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Poche illusioni: ora l'Iraq va verso una guerra civile

di Massimo Fini - 30/08/2010

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Adesso gli abitanti di Falluja, la città sunnita che più si battè contro gli invasori americani, sono terrorizzati perché le truppe Usa se ne vanno. Come si spiega questo paradosso? Con un altro, per capire il quale bisogna fare qualche passo indietro. È dal 1979, da quando la rivoluzione khomeinista abbatté il loro alleato, lo Scià di Persia (un feroce dittatore di cui però i rotocalchi occidentali davano un’immagine patinata, occupandosi delle eterne vacanze sue e delle sue mogli, Soraya, Farah Diba, facendo finta di non vedere che, nel frattempo, il 98% della popolazione moriva di fame, cosa che nel detestato «regime degli ayatollah» non avviene) che la politica americana è ferocemente antiraniana. Nel 1980, quando Saddam Hussein aggredì l’Iran, gli americani non batterono ciglio; si limitarono, come gli altri Paesi occidentali, a rifornire di armi entrambi i contendenti perché potessero ammazzarsi meglio. Intervennero nel 1985 quando l’esercito iraniano, tecnologicamente inferiore a quello iracheno, dopo inenarrabili sacrifici era davanti a Bassora e stava per prenderla. Intervennero per «ragioni umanitarie», naturalmente. Non si poteva permettere, dissero, alle «orde iraniane» di entrare a Bassora, sarebbe stato un massacro (gli eserciti altrui sono sempre «orde» o «terroristi»). Cominciarono quindi a rimpinzare Saddam di ogni genere di armi, comprese quelle chimiche.
Risultati dell’«intervento umanitario»: 1) La guerra, che sarebbe finita nel 1985, durò altri tre anni e il bilancio passò da 500 mila a un milione e mezzo di morti; 2) Gli iraniani non poterono inglobare la parte sciita dell’Iraq, come frutto della loro vittoria, che gli era stata scippata, e come è giusto e naturale che sia perché si tratta, dal punto di vista etnico e religioso, della stessa gente; 3) Saddam, che con la presa di Bassora sarebbe caduto come una pera cotta, si ritrovò invece in sella e pieno di armi. Cosa fa una rana con sul groppone un grattacielo di armi? Le rovescia sul primo posto che capita. Saddam invase il Kuwait. E fu la prima guerra del Golfo, formalmente legittima perché era stato invaso uno Stato sovrano (per la verità il Kuwait è un’invenzione degli americani, del 1960, ad uso dei loro interessi petroliferi). Ma che costò, per i forsennati bombardamenti degli americani, che non ebbero il fegato di affrontare fin da subito l’imbelle esercito iracheno, la morte di 158 mila civili (86.164 uomini, 39.812 donne, 32.195 bambini - dai del Pentagono). Poi venne la seconda guerra del Golfo che perse per strada tutte le sue motivazioni (le armi chimiche Saddam non le aveva più, le aveva usate sui curdi e sui soldati di Khomeini) per cui rimase solo quella che gli americani erano in Iraq per portarvi la democrazia. E in effetti, al prezzo di 750 mila morti, infinitamente di più di quanti ne avesse fatti Saddam in 30 anni di dittatura), una parodia di democrazia è stata instaurata in Iraq ma poiché la maggioranza della popolazione è sciita gli americani hanno, di fatto, consegnato buona parte dell’Iraq agli iraniani che sono confratelli di quelli iracheni. Così quello che l’Iran non aveva ottenuto nel 1985 col suo legittimo successo sul campo di battaglia, un quarto di secolo dopo se lo vede regalato involontariamente proprio dagli americani (sono i boomerang di tutte le guerre americane degli ultimi anni, dalla Serbia all’Afghanistan). In quanto ai sunniti e agli sciiti iracheni, si odiano mortalmente (solo una dittatura feroce come quella di Saddam poteva tenere insieme due comunità così ostili) e i sunniti temono, giustamente, di essere vittima, dopo la partenza degli americani, di ogni sorta di malversazione. La conseguenza più probabile è la guerra civile. Un altro bel colpo yankee.