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Democrazia di subordinati

di Marcello Frigeri - 28/02/2012

Fonte: liberacritica.it

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Da due secoli a questa parte in Occidente si è partiti dall’idea di liberare l’uomo ma si è arrivati col renderlo schiavo. Parto dalla fine per spiegare il fallimento della democrazia rappresentativa, che i padri liberali volevano fosse un certo tipo di governo, ma creandolo hanno guadagnato l’esatto opposto. Il problema di fondo, che da una più ampia visuale contemporanea ingloba crisi economica – dunque sociale – e crisi tra governanti e governati sfociate in rivolte degli indignados in Spagna, Italia, Inghilterra e America, è uno solo: la coerenza. Ad ogni regime, democratico e non, dalla parte del cittadino si è sempre chiesto coerenza. Significa che se un regime governativo si prefissa degli obiettivi a lungo o a corto termine, questi obiettivi, che diventano promesse nei confronti della società, devono essere raggiunti. Il sistema feudale, ad esempio, è funzionato discretamente per diversi secoli. I patti erano chiari: i contadini e gli artigiani lavoravano e mantenevano la comunità, mentre i signori, in cambio, li difendevano dai nemici esterni. Quando poi il patto venne meno, ed i signorotti si trasferirono a Versailles imparruccati e imbellettati, delegando il potere di difesa ad altri, la borghesia li cacciò a pedate.

Le rivolte di oggi, insomma, sono rivolte che rispondono all’incoerenza della democrazia rappresentativa. Per tornare ai giorni nostri, infatti, noteremmo che la liberaldemocrazia ha promesso una sostanziale uguaglianza tra gli uomini, un livellamento d’equilibrio tra ricchi e poveri, garanzie sociali per i più bisognosi, diritti inscindibili come quello al lavoro e allo studio; ma soprattutto aveva promesso un tipo di governo definito “del pubblico sul pubblico”. Ecco: niente di tutto questo è stato sufficientemente mantenuto. I ricchi di oggi sono molto più ricchi dei nobili dell’Ancien Regime – anche perché la ricchezza basata sulla terra ha dei limiti fisici, quella finanziaria no), ed i poveri di oggi sono molto più poveri rispetto a quelli di una volta, che almeno potevano permettersi una casa e del bestiame. Il diritto al lavoro è un diritto sancito dalla Costituzione, ma un lavoro precario è un diritto non acquisito. Il governo del pubblico sul pubblico, ovviamente, è una bestemmia democratica, dato che il cittadino è sovrano soltanto quando si reca alle urne  – e talvolta nemmeno in questo caso -: una volta eletti i rappresentanti guardano più agli interessi particolari delle lobby che gestiscono il potere economico anziché l’interesse generale delle società.

Con la democrazia rappresentativa, in definitiva, non abbiamo nemmeno il diritto alla sovranità. Dunque il problema è l’incoerenza di questo regime, che ormai sta smarrendo tutto il potere democratico di partenza. Se vogliamo trovare un punto in cui la parabola discendente ha un inizio, lo troviamo sul finire degli anni Settanta, per un insieme di fattori – esaurimento di un lungo ciclo economico positivo, crisi energetica e tensioni internazionali in primis -. Tra gli economisti di allora, si fece spazio la convinzione che le aspettative dalle quali si era partiti non potevano più essere soddisfatte. La scienza politica traduce questa situazione nella valutazione che la democrazia rappresentativa presenta maggiori richieste “in entrata” (cioè dal basso) di quante ne possa soddisfare “in uscita” (con programmi di governo). Il sistema oggi sta esplodendo, la crisi economica ne è la riprova. Il capitalismo, longa mano della democrazia rappresentativa, si indebolisce ad ogni rivolta sociale.

La teoria conclusiva è che quest’epoca sta andando incontro alla fine della democrazia per come la conosciamo. Stiamo andando verso una direzione imprevedibile che può avere due sbocchi: o si torna ad un autoritarismo di fondo, dove il potere è gestito da uno solo e non da tutti, oppure si tenta la via della democrazia diretta. Una via tortuosa e ricca di incognite. Prevedere il futuro è per demagoghi, ma poniamoci un quesito: se la crisi economica, come sta accadendo, cambierà il modo di vivere la contemporaneità, siamo proprio sicuri che le società occidentali, stanche dell’incoerenza dei governanti, si lasceranno ancora dominare da queste classi politiche oligarchiche?