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Josè Martì. Patria e Rivoluzione

di Davide D`Amario - 18/05/2010

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“La nostra guancia sente lo schiaffo inflitto contro ogni essere umano ovunque nel mondo”.
Josè Martì non ha bisogno di presentazioni. È stato rivoluzionario, patriota, poeta, scrittore, giornalista, oratore ed organizzatore politico. Nasce il 28 gennaio 1853 a L’Avana e muore in combattimento il 19 maggio 1895 (anche il corpo di questo rivoluzionario subirà varie peripezie prima di trovare riposo nella Terra a cui sempre si è rivolto…). Le parole della frase di apertura dell’articolo sono di Martì e ben identificano la morale “umanitarista” dell’uomo, tale affermazione più volte verrà riportata ad un altro socialista e patriota famoso, il comandante Che Guevara, che la cita nelle sue analisi sociali e politiche. Già questo identifica la figura pedagogica di questo uomo di Cuba e del continente latino-americano. A rafforzare queste parole, vediamo come tale frase sia stata ripresa anche da un altro rivoluzionario e combattente socialista africano “La nostra guancia sente lo schiaffo inflitto contro ogni essere umano ovunque nel mondo”. Finora abbiamo porto l’altra guancia. Gli schiaffi sono raddoppiati. Il cuore del cattivo non si è commosso. Hanno calpestato le verità del giusto. Hanno tradito la parola di Cristo e trasformato la sua croce in clava”, queste parole sono di Thomas Sankara (peraltro le citazioni del Cristo sono presenti anche nella costruzione culturale di Martì).
La vita di questo precursore e guida della rivoluzione nazionale cubana, inizia con l’esilio in Spagna a 16 anni, ai soggiorni in Messico, Guatemala e Venezuela, visse a New York nel cuore dell’imperialismo statunitense per un decennio, fino all’oriente cubano, dove trovò la morte dopo una vita immolata all’apostolato rivoluzionario e indipendentista, tre pallottole stroncarono la sua esistenza all’età di 42 anni. L’elaborazione sociale e politica di Martì portò alla sistematizzazione culturale del progetto per la libertà dell’America Latina (“Nuestra Amèrica”) dagli Stati Uniti e dalla potenza coloniale spagnola. La lotta d’indipendenza di Cuba, rappresentava un esempio per le altre nazioni del continente. La ricerca di quel “bene supremo dell’uomo” con il quale la nazione eleva il popolo ad esser veramente se stesso e vivo. In Martì, che sicuramente non è un “marxista”, ed i tentativi di annoverarlo tra i tali son ridicoli, vi è già l’analisi geopolitica inerente il dominio del capitale Usa in quello che sarebbe divenuto “il giardino di casa” yankee.
Ma quello che mi preme accennare è la stupenda opera di educazione “socialista” (meglio sociale) operata da Martì, quel “educator de su pueblo”, che trasformò, permettetemi questa semplificazione, peraltro presente a mo’ di esempio anche in testate giornalistiche che come la Naciòn di Buenos Aires dove scriveva fecero dopo la sua morte; un tipo anarchico in rivoluzionario pratico e umano e dell’ozioso fece un cittadino utile e laborioso… quindi un educatore sociale e sostanzialmente un costruttore. Un sunto politico del suo lavoro può ricordarsi in: Indipendenza di Cuba, Portorico, difesa dell’America Latina dal giogo economico incombente da Nord, giustizia sociale all’interno delle nazioni, dignità e autonomia; tutto questo da realizzare suscitando energie coperte, capacità ed aneliti del popolo, cercando di trasformare uno sterile e opaco malcontento in volontà di lotta. Quello che poi reputo la sua più grande azione è quella inerente alla disperata ricerca di Martì di coniugare la lotta, il combattimento, la coscienza rivoluzionaria (ricordiamo la formazione del Partito Rivoluzionario Cubano…) al civismo, all’autonomia e alla dignità secondo me veri cardini (userei altri termini personalmente… ma io son più sanculotto che…) per reggere comunità e nazioni ribelli. E credo che al di là dell’azione che lo porterà ad esser martire ed esempio di lotta, quindi eroe socialista e patriota, la sua costruzione culturale e politica incentrata su i sottolineati cardini sociali debba esser rinnovata e studiata, perché vera “arma” lasciataci in dote. E in conclusione, riporto una frase forte ed attuale, che merita di esser scritta sulle nostre bandiere: La patria non è di nessuno, e se è di qualcuno, è di chi la serve con maggiore disinteresse e intelligenza. Viva Josè Martì! Viva la Patria Socialista! Patria o Morte!