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Natale: la tradizione, l'auspicio

di Giovanni Luigi Manco - 24/12/2010

Nei giorni che vanno dal 22 al 24 dicembre il sole raggiunge il punto di massima distanza dal piano equatoriale, sembra quasi fermarsi nel cielo: il buio della notte raggiunge la massima estensione, la luce del giorno la minima.

La notte del solstizio è la più lunga, ma l'ultima del suo allungarsi sulla Terra, subito dopo è la luce a imporsi sulle tenebre.

Il solstizio cade generalmente il 21 ma per l'inversione apparente del moto solare diventa visibile il terzo, quarto giorno successivo.

Proprio il 25 dicembre il sole stabilisce la sua forza uranica sulla notte, nasce, rinasce a nuovo ciclo.

Dies solis novis, Natalis Solis Invicti per i Romani che in questo giorno illuminavano l'albero del mondo, vestivano di bianco (da qui l'appellativo di Bianco Natale), si scambiavano doni e, in epoca imperiale, celebravano il nuovo anno.

Il sole si desta a nuova vita e con lui anche l'uomo, per gli arcani misteri della magia simpatetica, per la sapienza che scopre il contiguo della vita nel cosmo.

Auspicio di nascita, di ri-nascita da un greve vivere a un più chiaro vivere.

Festa universale di luce, più prospera e "luminosa" vita, alla quale tendere sull'esempio di uomini e figure divine che con la loro storia, nelle diverse culture, si elevano a "Sole del mondo", significativamente ricordate nel magico giorno del bianco Natale.

Dai tempi più remoti si ricordano così, il 25 dicembre: la nascita di Horus in Egitto; la resurrezione di Dionisio e nascita di Eracle e Adone in Grecia; la nascita del germanico Freyr; di Zaratustra in Azarabaigian; Viracocha nell'impero incaico; Quetzalcoatl in Messico; Huitzilopochtli nell'impero azteco; Bacan nello Yucatan; Krishna in India; Scing-Shin in Cina; Gesù in Israele; la natività di Shama e resurrezione di Tammuz in Babilonia; Mithra, concepito e partorito da una vergine in una grotta circondata da pastori, il "Salvatore del mondo" affiancato da dodici apostoli nell'opera di redenzione in Iran; Siddharta nasce e si illumina sotto un albero, gira intorno ad esso sette volte, ripetendo il percorso del sole, prima di specchiarsi nella sua autentica natura.

Come il sole risorge perennemente vittorioso sulle tenebre, così l'uomo può elevarsi sulla morte e l'istinto ferino, destarsi da malo vivere al numinoso vivere.

Simbolicamente, nel magico giorno del Natale, si stimola e fortifica l'astro illuminando la notte di fuochi o falò, e, alla stessa maniera, si nutre la crescita umana con dolci a forma di ceppo. Volendo, il panettone ha l'aspetto di un pollone, virgulto dell'albero che nasce a nuova vita.

La nascita è promessa di fioritua e, in parallelismo emblematico ai semi serbati nella terra, lo scambio di doni, in pacchi o fogli colorati, anticipa la meraviglia, la gioia della fioritua a primavera. Strenne natalizie, dal nome della dea Strenia, apportatrice di fortuna e felicità, che chiudeva la festa romana dei Saturnali al principiarsi del nuovo ciclo solare. Magia del dono, portato ai bambini da fantastici soggetti del folklore europeo. Pére Noel in Francia, Juleniss in Scandinavia, Father in Inghilterra.

Molte le tradizioni che accompagnano il Natale ma la più significativa, eclatante, è senz'altro quella dell'albero, di un "sempre verde", pino o abete, simbolo dell'axis mundi, perenne, arcano albero della vita.

Nei paesi nordici l'albero cosmico, Yggdrasil, promanante dalla vibrazione del Wurdiz, principio a monte dell'infinita sequela di causa ed effetto (principio designato in India con Nirvana, in Grecia con khàos), si celebrava a Natale accendendo candele vergini intorno ad alberi di frassino.

I Romani legavano con nastri e corde, ai rami degli alberi gli oscillo, piccoli dischi di legno o terracotta, ma anche di marmo o bronzo, raffiguranti divinità e simboli sacri (traduzioni nell'inconscio collettivo delle potenze cosmiche), mandala viventi atti ad interagire con i raggi del sole, le gocce di pioggia, le carezze del vento, a sacralizzare l'area.

In Asia, intorno ai tronchi degli alberi, si bruciano incensi e depongono oggetti, cibo, fiori, candele.

Oggi le lucide sfere, le luci intermittenti, i fili argentei che lo adornano, ripropongono forse meglio che in passato l'immagine del cosmo, il dispiegarsi della vita eterna, in forme evanescenti, dal principio generante rappresentato dall'elemento decorativo in cima.

Un albero, il cosmo illuminato dal sole e dalle altre stelle, e un "oltre-uomo", Sole dell'anima, racchiudono, contemplano lo spirito del Natale.