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Nucleare: 15 regioni dicono no. Centrali solo in Lombardia e Friuli?

di redazionale - 01/10/2009

 

Il territorio italiano disponibile ad accogliere una centrale nucleare si fa estremamente stretto e si limita a Lombardia e Friuli, le due uniche regioni che ad oggi non si sono ancora opposte.

Oggi 30 settembre era il termine ultimo per porre alla Consulta della Corte Costituzionale un quesito di fondamentale importanza: può il Governo decidere di realizzare una centrale atomica contro il parere di una Regione, che è l'Ente a cui istituzionalmente è affidata la tutela del territorio e dell'ambiente?

Il quesito è stato avanzato da 10 regioni che hanno presentato ricorso alla Corte Costituzionale. La prima è stata la Calabria, seguita da Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Marche, Umbria, Puglia e Basilicata.
Orientate verso il ricorso erano anche Campania e Sicilia, mentre Sardegna, Molise e Veneto si sono dichiarate non disponibili ad accogliere centrali, anche se purtroppo non hanno trasformato la loro opposizione in una chiara azione legale.
Se si considera che Trentino Alto Adige e Valle d'Aosta non hanno le caratteristiche per ospitare una centrale atomica e che l'Abruzzo è stato "esonerato" in quanto recentemente colpito da un fortissimo terremoto (come se il resto d'Italia non fosse a rischio sismico!), le uniche due regioni in cui realizzare una centrale sarebbe relativamente "più semplice" sono Lombardia e Friuli.

Ad esprimersi contro l'insediamento di centrali nucleari sono anche le regioni guidate da partiti di centro-destra. A partire dalla Sardegna, dove il presidente Cappellacci aveva già promesso in campagna elettorale di opporsi a progetti nucleari sull'isola. Per ora, la promessa è formalmente mantenuta: con 53 voti favorevoli e un solo astenuto è stato approvato un ordine del giorno presentato dai capigruppo di maggioranza e opposizione, che impegna la Giunta regionale ad "adottare tutti gli atti necessari a impedire in Sardegna la costruzione di centrali nucleari e la localizzazione di depositi per le scorie provenienti da reattori a fissione".
Anche il Veneto, guidato dal nuclearista Galan, quando si è trattato di votare l'insediamento di centrali sul suo territorio ha detto no, anche se con un vantaggio minimo: la mozione anti-nucleare presentata dal centro-sinistra ha avuto 19 voti favorevoli e 18 contrari. Astenuti 8 rappresentanti della Lega.
Infine, ieri, nel corso di un consiglio regionale straordinario sul tema del nucleare, il Molise ha espresso con chiarezza il suo no: "come governo regionale siamo assolutamente contrari alla realizzazione di una centrale nucleare in Molise".

Ad esprimersi con toni netti sulla strana forma di "federalismo dimezzato" che il Governo italiano manifesta sul nucleare è anche il parlamentare del PDL Fabio Rampelli, che giudica "legittimi e politicamente ineccepibili" i ricorsi delle Regioni per contestare il loro esautoramento sulla localizzazione delle centrali nucleari ed afferma: "Il Governo deve spiegare al più presto senza attendere il giudizio della Corte, in quale maniera intende coinvolgere la Regioni su una scelta così rilevante. È del resto poco comprensibile che ci sia un’autentica inflazione di federalismo sui temi più disparati e poi si neghi il diritto delle Regioni a pronunciarsi su una materia concorrente."
Per quanto riguarda la localizzazione, Rampelli aggiunge "È inoltre opportuno che il Governo, nelle proposte di localizzazione, tenga conto dell’energia prodotta e consumata dai vari territori e stimoli le Regioni ad avvalersi di piani per lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Al riguardo è giusto prendere in considerazione la proposta che personalmente avevo già avanzato in un dibattito a inizio settembre, di dichiarare il Lazio regione de-nuclearizzata".

E sempre dalla regione Lazio, l'Assessore regionale all'ambiente Filiberto Zaratti afferma: ''Il tentativo fatto dal Governo di imporre agli Enti Locali l'accoglimento di impianti nucleari sui loro territori sta trovando un'opposizione forte e compatta dalle Regioni che hanno puntato su diversi modelli di sviluppo, come quelli legati alle energie rinnovabili e alla generazione distribuita. Autorevoli costituzionalisti - prosegue - ritengono che la 'Legge sviluppo' 99/2009 sia palesemente in contrasto con l'art. 120 della Costituzione che individua in maniera tassativa i casi in cui il Governo puo' esercitare i suoi poteri sostitutivi nei confronti delle Regioni e degli Enti Locali, escludendo la materia energetica''.

Mentre, calato sul territorio, il nucleare comincia a manifestare tutta la sua problematicità, dagli Stati Uniti arriva l'ennesima conferma dell'assenza di ogni convenienza economica: il Doe - Dipartimento statunitense per l'energia - ha stimato pochi giorni fa che il kwh prodotto da nuovi impianti nucleari nel 2020 costera' 10,2 centesimi di dollaro, contro i 9,9 dell'eolico.