Volpi cinesi, squali americani, roditori europei
di Pepe Escobar - 01/08/2025
Fonte: Giubbe rosse
Il “laboratorio BRICS” ha uno spirito creativo instancabile e in continua evoluzione. Sconfigge sempre la demenza tariffaria.
La quarta sessione plenaria del Partito Comunista Cinese è stata programmata dal Politburo per ottobre (non sono stati annunciati dati precisi; probabilmente quattro giorni nella seconda metà di ottobre). In quella occasione, Pechino delibererà le linee guida del suo prossimo piano quinquennale. Al plenum dovrebbero partecipare oltre 370 membri del Comitato Centrale dell’élite del partito.
Perché questo è così cruciale? Perché la Cina è il bersaglio principale indiscusso, insieme ai principali membri dei BRICS, della nuova “legge” universale ideata dall’Impero del Caos: “Io dazio, dunque esisto”. Quindi il prossimo piano quinquennale dovrà prendere in considerazione tutti i vettori derivanti dalla nuova “legge”.
Il plenum avrà luogo poche settimane dopo la grande parata organizzata da Pechino per celebrare la fine della Seconda guerra mondiale; Vladimir Putin è uno degli ospiti d’onore di Xi.
Inoltre, il plenum si terrà subito prima del vertice annuale dell’APEC (Asia-Pacific Economic Cooperation), che inizierà il 31 ottobre a Seul. Questo vertice offre l’opportunità di un incontro diretto e faccia a faccia tra Trump e Xi, che il direttore del circo, nonostante il suo atteggiamento e le sue tergiversazioni, sta attivamente perseguendo.
Il plenum dovrà valutare attentamente come una guerra commerciale, tecnologica e geopolitica di fatto tra Stati Uniti e Cina non potrà che intensificarsi. Per quanto Made in China 2025 si sia rivelato un successo clamoroso – nonostante la pressione massima di Trump 1.0 – le nuove decisioni tecnologiche cinesi prese nel 2025 definiranno la tabella di marcia futura su tutto, dall’intelligenza artificiale all’informatica quantistica, dalla biotecnologia alla fusione nucleare controllata.
Sono così emozionato di essere il tuo lacchè
Tutto ciò che conta in materia di commercio e tecnologia sarà deciso tra le due superpotenze economiche. Ormai è chiaro che un potenziale terzo attore, l’UE, si è semplicemente suicidato in serie.
Cominciamo con il vertice Cina-UE del 24 luglio, che ha visto, tra le altre finezze, il protocollo di Pechino degnarsi di inviare, nella migliore delle ipotesi, un modesto autobus turistico per accogliere la delegazione europea, e Xi Jinping che, a tutti gli effetti, ha concluso il vertice prima del previsto con un messaggio ampiamente interpretato nel Sud del mondo come “non abbiamo tempo da perdere con voi pagliacci”.
Era esattamente ciò che voleva il direttore del circo.
Poi arrivò l’incontro tra UE e USA, che suggellò in modo spettacolare la fase già accelerata del secolo dell’umiliazione europea.
Tutto inizia con Trump che di fatto cancella la Russia dal futuro energetico dell’UE. Bruxelles è stata costretta – in stile mafioso, “un’offerta irrinunciabile” – ad acquistare 250 miliardi di dollari di energia statunitense a prezzi esorbitanti all’anno, ogni anno, per i prossimi 3 anni. E nel frattempo si ritrova con dazi del 15% – e basta.
Quindi, la distruzione del Nord Stream 2, un’operazione portata avanti dalla precedente amministrazione DC Autopen, aveva fin dall’inizio un chiaro scopo imperiale.
Oltretutto, l’UE deve pagare per la sua guerra in Ucraina, già persa, acquistando quantità illimitate di armi statunitensi a prezzi esorbitanti, per un valore pari al 5% del PIL. Questo è ciò che Trump ha imposto alla NATO di imporre all’UE. Seguite i soldi.
Eppure, qualunque sia l'”affare” pubblicizzato con una profusione di superlativi dal direttore del circo, i numeri non tornano.
Nel 2024 l’UE ha speso ben 375 miliardi di euro in energia; di questi, solo 76 miliardi di euro sono stati versati agli Stati Uniti.
Ciò significa che l’UE dovrebbe acquistare tre volte più energia dagli Stati Uniti nei prossimi tre anni. E solo GNL prodotto negli Stati Uniti: niente Norvegia, del resto, che vende gas da gasdotto a un prezzo più basso.
Sfidando la realtà – e ovviamente non messa a freno dai mansueti media mainstream europei – la tossica Medusa di Bruxelles ha gridato che il GNL statunitense è più economico del gasdotto russo.
Mosca non si preoccupa minimamente, perché i suoi principali clienti sono sparsi in tutta l’Eurasia. Quanto agli americani, non dirotteranno tutte le loro esportazioni verso l’UE, poiché le raffinerie europee possono gestire solo una fornitura limitata di petrolio di scisto americano. Inoltre, non c’è modo che gli eurocrati possano costringere le compagnie energetiche europee ad acquistare petrolio americano.
Quindi, per arrotondare le cifre, dovranno acquistare altrove. In questo caso, la Norvegia, e persino la Russia, ammesso che i russi siano interessati.
Trump 2.0 è stato abbastanza intelligente da “esentare” alcuni settori dalla demenza tariffaria, come aeromobili e componenti aeronautici, semiconduttori, prodotti chimici critici e alcuni settori agricoli. Naturalmente: tutti questi settori fanno parte di catene di approvvigionamento strategiche.
L’unica cosa che contava davvero era intrappolare l’Europa nel ruolo di grande acquirente di energia americana e costringerla a investire nelle infrastrutture e nel complesso industriale-militare degli Stati Uniti.
E questo indica l’unico modo per “sfuggire” alla demenza tariffaria: quando ci si trova di fronte a un'”offerta irrinunciabile”, non si rifiuta; la si accetta, la si apprezza e si offrono investimenti di ogni tipo negli Stati Uniti. Gli antichi imperi costringevano i loro “partner” a pagare tributi. Benvenuti alla versione del XXI secolo.
Dopotutto, cosa ha da offrire l’Europa come leva finanziaria? Nulla. Nessuna azienda europea nella Top Ten mondiale della tecnologia. Nemmeno un motore di ricerca europeo; o uno smartphone di successo a livello mondiale; o un sistema operativo; o una piattaforma di streaming; o un’infrastruttura cloud. Per non parlare dell’assenza di un produttore leader di semiconduttori. E solo una casa automobilistica tra le prime dieci più vendute al mondo.
Tutti a bordo dell’”improvvisazione diretta”
Se gli squali americani non hanno dato letteralmente nulla ai roditori dell’UE, la furba Cina è stata abbastanza benigna da dare solo un piccolo contributo: un bla bla bla sul cambiamento climatico.
Il risultato finale – sotto gli occhi di tutto il mondo – è l’UE come un misero giocatore con un’autonomia strategica inferiore a zero sullo scacchiere globale. Viene regalmente ignorata nelle guerre eterne dell’Impero – dall’Ucraina all’Asia occidentale. E fa la predica a Pechino – a Pechino – (corsivo mio) quando è totalmente dipendente dalle materie prime cinesi, dalle attrezzature industriali e dalle complesse catene di approvvigionamento per la tecnologia verde e digitale.
Yuen Yuen Ang, originaria di Singapore, è professoressa di economia politica alla Johns Hopkins University di Baltimora. Forse dovrà adeguarsi alle rigide linee del mondo accademico statunitense, che è eccezionalista per definizione. Ma almeno è capace di spunti preziosi.
Ad esempio: “Soffriamo tutti di deficit di attenzione. Prima leggevamo libri, poi articoli, poi saggi, poi blog, e ora tutto si riduce ulteriormente a tweet di 280 caratteri. Quindi puoi immaginare che tipo di messaggi si adattino a quello spazio così piccolo. Deve essere semplicistico”.
Ciò tocca il nocciolo della questione del modo in cui il direttore del circo sta conducendo la sua politica estera, governando attraverso un accumulo di post senza senso.
Yuen Yuen tocca un terreno più serio quando commenta come la Cina “voglia abbandonare un vecchio modello economico che dipendeva fortemente dalle esportazioni a basso costo, dall’edilizia e dal settore immobiliare. Vuole uno sviluppo basato sull’alta tecnologia e sull’innovazione”.
Ed è proprio questo l’argomento che verrà discusso nel corso del plenum di Pechino di ottobre.
Yuen Yuen osserva inoltre come “negli anni ’80 e ’90” la Cina potesse “imitare il modello di industrializzazione tardiva dell’Asia orientale. Oggi non ci sono molti modelli di riferimento. La Cina stessa è diventata un’apripista e altri Paesi la vedono come un modello”.
Da qui il suo concetto di “improvvisazione diretta”, condotta dalla leadership di Pechino. Questa conosce la destinazione finale preferita, ma deve comunque testare tutti i percorsi possibili. Lo stesso, tra l’altro, vale anche per i BRICS, attraverso quello che ho definito il “laboratorio BRICS”, dove vengono testati modelli di ogni tipo. Ciò che conta, soprattutto, è uno spirito creativo incessante e in continua evoluzione.
Sconfigge sempre la demenza tariffaria.
The Unz Review — Traduzione a cura di Old hunter