivi chiamano sempre nuovi pensieri e sentimenti positivi, sia dall'interno della coscienza, sia dall'ambiente esterno; mentre pensieri e sentimenti negativi chiamano, ancora e sempre, pensieri e sentimenti altrettanto negativi, in un circuito che finisce per autoalimentarsi costantemente, in un senso o nell'altro.
Anche il pessimismo, la tristezza, la sfiducia, l'amarezza, emettono onde di energia negativa; e ciò spiega come si noti frequentemente che la sfortuna sembra accanirsi proprio sulle persone che già sono state duramente provate dalle circostanze. Il fatto è che la vita tende ad offrirci ciò che noi riteniamo di meritare o ciò che, inconsapevolmente, ci aspettiamo di ricevere: e se ci aspettiamo delusioni, sofferenze, disinganni, presto o tardi finiremo per attirarli su di noi, e per divenire vittime delle nostre stesse aspettative.
Questa legge, naturalmente, è vera anche nella direzione opposta: nel senso che una disposizione d'animo ottimista, serena, aperta e fiduciosa, favorisce l'incontro con eventi, situazioni e persone capaci di convogliare verso di noi energie positive. È come se ci portassimo addosso un determinato odore, che noi non percepiamo, ma che è evidentissimo agli altri: un odore che ci identifica immediatamente, e che attira verso di noi le cose e le persone che vibrano sulla nostra medesima frequenza energetica.
Né si deve pensare che gli effetti della nostra continua emissione di energia siano limitati, nel tempo, alla durata dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti. Al contrario: una volta che l'energia - positiva o negativa - sia stata da noi rilasciata nell'ambiente, essa tenderà a vivere di vita propria, a condensarsi, per così dire, specialmente qualora si tratti non di singoli pensieri e sentimenti, ma di vere e proprie abitudini spirituali.
Ecco perché vi sono dei luoghi - i macelli ove ogni giorno vengono scannate decine di animali, per esempio; o, a maggior ragione, i campi di battaglia, ove giacciono i cadaveri di innumerevoli soldati - che costituiscono dei veri e propri campi energetici di segno negativo; luoghi nei quali, non di rado, si verificano fenomeni supernormali, appaino spettri, oppure gli astanti avvertono improvvisi e inspiegabili sentimenti di malessere o di depressione, al punto da sentirsi, talvolta, spinti quasi al suicidio, da una forza imperiosa ed inspiegabile.
L'anima degli esseri viventi che sono stati uccisi in modo brutale rilascia, al momento della morte del corpo fisico, una potentissima onda energetica fatta di angoscia, terrore, rabbia e desiderio di vendetta: e tale onda non si dissolve con la fine della vita sul piano materiale; ma perdura, in certi casi, anche per molte generazioni. Ecco, fra parentesi, perché ci sentiamo di sconsigliare a chiunque di persistere nella alimentazione carnivora: gli animali uccisi, morendo, rilasciano onde di energia fortemente negativa, che inquina i loro corpi e che poi, attraverso l'alimentazione, viene immessa nell'organismo di colui che se ne nutre, contaminando irrimediabilmente, anche se occultamente, i suoi pensieri e i suoi sentimenti.
La benedizione, la preghiera, e, nei casi più gravi, l'esorcismo, sono appunto quelle azioni mirate ad inviare energia positiva in grado di neutralizzare l'energia negativa. Nel bellissimo film giapponese «L'arpa birmana», del regista Kon Ichikawa (1956), un reduce di guerra, fattosi monaco buddista, ritorna sui campi di battaglia per dare pietosa sepoltura ai suoi ex compagni d'arme, e fa di questo compito la suprema missione della sua vita.
Ebbene, non crediamo vi siano altri mezzi, altre strade, per liberare un luogo dalle energie negative in esso accumulate e per restituirgli il suo armonioso equilibrio vibrazionale, se non questo: fare penitenza, rendere una degna sepoltura ai corpi degli uccisi, e pregare ardentemente per la pace delle loro anime.
Solo l'amore possiede la forza di spezzare le catene mortifere dell'odio, di restituire bellezza e luminosità alla creazione cui siamo stati chiamati a partecipare.
Solo l'amore, in ultima analisi, rende la vita realmente degna di essere vissuta.