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Il gruppo Espresso - La Repubblica si riesce solo a fare danno a sé stessi

di Gianni Petrosillo - 30/12/2010


Intanto che le oligarchie politiche italiane continuano ad alimentare il caos istituzionale, cercando di far passare l’isterica querelle sui posti a sedere per senso di responsabilità civile e l’antiberlusconismo preconcetto per alta dialettica democratica, le grandi imprese a partecipazione pubblica non stanno con le mani in mano e siglano affari profittevoli in giro per il mondo.

Non è poco in una fase in cui l’economia ristagna ed il potere politico non è in grado di assicurare quella necessaria protezione che sempre è indispensabile quando le compagnie di casa nostra lavorano “in trasferta”. Qualche giorno fa Finmeccanica si è aggiudicata contratti per 185 milioni di euro ed Eni ha prolungato fino al 2012 il suo accordo strategico con il gigante energetico russo Gazprom, risalente al 2006. Il nostro principale player del settore aerospaziale, attraverso le sue controllate Drs Technologies, Alenia Aeronautica, Oto Melara e Selex Communications, sbaraglia la concorrenza e si fa apprezzare, con i suoi prodotti ad alto contenuto tecnologico, da governi ed società private di mezzo pianeta, mentre il Cane a sei zampe rafforza la sua posizione sul mercato russo proiettandosi contestualmente sulle altre piazze in crescita dell’est. Nonostante gli attacchi alle due aziende da parte una magistratura fuori controllo, ai quali vanno a sommarsi gli assalti provenienti da alcuni settori del centro-sinistra - che ricalcano pedissequamente ed in maniera sospetta i malumori dei concorrenti esteri delle due best companies nostrane - Eni e Finmeccanica resistono alla tempesta di fango e si muovono con intelligenza nei settori di loro competenza portando sviluppo e lustro internazionale all’intero Paese. Non sono bastati i cables di Wikileaks, né le campagne giornalistiche di Repubblica e del Corriere per screditare le iniziative dei colossi di punta del nostro apparato industriale che hanno incassato i colpi bassi ma senza perdere l’equilibrio. Ovviamente, la stampa casalinga evita di dare troppo risalto a queste notizie che inorgogliscono gli italiani, almeno quelli che non hanno mandato il buon senso in pensione anticipata. Più facile per i media, campioni dell’autolesionismo patrio, realizzare finti scoop su fondi neri, malcostume tangentizio ed investimenti obsoleti  che hanno l’obiettivo di svilire, assecondando commettenti di fango che si muovono nell’oscurità, l’immagine di un Sistema-Italia sicuramente in difficoltà ma tutt'altro che disponibile a farsi trascinare a fondo dalla crisi economica in corso. Tuttavia, le menzogne continuano ad avere le gambe corte e i passi falsi di questi affabulatori antinazionali a mezzo stampa non tardano a manifestarsi. La notizia è esilarante, trattandosi di questioni di gas, e la riporta Davide Giacalone su Libero del 28/12. Il quotidiano di De Benedetti dopo aver detto peste e corna dell’asse Berlusconi-Putin e di quello Eni-Gazprom ha mandato in edicola, insieme al giornale, un inserto del New York Time che, sfortunatamente per loro, a propria volta ne conteneva uno della Rossiyskaya Gazeta. Quest’ultima inneggiava agli scambi Russia-Italia, soprattutto nel comparto energetico e dei servizi, tutti accordi sui quali l’ex agente del KGB e il tycoon di Arcore hanno messo il cappello, mandando in bestia l’Ingegnere, i suoi amici imprenditori, quelli politici e i lontani parenti d’oltreoceano. A La Repubblica, dopo questa figura meschina, staranno ancora tentando di uscire dalle nebbie generate dall’evaporazione della loro credibilità. Noi, invece, ci chiediamo come sia possibile convincere gli altri delle proprie opinioni (ed a questo punto anche dell’onestà intellettuale di determinate posizioni, sulla cui buona fede personalmente non  scommetterei un tallero bucato)  se prima non si è sicuri di avere delle idee chiare nel cervello. Rimestare nel torbido richiede delle capacità non indifferenti, non è un caso che si parli di genialità del male. Ma dalle parti del gruppo editoriale l'Espresso, nonostante l'abnegazione al negativo e al riprevevole, si riesce solo a fare danno a sé stessi. Anche come mascalzoni questi di sinistra non valgono un granché.