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Vivere meglio o «buen vivir»?

di Leonardo Boff - 18/12/2009

Fonte: asud.net

 

Un'etica del sufficiente per tutta la comunità  - Secondo l'ideologia dominante, tutto il mondo vuole vivere meglio e godere di una miglior qualità di vita. In maniera generale associa la qualità di vita al Prodotto Interno Lordo di ogni paese. Il PIL rappresenta tutte le ricchezze materiali prodotte da un paese. Quindi, in base a questo criterio, i paesi meglio posizionati sono gli Stati Uniti, seguiti dal Giappone, Germania, Svezia e altri. Il PIL è una misura inventata dal capitalismo al fine di stimolare la produzione crescente di beni materiali di consumo.

Negli ultimi anni, successivamente alla crescita di povertà e urbanizzazione circoscritta del mondo e per un senso di pudore, l'ONU ha introdotto la categoria ISU, «l'Indice di Sviluppo Umano». Vengono inclusi valori intangibili come salute, educazione, uguaglianza sociale, sostenibilità della natura, equità di genere e altro. Ha arricchito il senso di «qualità di vita», antecedentemente inteso in forma prettamente materiale: gode di una buona qualità di vita colui che consuma di più e meglio. Secondo l'ISU, Cuba si presenterebbe meglio posizionata rispetto agli Stati Uniti anche se con un PIL comparativamente infimo.

In cima alla lista c'è il Bhutan, situato tra la Cina e l'India, ai piedi dell'Himalaya, molto povero materialmente,ma che ha stabilito ufficialmente «l'Indice di Felicità Interna Lorda». Questo non viene misurato in base a criteri quantitativi, ma qualitativi, come un buon governo delle autorità, distribuzione equitativa degli eccedenti dell'agricoltura di sussistenza, dell'estrazione vegetale e della vendita di energia all'India, buona salute e educazione e, specialmente, un buon livello di cooperazione per garantire la pace sociale.

Nella tradizione indigena di Abya Yala, nome per il nostro continente indoamericano, invece di «vivere meglio» si parla del «buen vivir». Questa categoria è entrata nelle costituzioni di Bolivia e Ecuador come obiettivo sociale da conseguire per lo Stato e tutta la società.

Il «vivere meglio» presuppone un'etica di progresso illimitato e ci incita a una competizione con gli altri per creare sempre di più condizioni per «vivere meglio». Senza dubbio, per far si che qualcuno «viva meglio» milioni e milioni devono e hanno dovuto «vivere male». Questa è la contraddizione capitalista.

Al contrario, il «buen vivir» mira a un'etica del sufficiente per tutta la comunità, e non solamente per l'individuo. Il «buen vivir» presuppone una visione olistica e integrante dell'essere umano, immerso nella grande comunità terrestre, che include oltre l'essere umano, l'aria, l'acqua, il suolo, le montagne, gli alberi e gli animali; lo stare in profonda comunione con la Pachamama (Terra), con le energie dell'Universo e con Dio.

La preoccupazione centrale non è accumulare. Inoltre, la Madre Terra ci proporziona tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Con il nostro lavoro suppliamo quello che per le eccessive aggressioni non può darci, e l'aiutiamo a produrre il sufficiente e decente per tutti, anche per gli animali e le piante. Il «buen vivir» è stare in permanente armonia con tutto, celebrando i riti sagrati che continuamente rinnovano la connessione cosmica e con Dio.

Il «buen vivir» ci invita a non consumare di più di ciò che l'ecosistema può sopportare, a evitare la produzione di residui che non possiamo assorbire con sicurezza e ci incita a riutilizzare e riciclare tutto ciò che abbiamo usato. Sarà un consumo riciclabile e frugale. Quindi non ci sarà scarsità. In quest'epoca di ricerca di nuove strade per l'umanità l'idea del «buen vivir ha molto da insegnarci»

 

Sul Buen Vivir vedi anche il Libro di Giuseppe De Marzo, portavoce di A Sud.

"Buen Vivir, Per una nuova democrazia della Terra" 

Traduzione di Ramona Capaldo