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Mazzette, criceti e autodistruzione

di Tommaso Merlo - 01/08/2025

Mazzette, criceti e autodistruzione

Fonte: Infosannio

Piovono mazzette a destra e a sinistra. L’unica cosa che è cambiata in Italia è che dalle bustarelle piene di contanti siamo passati a truffe più sofisticate. E noi comuni mortali conosciamo solo le briciole dei loschi maneggi, solo i casi degli sfigati che non riescono a farla franca in un sistema progettato per proteggere i ladri in giacca e cravatta. In Italia in galera ci finiscono solo i poveri cristi mentre politicanti, burocrati e affaristi se gli va male si beccano qualche mese ai servizi sociali vicino a casa. Ad imboccare anziani mentre rimuginano su come riciclarsi. Perché oggi come oggi provare vergogna, chiedere scusa e farsi da parte, è da deboli e perdenti. Mentre riciclarsi all’infinito è uno dei privilegi garantiti a lorsignori. Una corruzione che parte da dentro e si fa sistema. Si ruba perché si vuole vincere e ad ogni costo. Anche fregando il prossimo, anche ingannando un paese che in fondo si detesta e quindi si truffa per i propri miseri scopi. Un furto di futuro alla propria comunità per arrivare in cima, per conquistare potere, prestigio, visibilità. Droga per il proprio ego. Ma si ruba anche per accumulare sempre più soldi e roba. Soldi per comprarsi abiti firmati, macchinoni di lusso e un attico dove parcheggiare la mogliettina ingioiellata. Soldi per permettersi l’immagine e quindi lo status e quindi i giri che contano e quindi una fasulla identità con cui convincere prima di tutto se stessi di esistere e di valere più degli altri. Soldi e roba che sono corpo e anima del personaggio egoistico che recitano sui palchi della vita. Coi loro costumi, le loro parti, le loro mosse e smorfie di scena. Personaggi dall’identità materiale e quindi superficiale e quindi soggetta all’usura del tempo come le cose che accumulano. Un’identità fasulla che li costringe a correre come dei criceti su una ruota nell’illusione che un giorno basterà ed arriveranno da qualche parte riuscendo a sedare il vuoto che li perseguita. Come se la meta fosse là fuori da qualche parte. Autolesionistiche illusioni materiali inculcate fin dalla tenera età e che persistono fino al giorno in cui si va a sbatte contro il muro della verità. Autolesionistiche illusioni materiali che fanno emergere il peggio di una società invece che il meglio. Le élite dovrebbero accogliere i più sapienti, i più capaci, i più lungimiranti, i più sensibili, i più disinteressati, i più onesti anche intellettualmente. E questo nell’interesse di tutti. Nessuno escluso. Ed invece oggi come oggi in cima arrivano i più arrivisti, i più spietati, i più cinici, i più corrotti anche moralmente e i più menefreghisti. Coloro che per emergere ricorrono ad ogni mezzuccio e una volta in cima fanno di tutto per rimanerci fregandosene dei disastri che combinano. Perché il loro fine è personale non collettivo, è quella poltrona, è quel mega reddito, è i circoli altolocati che frequentano, è il pubblico che gli batte le mani, è quel cerone sulla faccia per illudersi di essere eterni e di non dover mai fare i conti con la propria coscienza, è la sensazione di essere importanti e addirittura indispensabili, è tutta quell’apparenza con cui cercano invano di colmare il vuoto che li perseguita e trovare senso e perfino pace. Poveri illusi e poveri noi comuni mortali. È questo il dramma della nostra era, l’apoteosi capitalista che ha ridotto tutto ad una questione materiale e ad una giungla egoistica. Un tempo non era così. Il profitto non era l’unico valore e la superficialità era un difetto. Le persone non erano business plan ed i paesi non erano aziende. La politica rappresentava il popolo e non i potentati economici ed era fatti e non pubblicità. Il compito dei partiti era poi quello di selezionare le personalità migliori, coloro che avevano il talento e lo spessore anche umano utile a servire un bene che era sempre comune. Oggi emergono invece personaggi la cui unica qualità è la lingua biforcuta e la disinvoltura con cui speculano sulle paure e sul dolore dei cittadini per raccattare qualche voto, con tutto che finisce nel tricarne della bieca faziosità, perfino i risultati. Una degenerazione che parte da dentro e si fa società e poi sistema. Politicanti, burocrati e affaristi, tutti vittime del loro bulimico ego che corrono su una ruota come criceti verso autolesionistiche illusioni materiali. Ma la vera meta non è là fuori da qualche parte, è dentro di noi. E solo se lo capiamo potremo salvarci dall’autodistruzione.