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“Obbedisco”: rinnovato verbo della colonia-Italia

di Ugo Gaudenzi - 19/03/2011


Alle armi, alle armi.
La vergognosa risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, passata con i voti favorevoli di Usa, Regno Unito, Francia, Colombia, Portogallo, Sudafrica, Bosnia Erzegovina, Gabon, Libano e Nigeria, e grazie all’astensione di Cina, Russia, Germania, India e Brasile, ha dunque dichiarato l’imposizione “con tutti i mezzi a disposizione”, di una “zona di interdizione aerea” sui cieli della Libia per “proteggere i civili” (sic).
Soltanto la Cina e la Germania hanno avanzato tiepide perplessità sui “rischi e pericoli” del certo conseguente intervento armato.
Con questa risoluzione, speciosamente mirata alla sola questione libica, il “gran consiglio” dell’Onu si è permesso dunque di approvare un intervento armato, condannato dalla stessa carta delle Nazioni Unite (che esclude “ingerenze negli affari interni di uno Stato membro” e che ufficializza “i due pesi e le due misure” che l’Occidente ritiene adottabili riguardo al complesso della rivolta araba in corso da dicembre.
Se le forze di sicurezza governative interne di un Paese come la Tunisia, l’Algeria, l’Egitto, lo Yemen (soltanto ieri 50 morti) o l’Oman fanno strage dei dimostranti nei rispettivi Paesi, l’Onu chiude gli occhi, la bocca e le orecchie. Se nel Bahrein le proteste popolari vengono sanguinosamente represse da forze interne e contingenti militari esterni (1500 militari sauditi e degli Emirati) e i portavoce arrestati, l’Onu è totalmente latitante.
Al contrario, vuole trasformare la Libia in una nuova Somalia.
Come annunciato da tempo, Londra e Parigi, “consigliate” da Washington e con la partecipazione di Oslo, sono intenzionate a ripetere un attacco ad un Paese arabo come nel 1956 contro l’Egitto. La Nato è pronta “a fare la sua parte”. L’Italia degli Strateghi Massimi Berlusconi, Letta e La Russa, dona il suo appoggio, con il consenso esplicito di tutte le altre fazioni occidentaliste - “leghisti” vagamente a parte - presenti nei Palazzi: i cosiddetti “democratici”, “centristi”, “futuribili” e “valoriali” e, soprattutto, con il “viatico” del Generalissimo Presidente della Repubblica, Napolitano, che, probabilmente ispirato dal recente Nabucco di Verdi, facendo il verso a Cavour, ha dichiarato che l’Italia non può rimanere “insensibile” al grido di dolore dei rivoltosi senussiti di Bengasi. Naturalmente rimuovendo il “suo” 1956, quello del vergognoso assenso all’attacco sovietico ai rivoltosi di Budapest.
Nessuno che si sia chiesto, a cominciare da Mosca e Pechino che avrebbero potuto porre il veto ad una misura premessa di guerra nel Mediterraneo – se non la Germania della Merkel, ma per motivi di basso cabotaggio pre-elettorale – quale potrebbe essere la conseguenza catastrofica di una tale decisione per di più a poche decine di miglia dalle acque territoriali italiane.
Alle armi, alle armi, dunque.
Sono tutti folli. E noi siamo soli. Come Cassandra sulle mura della città di Ilio.