Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Imparare a vivere nei limiti di un solo pianeta

Imparare a vivere nei limiti di un solo pianeta

di Gianfranco Bologna - 20/05/2012


E' ancora possibile invertire l'incremento dell'Impronta ecologica



«Tutto ciò che è importante per me e che amo si trova su questo unico Pianeta. Questo Pianeta è la mia casa, la casa della mia famiglia, dei miei amici e di altri 7 miliardi di persone, ma anche di bellissime foreste, montagne, savane, oceani, laghi e fiumi, nonché di tutte le specie viventi. Il nostro Pianeta è stupendo, ma anche molto fragile. Noi abbiamo la capacità di salvare la nostra casa, di proteggere il nostro Pianeta. Non solo a nostro beneficio, ma soprattutto per le generazioni future. Noi abbiamo le soluzioni. Ognuno di noi può contribuire operando le scelte migliori nel modo di governare, produrre e consumare. Sta a noi prenderci cura del nostro Pianeta».

Cosi scrive nella sua Prefazione al nuovo "Living Planet Report 2012" (il rapporto del WWF che fa il punto sullo stato dei sistemi naturali della Terra e le soluzioni da intraprendere per condurre le nostre società verso la sostenibilità del nostro sviluppo, scaricabile da www.wwf.it e www.panda.org e di cui greenreport ha dato notizia nei giorni scorsi), l'astronauta danese André Kuipers (Nella foto) dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA) che ora si trova sulla piattaforma spaziale internazionale.

L'ESA è il nuovo partner di questo rapporto (oltre ai già consolidati Global Footprint Network, www.footprintnetwork.org e Zoological Society di Londra, www.zsl.org) alla sua nona edizione resa nota pochi giorni fa proprio per fornire ulteriori significativi elementi di valutazione al processo che sta conducendo alla grande Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile prevista per il prossimo giugno a Rio de Janeiro (www.uncsd2012.org).

Il nuovo "Living Planet Report 2012" presenta lo stato del pianeta misurato in base a tre indicatori complementari. L'Indice del pianeta vivente (Living Planet Index), comprendente i dati di un numero di popolazioni di specie superiore a quelli precedenti (si tratta di 9.014 popolazioni di 2.688 specie di mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci), continua a indicare un declino del 30% della salute della biodiversità, sin dal 1970. Questo trend viene rilevato per gli ecosistemi terrestri, di acque dolci e marini, ma risulta maggiore per le specie di acqua dolce, le cui popolazioni mostrano una decrescita media del 37%. L'Indice delle acque dolci tropicali ha subito un declino ancora maggiore, del 70%. In generale, dal 1970 l'Indice tropicale globale (quindi quello delle specie che si trovano nelle zone tropicali del Pianeta) è diminuito del 60%. Nello stesso periodo invece l'Indice delle regioni temperate è aumentato del 30%. Tuttavia, ciò non significa necessariamente che la biodiversità delle zone temperate si trovi in uno stato migliore di quella delle zone tropicali, in quanto l'Indice temperato nasconde gravi perdite storiche precedenti l'inizio dell'analisi che data, appunto, dal 1970.

Il secondo indicatore è l'Impronta ecologica che mostra un trend consistente di sovraconsumo. Nel 2008, l'anno più recente per il quale siano disponibili dati, l'Impronta ecologica superava la biocapacità della Terra - la superficie realmente disponibile per la produzione di risorse rinnovabili e l'assorbimento delle emissioni di CO2  - di oltre il 50%.

Negli ultimi decenni, l'Impronta ecologica del carbonio ha influito pesantemente su questo superamento dei limiti ecologici. La biocapacità complessiva pro capite (cioè la capacità degli ecosistemi di produrre risorse biologiche utilizzabili dagli esseri umani) è diminuita da 3,2 ettari globali (gha) del 1961 a 1,8 gha pro capite nel 2008. Il continuo incremento dei trend di consumo nei paesi ad alto reddito del mondo e in quelli BRIICS (Brasile, Russia, India, Indonesia, Cina e Sud Africa), insieme a una continua crescita demografica, mostra segnali d'allarme relativi a ulteriori, futuri incrementi delle Impronte umane sui sistemi naturali.

L'Impronta del carbonio costituisce un fattore significativo di questo "superamento dei limiti ecologici" - termine utilizzato per descrivere il momento in cui a livello globale l'Impronta ecologica è superiore alla biocapacità.

Il terzo indicatore è costituito dall'Impronta idrica della produzione che offre una seconda indicazione della domanda umana sulle risorse rinnovabili. Per la prima volta, il "Living Planet Report 2012" include l'analisi della disponibilità idrica, nel corso dell'anno, nei principali fiumi del mondo. Molti bacini fluviali soffrono di carenze idriche; l'esame della carenza idrica su base mensile rivela che molti bacini fluviali, la cui fornitura su base annua sembra sufficiente, si trovano attualmente in una condizione di sovrasfruttamento, che ostacola le funzioni ecosistemiche principali. Inoltre nel mondo, 2,7 miliardi di persone vivono in bacini idrici che per almeno 1 mese l'anno subiscono carenze idriche gravi.

Meno di un terzo dei fiumi del mondo la cui lunghezza supera 1.000 km scorre liberamente e senza dighe sul letto principale.

Ma tutti i sistemi naturali sono sotto pressione. Un aumento dell'attività di pesca marina mondiale di circa 5 volte ha portato dai 19 milioni di tonnellate del 1950 agli 87 milioni di tonnellate del 2005, ed ha causato il sovrasfruttamento di molti stock ittici.

Inoltre la frequenza e la complessità delle competizioni per l'utilizzo del territorio aumenteranno inevitabilmente col crescere della domanda antropica; in tutto il mondo in via di sviluppo si sta verificando una corsa senza precedenti, da parte di investitori esterni, a garantirsi l'accesso ai territori per future produzioni di alimenti e biocombustibili (il cosidetto Land Grabbing).

La perdita di biodiversità e dei relativi servizi ecosistemici colpisce in particolare le popolazioni povere, la cui sopravvivenza dipende più direttamente da tali servizi.

Gli scenari futuri realizzati con il calcolatore dell'Impronta ecologica, presentano una vasta gamma di possibili alternative future

Negli ultimi decenni abbiamo assistito a un aumento delle temperature superiore a quello di qualsiasi periodo comparabile degli ultimi 400 anni; limitare il riscaldamento medio globale sotto ai 2°C rispetto ai livelli pre-industriali richiederà probabilmente una riduzione delle emissioni di oltre l'80% inferiore al picco di emissioni che sarà raggiunto tra non molto; se le emissioni continueranno ad aumentare, probabilmente entro il 2040, alcune grandi regioni sperimenteranno un aumento di oltre 2°C della temperatura media annuale; la diminuzione dell'Indice del pianeta vivente e l'aumento dell'Impronta ecologica evidenziano la necessità di politiche più sostenibili; gli scenari possono essere d'aiuto nel compiere scelte più informate per il futuro; gli scenari evidenziano l'importanza cruciale della conservazione della biodiversità nella protezione dei servizi ecosistemici.

Il rapporto analizza i servizi che gli ecosistemi offrono al benessere umano ed i possibili effetti dei cambiamenti climatici e vengono presentati diversi scenari, relativi alla nostra Impronta ecologica. Queste analisi indicano che portare avanti uno scenario BAU (Business As Usual, fare come se niente fosse) avrà gravi conseguenze, potenzialmente catastrofiche. In particolare, i continui aumenti delle emissioni di gas a effetto serra porteranno a un aumento irreversibile della temperatura media di oltre 2°C, che sconvolgerà gravemente il funzionamento di quasi tutti gli ecosistemi mondiali e influenzerà drammaticamente lo sviluppo e il benessere umano. I futuri scenari alternativi, basati su modelli di consumi energetici ed alimentari modificati e in grado di arrestare la deforestazione e il degrado delle foreste e dei sistemi naturali, costituiscono alcune delle opzioni già disponibili per ridurre il superamento dei limiti ecologici e prevenire i pericolosi cambiamenti climatici.

Come fare, quindi, per invertire il declino della biodiversità, riportare l'Impronta ecologica nei limiti del pianeta e ridurre realmente i cambiamenti climatici antropogenici contrastando gli impatti dannosi? Come ottenere questi risultati garantendo, contemporaneamente, a un sempre maggiore numero di persone un accesso equo a risorse naturali, alimentari, idriche ed energetiche? Il Wwf ricorda che il nostro obiettivo è quello di imparare a vivere nei limiti di un solo pianeta. Tutti noi dobbiamo assumere quella che viene definita One Planet Perspective (la prospettiva di un solo Pianeta). Oltre agli impegni su larga scala per la conservazione e il ripristino della natura, questa prospettiva esplora le scelte migliori, lungo tutto l'intero sistema di produzione e consumi,  per la salvaguardia del capitale naturale, da sostenere reindirizzando i flussi finanziari e con politiche di gestione delle risorse più eque. L'implementazione di questo cambiamento costituirà una grande sfida, che comporterà decisioni e compromessi scomodi. Tuttavia, gli scenari dimostrano che è ancora possibile invertire l'incremento dell'Impronta ecologica e i trend dei cambiamenti climatici utilizzando le attuali conoscenze e tecnologie e avviando un percorso verso società umane sane, sostenibili ed eque.

La prossima settimana parleremo più diffusamente delle proposte.