Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Il Bilderberg deve incassare il ritorno della politica

Il Bilderberg deve incassare il ritorno della politica

di Filippo Ghira - 11/06/2010

http://www.infokrieg.tv/quellmaterial/rockefeller_bilderberg_03.jpg

A Sitges, località di mare vicino a Barcellona, si è tenuta l’abituale vertice del Bilderberg, la confraternita di banchieri, finanzieri e magnati del’industria che hanno discusso dei suggerimenti da dare ai politici “amici” presenti, e a quelli con funzioni di responsabilità  nei vari governi, sulle misure da adottare per creare un unico e sempre più aperto mercato globale. Il governo di Josè Zapatero aveva predisposto imponenti misure di sicurezza per proteggere i gentili ospiti e i molti banditi invitati alla riunione dalla prevedibile rabbia dei manifestanti che li hanno accolti con sentimenti tutt’altro che amichevoli.
E’ infatti scontato che dalle riunioni di uno dei più noti organismi mondialisti (dove non sono ammessi né fotografi né giornalisti) escano le direttive che i governi dovranno mettere in pratica per non finire sotto le mira della speculazione. Una realtà ben chiara ad una vasta schiera di cittadini che presi dalla crescente morsa della povertà trovano perfettamente logico e naturale prendersela con le strutture del potere legale (i governi) e di quello reale (i gruppi economici) che hanno permesso agli speculatori di agire indisturbati e scatenare il caos sui mercati finanziari e di riflesso sull’economia reale. Quanto è successo in Grecia, con l’assalto alle banche e agli edifici statali nel momento in cui la crisi si faceva più pesantemente sentire e quando si delineavano le misure di austerità per i prossimi 5 anni, dovrebbe fare riflettere su quali sentimenti di rabbia possano suscitare i diktat di organismi come il Fondo monetario internazionale, la Banca Mondiale, la Commissione Trilaterale, fondata da David Rockefeller (nella foto) sempre presente in queste occasioni, e appunto il Bilderberg.
Alla riunione in Spagna gli organizzatori hanno quindi dovuto prendere atto con malcelato fastidio della forte assenza numerica dei politici invitati, evidentemente preoccupati di dover giustificare in Patria la loro presenza in loco e di dover spiegare ai propri elettori quello che era risaputo e cioè che le decisioni vere non si prendono nelle stanze dei governi ma in altri Palazzi dove è la finanza a dettare i tempi della danza.
Presente in Spagna c’era anche Zbigniew Brzezinski, consigliere di politica estera di Jimmy Carter prima e di Barack Obama ora che ha lanciato un preciso allarme ai suoi confratelli. Quello sul ritorno della politica a livello nazionale che potrebbe vanificare tutte le manovre per l’instaurazione di un governo economico globale in grado da dettare le regole a tutti i governi.
Semmai questo tipo di preoccupazioni non possono nascondere le divisioni che si sono sviluppate all’interno dell’oligarchia dei miliardari in relazione alla stabilità dei mercati dove, a causa della speculazione sui titoli di Stato dei Paesi europei “deboli”, l’euro ha notevolmente perso terreno nei confronti del dollaro passando in poco più di sei mesi da 1,50 agli attuali 1,19-1,20. Se l’euro crollasse ancora o se addirittura si creasse una crepa irreparabile alla sua stessa esistenza, a causa dell’incapacità di tenere sotto controllo i conti pubblici, si determinerebbe un ostacolo insormontabile alla creazione di una moneta unica globale. Sarebbe infatti impensabile proporre ai singoli Stati, europei ed extra-europei, la costituzione di una moneta unica quando quella europea ha dato una così scarsa prova di sé. E una tale deriva non potrà essere compensata nemmeno dalla esistenza di tre distinte aree di libero scambio, come quella americana tra Usa, Canada e Messico, quella europea e quella asiatica tra Cina, Giappone, Corea e Singapore.
L’idea di partenza, poi risultata irrealizzabile, era quella della imposizione di una tassa bancaria da versare al Fondo monetario internazionale per finanziare la nascita di una struttura di governo dell’economia globale in grado di distribuire a proprio piacimento le risorse così ottenute. In tale ottica, un sostanzioso aiuto doveva venire dagli Usa che erano stati consigliati di accettare una trasformazione della loro economia in senso più sociale se non proprio socialista, aumentando in maniera esponenziale le aliquote fiscali sul reddito dei ricchi a stelle e strisce e ricavarne così le risorse per creare questa struttura funzionale ai disegni dell’oligarchia. Un traguardo peraltro già ventilato ma che dà l’idea di quale faccia di bronzo dispongano questi signori che dopo aver scatenato il caos finanziario, pretendono oggi dettare le regole di buona creanza.
 
Il prezzo del petrolio verrà spinto in alto
Tanto per cambiare, gli oligarchi hanno discusso pure di cambiamenti climatici e di inquinamento prendendo spunto dal disastro provocato dalle perdite di petrolio dal pozzo della British Petroleum nel Golfo del Messico. E considerato che la proposta per una tassa globale per combattere il riscaldamento globale, anche a causa della povertà crescente, non gode più di troppa popolarità, gli oligarchi hanno convenuto sulla necessità di investire in una massiccia campagna mediatica su scala globale per preparare l’opinione pubblica all’adozione di misure drastiche. La stessa presa di posizione di Barack Obama contro la BP è stata interpretata come una sorta di gioco delle parti. Il Bilderberg, fondato dal principe Bernardo d’Olanda, non può vedere male l’attività dei suoi membri. Alle riunioni partecipano regolarmente sia la BP che l’anglo-olandese Shell di cui sono azioniste le due case reali. E infatti i petrolieri presenti e i loro amici si sono detti d’accordo sulla necessità di fare tornare il prezzo del petrolio ad un livello di almeno 150 dollari al barile.
Di conseguenza, in novembre,con i primi freddi verrà creata una scarsità artificiale per riportare i prezzi ad un livello più accettabile per i petrolieri, come successe dopo la guerra del Kippur del 1973 con l’embargo deciso dai Paesi arabi produttori ma sostenuto in pieno dalle stesse compagnie petrolifere. Tant’è che per ripetere il gioco di 37 anni fa la maggioranza dei Bilderberg avrebbe dato il proprio placet ad un attacco militare Usa contro l’Iran se Teheran non accettasse i diktat in campo nucleare.
Per la cronaca, tra gli italiani intervenuti ci sarebbero stati il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi; il presidente della Fiat, John Elkann; l’ex presidente della Commissione Ue ed ex primo ministro, Romano Prodi; l'amministratore delegato di Telecom, Franco Bernabè, che è anche e vicepresidente della Banca Rotschild; l’ex commissario Ue, Mario Monti; l’ex ministro del Tesoro, Tommaso Padoa Schioppa; l’ex ministro dell’Economia, ora vicepresidente della Morgan Stanley, Domenico Siniscalco.