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Si continua a morire per il padrone yankee e solo per questo

di Carmelo R. Viola - 20/05/2010

Mentre il terrorismo resta la menzogna sempre più grottesca…

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    Ancora morti e feriti in nome dell’antiterrorismo ma in realtà per porgere una mano di rispetto ad una potenza – gli USA – che detiene il primato storico del terrorismo! Ammetto di essermi commosso – fors’anche per la mia età – davanti alle immagini dei quattro giovani che, in quest’ennesima occasione, hanno pagato per colpe che non hanno commesso. Una volta, quando vigeva la coscrizione militare come dovere automatico imprescindibile del cittadino, solo una riconosciuta obiezione di coscienza avrebbe potuto evitare di esporli a cotanto strazio. Oggi, i nostri figli e nipoti si arruolano spinti dalla fame e dal miraggio di qualche soldino in più per avere qualche problema in meno. “La fame spinge il lupo fuori dalla foresta”  dice un proverbio francese. La patria non c’entra per niente. La patria presuppone una comunità stretta intorno a sé stessa, dentro un habitat vitale, ricco di tradizioni, di valori e di ricordi.
 Oggi non c’è niente di tutto questo: c’è una casta di padreterni che, con il pretesto di comprare forza lavoro, hanno il paradiso in Terra, un ceto medio con qualche risparmio in più e una massa sconfinata di poveri cristi, che vivono alla giornata. Alla guida del potere centrale c’è una squadra di uomini che, quando non sono corrotti, sono stupidi. In ogni caso, sono servili, insomma succubi di due superpoteri, che parlano sempre di pace allo scopo di condurre la loro rispettiva guerra.
Uno è il superpotere papale che, in nome di Dio, semina la zizzania fra il popolo e in parlamento esortando a battersi per provvedimenti legislativi che impongano comportamenti cattolici a quelli che cattolici non sono, ma che hanno consentito alla Chiesa di dominare per secoli la vita di milioni di famiglie e di interi popoli. Il secondo superpotere è quello degli Usa, da sempre prepotente, bugiardo e terrorista che più non si può. La prima violenza, vile e umanicida, di stampo terroristico, appunto,  l’ha esercitata contro gli indigeni delle terre occupate, ovvero contro i già legittimi abitanti di un immenso ambiente nativo.
Quanti milioni di vittime? Non è questione di numeri ma di fini e di modalità. Le sofferenze dei pellerossa sono stati atroci e sono inenarrabili. L’americano yankee, un oriundo usurpatore – che aveva superato l’innocenza della lontana infanzia ed accumulato una lunga tradizione di barbarie militare – ha avuto nel territorio del Continente Nuovo una prima palestra di terrorismo. Si macchierà del crimine della tratta dei negri, che poi fingerà di liberare dalle mani dei fratelli dell’immediato Sud, che non sapevano andare oltre la coltivazione del cotone ed accettare le novità dell’industria capitalistica. Nei paesi latino-americani della parte meridionale del Continente organizzeranno vere scuole di terrorismo contro la minaccia del socialcomunismo.
    Quando gli Usa si affacciano sulla scena internazionale come superpotenza, avranno superato a pieni voti il tirocinio interno di criminali decisi a tutto pur di conservare e rafforzare il proprio dominio. Nella loro esperienza le mafie si erano confuse con i poteri legali, soprattutto al livello poliziesco – ovvero della sicurezza – a dispetto di presidenti lungimiranti come Lincoln, Jefferson e Washington. Quando, nei primi anni Quaranta, entrano in guerra contro Hitler, non resistono al piacere del “terrorismo aereo” e ne dànno saggi invidiabili. Quando mettono piede in Sicilia, sanno come trattare con i capi mafia (cfr. don Genco Russo), dimostrando una dimestichezza particolare.
    Da allora sono nel mondo per portare la loro “democrazia” (o la loro fogna). A tal fine non potevano non inventare altro di meglio che il terrorismo, di cui sono appunti i padri ( o padrini - sponsors) naturali. Usciti con le ossa rotte dal Vietnam, dove si sono coperti di fango, hanno imparato ad essere più prudenti. Più machiavellici. Non più il comunismo, male assoluto da debellare, per evitare contestazioni ideologiche, ma il terrorismo: un nemico subdolo, invisibile, che minaccerebbe – non si sa perché – tutto il mondo cosiddetto libero (che libero non è).
    Per combattere il terrorismo hanno aggredito l’Iraq – uno Stato sovrano e membro dell’ONU - primacon l’embargo, colpendo milioni di bambini, poi l’hanno invaso e fino a questo momento vi producono morte e distruzione, ma ci sono rimasti e questo è quello che conta. Poi hanno pensato bene di simulare un attacco terroristico in casa ed hanno fatto crollare le due Torri, il famoso 11 settembre, sacrificando oltre due  mila vittime innocenti. Ma ciò che conta è che da ciò si ritengono legittimati ad entrare ovunque conviene alla loro strategia geopolitica, fingendo di sospettare dei terroristi.
 Come in Afghanistan. Il quale aveva già avuto dai sovietici un governo laico ma i sovietici avevano il torto di non essere yankee e perciò erano invasori e le loro innovazioni dovevano finire – come sono finite – nel sangue Oggi ci sono gli americani, pura marca yankee, che continuano a seminare morte e distruzione e che non intendono andarsene. I taleban, fondamentalisti islamici, sono terroristi per definizione, forse per mestiere,  e pertanto l’occupazione militare nordamericana non è solo legittima ma è perfino un dovere in difesa della civiltà!
E’ in terra afgana che si è consumata la recente tragedia. La comunicazione sarebbe ridicola se non fosse pateticamente luttuosa: i taleban, che sono a casa propria, non possono essere dei resistenti e meno che mai degli eroi – questi sì – della patria, offesa e deriva da manipoli di mercenari. E i loro contrattacchi, per altro con bombe rudimentali – contro una superpotenza nucleare! - sono solo attentati terroristici. Quanto ai due feriti, ci si dà contemporaneamente la buona notizia che non sono a rischio di morte come se il restare su una sedia a rotelle non potrebbe essere un male di gran lunga peggiore.  
I commenti dei “nostri” sono un’antologia di idiozie. La Russa, ministro della difesa (sic), ripete che la missione afghana ha lo scopo di evitare di avere i terroristi in casa, quando è esattamente il contrario. Infatti, se gli italiani sono nel mirino dei taleban, lo si deve proprio alla loro presenza in terra afgana, come “inservienti” degli Usa: come si sa i servi contenti sono più detestabili dei padroni.
Frattini, l’ineffabile ministro degli esteri, vomita il solito rigurgito dell’esofago yankee. Gli fa degna eco il cattolico Casini, che ripete a memoria tutta la formula confezionata dalla Casa Bianca ad uso degli alleati (eufemismo per indicare cortigiani) elevando nel contempo un alleluja all’autocrazia vaticana. L’opposizione è un morto che parla e solo per darci i numeri. Povero Bersani! Quanto al Presidente della Repubblica, correrei ad abbracciarlo (con il pensiero) se avesse, a questo punto, il coraggio di costituirsi come primo responsabile dell’”assassinio” dell’art. 11 della Costituzione, avendo sottoscritto provvedimenti legislativi di falsi interventi umanitari in contrasto con tale legge, quando avrebbe potuto e dovuto rifiutarsi di farlo. Sic transit insania mundi.