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L’erotizzazione esasperata della società provoca l’impoverimento della dimensione erotica

di Francesco Lamendola - 25/03/2011


Tian Jia Tian Jia of China signals to her teammate during the women's beach volleyball preliminary match against Switzerland held at the Chaoyang Park Beach Volleyball Ground during day 1 of the Beijing 2008 Olympic Games on August 9, 2008 in Beijing, China.

La società contemporanea è il luogo di una erotizzazione esasperata: ovunque ci si volti a guardare, ad ascoltare, perfino ad annusare, è pressoché impossibile sottrarsi ad un bombardamento continuo, martellante, ossessivo, di messaggi implicitamente o esplicitamente sessuali, che non  risparmiano nulla e nessuno: dalle bambine e i bambini delle riviste di moda, fino alle persone più che mature della pubblicità di dentiere o apparecchi acustici, ovunque imperversa un diluvio di immagini e sottintesi sessuali che, non di rado, sfiorano e oltrepassano il confine del buon gusto e anche quello della vera e propria pornografia.
Tutto ciò potrebbe essere scambiato per una fase di esuberanza della conquistata libertà di costumi, particolarmente dei costumi sessuali; ma si tratterebbe di una impressione molto superficiale, smentita da una più attenta osservazione del fenomeno.
In verità, non c’è nulla di così penosamente anti-erotico di questo erotismo esasperato e ripetitivo, omologante e massificato, piattamente conformista, al punto da cadere in quella suprema e triste forma di conformismo, che è l’anticonformismo d’obbligo. In altre parole, l’erotizzazione onnipervasiva della società contemporanea non produce erotismo, ma il suo contrario: una atmosfera di crescente indifferenza, se non addirittura di autentico disgusto, per la dimensiona erotica.
Si tratta - per usare un linguaggio caro a René Guénon - di un tipico riflesso del regno della quantità e del suo prevalere sul regno della qualità: l’aumento ipertrofico dei messaggi erotici finisce per provocare l’inflazione e lo svuotamento dell’erotismo e per far subentrare ad esso delle forme vuote ed insulse, che, a dispetto dell’audacia sempre più spinta delle immagini e delle parole, non corrisponde affatto ad una accresciuta sensibilità erotica, ma, al contrario, ad un suo impoverimento, che tende a riflettere la frigidità femminile e l’impotenza maschile.
Invero, che cosa si potrebbe immaginare di meno erotico, di meno stuzzicante, di meno eccitante, di queste nudità ognora esibite con ottusa sciatteria, con assoluta artificiosità e mancanza di naturalezza, con quella trascuratezza e con quella mancanza di creatività e di personalità che sono tipiche del consumismo più stolido e standardizzato?
Se l’erotismo è l’arte di alludere, di suggerire, di lasciar immaginare, allora non c’è dubbio che si tratta di un qualcosa che mette in gioco la sensibilità del singolo individuo, sia nel soggetto che seduce, sia in quello che si lascia sedurre; ed è altrettanto chiaro che un erotismo di massa è la negazione stessa del concetto di erotismo, perché tutto ciò che esce dalla società di massa non accresce, ma impoverisce le risorse qualitative del singolo individuo.
Il fatto è che, per essere in grado di esprimere e riconoscere la vera dimensione erotica, bisogna essere dei veri soggetti sessuali; anzi, bisogna essere dei veri soggetti, ossia delle persone autentiche: in questo campo non è possibile fingere e spacciarsi per quel che non si è, meno ancora di quanto lo si possa fare in altri ambiti.
Non è dato in alcun modo di barare al gioco dell’erotismo: chi non possiede una personale carica sessuale, di chi è sessualmente incerto, inibito, frustrato, impegnato a indossare le vesti di qualcun altro, magari di qualche divo o diva del cinema e dello spettacolo, non potrà mai simulare ciò che non ha, ciò che non conosce.
Questa è la regola numero uno, e si applica anche agli altri ambiti della vita, ma in questo più che in molti altri: sii te stesso; ma, per essere se stessi, bisogna innanzitutto ESSERE qualcuno e non soltanto SEMBRARE; bisogna innanzitutto conoscersi e riconoscersi, lealmente, senza trucchi e senza inganni.
Scriveva trentacinque anni fa Marciano Vidal nel suo libro «Morale dell’amore e della sessualità» (titolo originale: «Moral del amor y de la sexualidad», Madrid, Ed. Sigueme; traduzione italiana di Marisa Rossini, Assisi, Cittadella Editrice, 1976, pp. 189-93):

«La situazione attuale della sessualità si spiega, in un modo immediato, con una serie di fattori storici che anno contribuito alla “liberazione” dell’erotismo dai suoi freni sociali. Ecco le tape attraverso le quali è gradualmente  apparsa l’erotizzazione della società attuale: : 1) La considerazione della sessualità come “problema scientifico” (H. Ellis, S. Freud,  e gli endocrinologi Hirschfeld e Marañon);  La “liberazione letteraria” dell’erotismo dalla repressione sciale (D. H. Lawrence in Inghilterra, Henry Miller  nell’ America del Nord); 3) L”esplosione erotica” provocata dal cinema  e che esercita le sue influenze mimetiche nella società; 4) Il problema della “sessualità femminile”, trattato scientificamente  da Maria Bonaparte, Helena Deutsch Melania Klein e dalla scuola psicanalitica francese; sviluppato in saggio storico-filosofico da S. De Beauvoir; e illuminato dagli studi dell’antropologa Margaret Mead. […]
Stiamo assistendo a una tappa completamente nuova nella storia della sessualità entro la cultura occidentale.  Questa nuova situazione comporta aspetti molto positivo, ma ha anche il suo lato negativo.
Senza negare i valori postivi, non vi è dubbio che  la sessualità si presenta nel mondo attuale con una serie di caratteristiche  che la condizionano e che mettono in pericolo un’autentica esperienza di essa. Questi caratteri con cui si presenta il quadro della sessualità nel mondo di oggi sono principalmente i seguenti:
a) VIVIAMO IN UN MONDO SESSUALIZZATO.
È questa la prima constatazione che si impone a noi.  Il fenomeno è chiaro: il mondo si è erotizzato, o meglio si è sessualizzato. Non ci soffermeremo a precisare le cause che hanno provocato questo fenomeno, né i fini che continuano ad alimentarlo. Tra le prime potremo segnalare: la reazione violenta di fronte a certi tabù ancestrali; l’espansione della psicoanalisi; condizionamenti  psicologici come la concentrazione urbana, la massificazione della cultura, ecc. Uno dei fini che continuano ad alimentare costantemente la sessualizzazione del mondo attuale è il fine commerciale; sotto molti aspetti si utilizza la sessualità per fini commerciali.  Mettiamone in evidenza solo uno: la propaganda commerciale ; a tutti è chiara l’attrazione de sesso come fattore di attrazione e di vendita. In ogni prodotto che si lancia sul mercato e di cui si fa propaganda, vi è la possibilità di aggiungervi un sigillo erotico  ovvero di estrarne l’erotismo latente che porta in sé. Per riuscirvi la tecnica propagandistica si serve di vari metodi: il primo metodo consiste nel sessualizzare il prodotto perché quando l’oggetto  viene in contatto con lo spettatore, la corrente erotica passi sullo spettatore; il secondo modo consiste  nel far sì che lo spettatore di fronte al’oggetto compia il gesto  che scatena la corrente erotica; il terzo modo  consiste nel sommergere il prodotto e la persona in un bagno di erotismo. L’erotismo è l’mo di cui a nostra società di consumo si serve per i suoi molteplici fini. Un gruppo di specialisti, psicologi, sociologi, psicanalisti ed esperti in marketing possono servirsi  della sessualità per fini propagandistici di tipo commerciale, tenendo conto delle motivazioni coscienti o inconsce presenti nel comportamento umano. In realtà molta della propaganda che appare alla radio, stampa, cinema e televisione è rivolta agli strati profondi, istintivi della nostra personalità.
Con ragione, dunque, si parla del “mito” dell’erotismo nella società attuale o della “ondata di sessualità”. Anzi si considera questo fenomeno come uno dei “segni dei tempi”. Uno dei segni del nostro tempo è la SESSUALIZZAZIONE DELLA SOCIETÀ.
b) LA SESSUALITÀ HA GUADAGNATO “ESTENSIONE” MA HA PERSO “QUALITÀ”.
Quel che più ci interessa sottolineare entro il fenomeno segnalato della sessualizzazione del mondo attuale, è il CARATTERE ESTENSIVO che ha adottato l’impulso sessuale nella nostra epoca. Mentre attualmente l’impulso sessuale ha perso forza e aggressività,  ha guadagnato in estensione. […]
Ma, guadagnando in estensione, l’impulso sessuale ha perso in qualità. La sessualità contemporanea  è una “sessualità di consumo”, è diretta all’uomo-massa; e per questo stesso perde qualità.
Come manifestazione di questa caratteristica della sessualità attuale bisogna porre la DISSOCIAZIONE che si è operata  nei valori della sessualità. Se ammettiamo che nella vi è una unione armonica di “sesso”, “eros” e “agape”, ci troviamo di fronte al fatto che nella società attuale questi valori sono dissociati. Anzi vi è una tendenza a RIDURRE la sessualità a uno di essi: al valore più infimo: il “sesso”. Vi è nella configurazione attuale della sessualità una “ipergenitalizzazione” che non corrisponde all’evoluzione normale e che denota un regresso  a una tappa sessuale “infantile” o “preadolescente”.
Dato che la nota predominante nella sessualità massificata attuale è il quantitativo, e più precisamente il quantitativo-sesso, segue la necessità di un aumento continuo negli stimoli sensoriali.  Il limite dell’eccitabilità è cambiato: è necessario  aumentare la quantità di stimolo per provocare  la stessa reazione. Questo è il processo necessario a cui conduce una sessualità tagliata sullo stile di “sessualità-consumo” e basata eccessivamente sul’aspetto “segno” (di segno più sensoriale).
c) LA SESSUALITÀ ATTUALE: SINTOMO DI CONTROVALORI PERSONALI.
Il modo di vivere oggi la sessualità nella nostra società massificata è un indice di vuoti profondi nei valori personali. Dietro questa “ondata  di sessualità” si nasconde “quella profonda problematicità che oggi colpisce tanti uomini: una sessualità repressa  o immatura e la maggior parte delle volte super compensata” (G. Struck).  In molte delle manifestazioni della sessualità massificata del nostri tempo possiamo vedere sintomi di “regresso” (ipergenitalizzazione di tipo infantile)  e persino di segno “patologico” (il moltiplicarsi dell’esibizionismo).
In molte occasioni la sessualità, invece di essere un servizio per l’edificazione della persona, è usata per realizzare una “alienazione” personale. L’uomo contemporaneo si “aliena” in molteplici modi:  la sessualità è una delle forme più generalizzate di questa alienazione.
Non possiamo non raccogliere una affermazione di J. J. Lopez-Ibor, quando dice che la sessualità è un narcotico per l’angoscia dell’uomo contemporaneo: “Quel che vi è in fondo a questo stato di privazione di cui soffre l’uomo contemporaneo non è altro che  una forma di ansietà.  La sessualità è un narcotico dell’ansietà”…».

L’uomo contemporaneo, dunque, soffre di una perenne crisi di angoscia: una angoscia che può anche avere della cause specifiche, personali o generali; ma che, più spesso, discende da una atmosfera diffusa e non da singoli fattori.
Sarebbe semplicistico affermare che tutte le sue angosce, in fondo, si compendiano e si riassumono in una sola: l’angoscia di morte; anche se non sono mancati gli psichiatri e i sociologi che hanno proposto questa linea interpretativa, né mancano tuttora.
Sarebbe semplicistico, perché l’angoscia di morte diviene una nevrosi cronica solo quando non viene riconosciuta; e, d’altra parte, ci sembra abbastanza chiaro che l’incapacità di riconoscerla è l’effetto e non la causa di un male più profondo, vale a dire dell’incapacità di riconoscere se stessi, il proprio valore come persone, il significato della propria esistenza.
In ogni caso, tornando alla erotizzazione esasperata della società di massa, potremmo vederla non solo come la risposta, inadeguata e infantile, all’ansia dell’uomo contemporaneo, ovvero come il narcotico che dovrebbe stordire ed esorcizzare quest’ultima;  ma anche e soprattutto come un tentativo di compensazione alla profonda alienazione che caratterizza tutta la vita umana nella fase della tarda modernità.
Si tratta di un rimedio peggiore del male, naturalmente, poiché esso non offre una risposta progressiva, ma regressiva, al senso di isolamento, di solitudine, di incertezza e di perdita di identità e creatività, ossia una gratificazione solo apparente ed illusoria, o addirittura puramente virtuale e immaginaria, rispetto a dei bisogni reali e a delle carenze reali; e ciò proprio nel momento in cui il continuo aumento quantitativo della erotizzazione sociale, dovuto - come si è visto - a meccanismi di tipo pubblicitario - accresce il livello della provocazione sessuale, al fine di ridestare l’immaginario erotico del pubblico e di riaccendere, almeno nella sfera fantastica, il desiderio languente.
Così come, per riuscire a vendere sempre nuovi prodotti, sostanzialmente inutili e perfino dannosi, è necessario stimolare la nascita di sempre nuovi “bisogni” artificiali, abolendo la giusta percezione fra il necessario ed il superfluo; allo stesso modo, per riuscire a piazzare su un mercato già saturo la maggior parte delle merci e dei servizi, è indispensabile procedere ad una “offerta” di immaginazione erotica, in confezione pubblicitaria, sempre più spinta e sempre più massiccia, fino ai limiti del grottesco e del patologico e anche oltre, pedofilia e gerontofilia incluse.
Ma, proprio come avviene negli altri ambiti della vita, anche nella sfera sessuale la dissociazione evidente che viene a crearsi fra la quantità della stimolazione erotica e la qualità di essa, così come fra l’ambito dell’immaginario e quello del concreto, non può che condurre ad una alienazione sempre più grande, nell’atto medesimo in cui si propone come “rimedio” contro quest’ultima.
Infatti.
Il drogato, una volta che sia divenuto dipendente dalle sostanze stupefacenti, ha bisogno di aumentare sempre di più le dosi da assumere, a parità di effetti: ebbene, esattamente la stessa cosa si verifica con la crescente erotizzazione della vita odierna, nei confronti dei cittadini-consumatori di beni e servizi.
L’erotismo non è che uno di questi beni e servizi ed è soggetto alle medesime leggi economiche, psicologiche e sociali: sta ai singoli individui riscoprire la propria autenticità, la propria creatività, il senso profondo della propria vita, e, per mezzo di essi, anche la propria carica erotica, che è ben altra da cosa dalla squallida, caricaturale contraffazione che ne opera l’immaginario massificato.