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La maledizione delle giovani marmotte. Sempre in piazza per conto di Rockerduck

di Gabriele Adinolfi - 19/12/2010

    
 
 

Non prendiamoci per il sedere.
Sarà anche politicamente corretto, andrà di moda, saprà tanto di “pride”, ma evitiamo lo stesso di prenderci tutti per le natiche. E, quando dico tutti, dico tutti.
Scontri a Roma tra studenti (ecc) e polizia. Centrodestra, centrosinistra, Magistratura e Polizia, per favore, non raccontateci palle.

La Polizia

Proprio alla vigilia si lamentava per i tagli ai  finanziamenti ad essa destinati, omettendo accuratamente di far notare quante migliaia di agenti pagati dal contribuente  affollano i servizi scorta  per i politici anche piccoli (presidenti di municipio compresi) a discapito di quelli addetti alla sorveglianza della città, che invece scarseggiano, con tanto di autopattuglie ferme ai box.
Il giorno dopo ci hanno spiegato che non poterono gestire bene il contenimento della piazza in quanto non avevano potuto formare gli agenti  per mancanza di fondi; il che, lasciano intendere, potrebbe comportare sempre smagliature  pericolose.
La prossima tappa probabile è il rifinanziamento delle forze di Polizia che saranno felici e contente. E i manifestanti, per conto loro, saranno serviti a qualcosa.

Il centrodestra

Parlare di ritorno al clima degli anni settanta, di pericolo di derive da guerra civile, di tentativi eversivi, servirà pure a raccogliere il plauso dei timorati di Dio e delle istituzioni ma è francamente improprio. Il livello di scontro è abbastanza basso, l'humus non è fertile e poi, soprattutto, c'è molta più sceneggiata, molto più reality show che disponibilità all'azione o autentica rabbia. Violenti gli estremisti attuali lo sono molto meno di come vengono dipinti, non è questo il loro peccato, se di peccato si tratta: è quello di essere vacui e sciocchini.

Il centrosinistra

Millantare la manifestazione scalmanata di martedì scorso come l'espressione di un disagio sociale e di un'esasperazione collettiva nei confronti del governo è patetico.
Il disagio sociale esiste ma non lì; c'è tra i lavoratori che vengono licenziati, si nota tra gli italiani che perdono il lavoro per via della concorrenza internazionale e che devono cedere il passo agli immigrati sugli aiuti sociali, sanitari ed economici; e  proprio dov'è il disagio la sinistra è puntualmente e colpevolmente assente. Gli studenti hanno anche una certa dose di ragione nel contestare non tanto la Gelmini quanto i tagli delle finanziarie e gli indirizzi liberistici della UE, ma non rappresentano alcun disagio sociale; finora tra loro prevale il protagonismo giovanile. Un protagonismo giovanile che è stato strumentalizzato per l'occasione dai soliti cialtroni agit-prop anche se, a dire il vero, si sono dovuti accontentare di una massa di manovra assai ridotta.

La Magistratura

Bene ha fatto a rimandare a casa i giovanotti manipolati che, in fin dei conti, non hanno fatto niente di che. Peccato però che agli ultrà che commisero più o meno le stesse azioni subito dopo l'assassinio di Gabriele Sandri,  i capi d'imputazione contestati sono stati ben altri, quasi avessero tentato un'insurrezione. Che molti di essi hanno trascorso mesi e mesi di prigione prima di subire pesanti condanne in primo grado, condanne che i giovanotti di martedì – che non avevano neppure la giustificazione dell'esasperazione di un assassinio subito – non si vedranno comminare, visto che sostanzialmente sono incriminati per “resistenza a pubblico ufficiale”.
Il che sarebbe anche giusto; ma iniquo e imperdonabile resta il trattamento inflitto dai giudici agli ultrà paragonato a quello nei riguardi dei manifestanti arrestati.

Pupari

Siamo  alle solite. Da decenni c'è qualcuno che cerca d'incendiare i giovani, non per far bruciare le sterpaglie, non per “annunciare il grande meriggio” ma per manipolarli e gettarli via.
Che si tratti di provocare reazione per far aumentare i fondi per le forze dell'ordine, o per  promuovere e realizzare concentrazioni di potere e di controllo, oppure di utilizzare la piazza per far passare questa o quella manovra finanziaria, c'è sempre qualcuno – a sinistra – che svolge il ruolo di puparo.
Pupari legati a centri di comando (dalle banche Rothschild alle varie Hypérion), a uomini di potere di varie logge, conventicole, centrali spionistiche.
Pupari che hanno come quadri intermedi di arruolamento dei personaggi che puntualmente incarnano  quell'O'Brien che in “1984” organizzava la rivoluzione per conto del Grande Fratello.
Per questo ruolo non ci sono però più i Simioni con il Superclan a occuparsi di quello che oramai è un Barnum; ci si deve quindi accontentare di quel poco che passa il convento: i Ferrero, i Casarini.
Questi apprendisti stregoni, che con tutta la buona volontà e malgrado le palesemente scarse qualità intellettuali, ci rimane comunque difficile considerare più idioti che colpevoli, strumentalizzano i sentimenti dei giovani,  usano questi ultimi per obiettivi meschini, e  li gettano via.
Se non intervenisse una copertura mediatica e giuridica a salvare i poveri sciagurati che hanno dato retta ai leaders della farsa, essi la pagherebbero salata. Poiché però bisogna che siano intercambiabili e, quindi, che abbiano un tranquillo ricambio che non va spaventato, ecco che, a differenza di quanto accade a tutti gli altri, almeno nei loro confronti interviene un comportamento moderato che sarebbe giusto; che è l'unico giusto, ma, proprio in quanto unico, alla fin fine è iniquo. 
 

Terminati più che terminali


Non prendiamoci in giro neppure da soli.
Persino tra i fascisti alcuni  leggono in queste pulsioni giovanili i sintomi di una ribellione generazionale o sociale; il che non è.
Le tensioni sociali esistono, ma non sono lì; l'espressione generazionale oggi è meno ribelle di quanto sia fisiologico all'adolescenza e infine non si esprime se non in porzioni modeste nel neo-sinistrismo terminale. Il quale neo-sinistrismo terminale può appropriarsene mediaticamente solo quando in suo soccorso l'intera sinistra mette in campo tutta la sua macchina da guerra, organizzativa e propagandistica.
Ciononostante non è in grado di coprire il grande vuoto che queste bravate giovanili portano in sé ed ostentano immancabilmente: un vuoto figlio dell'individualismo, del mammismo e del consum(atori)smo che sono la miscela del modello capitalista politicamente corretto.
A differenza dei loro padri – quei ribelli anni settanta che il centrodestra agita come spauracchi – questi giovani mostrano solo questi aspetti deleteri, che già a suo tempo, benché convivessero con tutt'altre motivazioni, furono così forti da far marcire le proteste.
Basta ascoltarli e, soprattutto, ascoltarle (le ragazze sono le più esplicite); questa gente non ha la minima percezione dell'universalità e dell'impersonalità, non soffre, come avrebbe detto Guevara, delle ingiustizie subite da chiunque come se fossero patite sulla propria pelle. S'indignano solo e sempre per i diritti che sono certi di avere loro (a ragione e più spesso a torto), e vogliono le cose per sé e punto. Non hanno alcuna visione al di là del cortile, nulla che trascenda i pruriti e i capricci dei figli viziati con egoistiche aspirazioni liberal, qualche slogan isolato e distratto a parte, non perseguono neppure più la lotta di classe.
Né hanno sogni e men che meno volontà di potenza. Sono terminati prima ancora che terminali.

Senza anticorpi

La generazione che s'immolò nell'inseguire sogni o utopie aveva una marcia in più, determinata proprio da questo “sentire” universale e definitivo. Poteva trattarsi, e magari  spesso lo fu, di una patologia, un'extradimensionalità, una percezione falsata del reale. Ma consentì a molti – pur presi in spirali attivate da provocatori e potenti – di spezzare almeno in parte le catene e di esprimere così qualche spontaneità che se anche non riuscì a sottrarli al golpismo continuo, provò a dar loro una certa dignità di percorso pur nella sanguinosa tragedia che, perlomeno, non si ridusse a una farsa.
Quei ragazzi dovettero vedersela con autentici campioni del mondo degli scacchi, con potentissimi e altamente spregiudicati mestatori, capaci non solo di provocare tensioni, stragi e omicidi ma persino e soprattutto d'intercettare spinte spontanee e d'incanalarle, ingabbiarle, stravolgerle, indirizzarle in quattro e quattr'otto.
Benché gli eredi dei burattinai siano a loro volta scaduti di livello, così come nel frattempo è avvenuto all'intera umanità, il divario tra costoro e i manifestanti di servizio è cresciuto a dismisura.
I giovanotti e le adolescenti di oggi, quando si lascino inquadrare dalle organizzazioni granfratelliane di sinistra, non hanno scampo; credono davvero che esista la democrazia (!) e  ogni sopruso, vero o presunto, non detta loro comportamenti consoni e costruttivi, ma il puro e semplice sdegno isterico tipico della civilizzazione dei consumatori. Quelli tra loro che restano impregnati di pregiudizi democratici e di immagini progressiste, pertanto, sono spacciati: sono troppo inermi, senza anticorpi, prede di emozioni appena appena viscerali e ragionano con encefalogramma piatto.
Non si ravvedono oggi elementi culturali e percorsi mentali che possano consentire a questi giovani di sfuggire all'utilizzazione dei loro pupari per operazioni golpistiche  “arancioni”, di grande o piccolo cabotaggio. Che vanno dal sostegno a  spallate murdochiane o sorosiane contro esecutivi non abbastanza allineati, a cose più stupide, tipo, appunto, il rifinanziamento delle forze dell'ordine.

Un augurio

Triste è il destino di questa neo-sinistra terminale. Speriamo solo che ad alcuni dei suoi guerrilleros da fiction non salti in testa di diventare ultrà, magari del Livorno, dell'Empoli o della Ternana.
Altrimenti potranno davvero piangere perché non li proteggerà più nessuno e si faranno quel male che non rischiano fin quando giocano ai soldatini.
E auguriamoci anche che non si rendano conto mai di quanto e come sono agiti dalla più squallida e liberticida reazione progressista. Potrebbero andare in corto circuito, ammesso che abbiano un barlume di coscienza, un briciolo di volontà e d'amor proprio.
In fin dei conti ci piange il cuore nel vederli utilizzati in questo modo, nel scoprirli così dis-educati,  ammaestrati, dai più mediocri O'Brien che si siano conosciuti finora. Speriamo che se ne liberino magari per puro istinto, anche se difficilmente, nel farlo, riusciranno a compiere imprese maggiori del rinnovare i loro profili di facebook.
D'altronde il tempo offre questo; non è più tiranno, è travet.