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Quando la scienza si trasforma in fanatismo religioso

di Stefano Re - 06/07/2025

Quando la scienza si trasforma in fanatismo religioso

Fonte: Italicum

LaScienzah. Quando la scienza si trasforma in fanatismo religioso

Arianna Editrice 2025, intervista a cura di Luigi Tedeschi

1) Con l’avvento dell’illuminismo e poi del positivismo, il progresso scientifico ha determinato il venir meno del primato del pensiero magico. L’uomo fu dunque emancipato dalle credenze arcaiche dei secoli oscurantisti. Ma la scienza stessa, anteponendo la teoria alla pratica, si è tramutata in dogma, assumendo il carisma dell’infallibilità, alla pari dei valori sacrali e salvifici della religione. La scienza nel trasformarsi in LaScienzah, si è dunque sostituita alla religione? Il pensiero magico, che si basa su una prospettiva trascendente, non genera nell’uomo l’anelito ad elevarsi dal punto di vista etico – morale, mentre la scienza può offrire all’umanità la mera possibilità della materiale sopravvivenza, peraltro limitata nel tempo ed affetta da uno stato patologico permanente?

Per rispondere occorre introdurre prima un concetto chiave: ciascuno di noi percepisce la realtà attraverso dei filtri percettivi. Definisco l’insieme di questi filtri “paradigma percettivo”. Il paradigma dominante nella percezione di realtà per la nostra specie è stato, dal raggiungimento dell’autocoscienza ad oggi, quello mistico-religioso. Esempio sintetico: per ottenere un buon raccolto, necessito di pioggia. Nel paradigma mistico religioso, la pioggia è decisa da entità a me superiori, alla cui benevolenza posso appellarmi solo tramite riti propiziatori. Questo paradigma percettivo è stato sostanzialmente smantellato con l’avvento del pensiero illuminista e sostituito con il paradigma percettivo logico-razionale, che si basa sull’applicazione del metodo scientifico. Dunque se mi occorre pioggia per il raccolto, studierò il fenomeno della pioggia sperimentando come indurla o limitarla in favore delle mie esigenze. La rapidità con cui la nostra specie ha forzato l’abbandono del paradigma mistico-religioso, diffuso a livello di massa tramite l’alfabetizzazione, ha in sostanza lasciato la nostra specie orfana delle funzioni che l’approccio mistico garantiva: difesa dal terrore esistenziale ispirato dagli incidenti, della malattia, della morte. Per questo oggi, inconsapevolmente, l’inconscio collettivo delle masse ricerca queste stesse garanzie nella scienza, trasformandola in un ibrido mostruoso che io definisco “LaScienzah”. Non è dunque la scienza ad essersi sostituita alla religione, è il bisogno inconscio di queste risposte a trasformarla in questo modo, in quelle aree del mondo in cui maggiormente si è eradicato il paradigma percettivo mistico-religioso.

La seconda parte della domanda che mi poni trova risposta nella diretta evoluzione del ragionamento: l’approccio scientifico non può, per sua natura, assegnare significati ai fenomeni. Li studia, li esamina, insegna persino a gestirli, ma non può assegnarvi significati. Nessuno studio o analisi possono dirti se un fulmine è buono o è cattivo, se un’inondazione è una benedizione o una sciagura. Ruolo che invece svolgeva alla perfezione il paradigma mistico-religioso. Superare questa necessità implicherebbe lo sviluppo di una profonda riappropriazione di potere e di responsabilità individuale e collettivo sulle proprie esistenze, che però non è mai stato promosso, diffuso né realizzato. L’assegnazione di significati poi si eleva all’ennesima potenza quando entriamo nel campo della trascendenza, che è dimora elettiva delle problematiche esistenziali. Su questo terreno, il paradigma scientifico esibisce la sua totale inadeguatezza, lasciando dolorosamente esposta ogni umana necessità spirituale. Ecco perché LaScienzah si concentra quasi disperatamente nel cercare cure e terapie che allontanino la morte: non possono garantire assolutamente nulla oltre quel momento. E per questo la trasformazione forzata dell’approccio logico razionale in una forma religiosa produce una mostruosità cupa e sterile, un culto triste e meccanico che invece di placare il terrore esistenziale dei suoi fedeli, lo esaspera.

2) La medicina è una pratica, non una scienza. L’affermarsi dello scientismo totalizzante ha però profondamente mutato il rapporto medico – paziente. L’approccio paternalistico presupponeva un rapporto autoritario tra medico e paziente, ma comportava anche l’assunzione di una responsabilità di carattere etico da parte del medico stesso. Nell’era post – moderna invece, i paradigmi economicisti del sistema neoliberista sono stati applicati anche alla medicina, configurandosi quindi i ruoli del medico e del paziente come elementi del processo produttivo sanitario funzionali al mercato e al profitto. La specializzazione esasperata e il rigido dirigismo dei protocolli scientifici, non hanno dunque totalmente deresponsabilizzato la figura del medico, che ha assunto la funzione del tecnico preposto ad operare su di un paziente ridotto a materia prima oggetto produzione e sperimentazione dell’industria farmaceutica?

Tralasciamo per adesso la differenza tra risposta farmacologica e analisi della salute di insieme: in un mondo ideale, il medico dovrebbe essere un esperto che fornisce una consulenza. Il paziente, ricevuto il parare medico e le informazioni necessarie, dovrebbe decidere se procedere con le terapie consigliate, rifiutarle o cercare pareri alternativi. La trasformazione della scienza ne LaScienzah ha anche incluso, in modo del tutto arbitrario, la medicina stessa in questa mostruosità concettuale, trasformando il ruolo del medico in termini funzionali da consulente a decisore, cioè colui che decide che cosa debba fare il suo assistito, persino contro la volontà dello stesso. Su un piano profondo, questa trasformazione è collegata al ruolo di “mediatore con la divinità” che ogni religione attribuisce ai propri sacerdoti, e infatti questo è divenuto, più o meno inconsapevolmente, il medico: un sacerdote, infuso di verità indiscutibili che presenta ricette che vanno obbedite per la propria salvezza. Non bastasse questa dinamica a svilire il ruolo dell’attività medica, le dinamiche economiche hanno dato il colpo di grazia all’assistenza sanitaria, sottoponendola a criteri come il “pareggio di bilancio”, in cui trattamenti, esami e farmaci diventano altrettante voci di spesa che vanno compensate da tariffe e rientri economici per essere ritenute sostenibili. Il fine primario, garantire la salute e il benessere dell’assistito, passa in subordine e ogni trattamento viene comparato primariamente con la disponibilità di risorse economiche. Paura, sofferenza, frustrazione dell’assistito, nel bilancio di una ASL, ammontano esattamente a zero. Il ribaltamento diventa totale: le bende non vengono usate in base a quanto il malato ne ha necessità, il malato riceverà bende in misura di quanto esse pesano sul bilancio.

3) LaScienzah, al pari della religione, necessita di un nemico assoluto quindi delle eresie, onde acquisire credibilità presso i fedeli. Sia il credente che il paziente invocano dalle autorità sicurezza e protezione contro nemici precostituiti, quali incarnazione del male, siano essi eretici o dissidenti. Le oligarchie dominanti, si impongono mediante lo stato di emergenza permanente al fine di esorcizzare la massa dei dominati dal demonio o dalla malattia. LaScienzah necessita della malattia così come la religione del peccato. Senza malattia non c’è prospettiva di salute e senza peccato non è concepibile la redenzione. In tale prospettiva, il potere totalizzante de LaScienzah, non presuppone la patologizzazione permanente dell’intero genere umano? Al pari della religione, che invoca la redenzione dell’uomo dal peccato originale, lo scientismo non concepisce la malattia come condizione geneticamente connaturata all’uomo, quale essere imperfetto, che necessita delle manipolazioni necessarie al suo perfezionamento transumanista, da parte de LaScienzah che si tramuta in una volontà di potenza sostitutiva dell’onnipotenza divina?

Le attuali modalità di assistenza medica sembrano sposare precisamente questo quadro di medicalizzazione necessaria. I neonati vengono ordinariamente iniettati di vitamine, vaccini e sottoposti ad altre terapie di assistenza, così come le donne incinte, gli anziani, gli sportivi, i giovani, i vecchi, tutti quanti. Non occorrono più sintomi o segnali di allarme, si interferisce costantemente con il funzionamento del corpo umano con l’alibi, chiaramente abusato, della prevenzione. Lo stato di salute e quello di patologia sono stati scambiati di posto. Appare del tutto evidente la radice mistico-religiosa di questo processo, con la sua necessità del male, del peccato interiore da purificare per la propria salvezza. In questo quadro, diventa anche del tutto chiaro quanto importante sia identificare e additare al pubblico odio gli eretici, accusati di diffondere il male nella mente e nel corpo di chiunque altro. La deriva transumanista ne è un indicatore prospettico molto chiaro: l’unica salute è quella programmata e definita da LaScienzah, perché la natura, muovendosi a caso, potrebbe sbagliare. LaScienzah, invece, è infallibile.

 

4) La pandemia e il lockdown possono definirsi eventi epocali che prefigurano profonde trasformazioni della società. Attraverso l’imposizione del lockdown si è affermata una dittatura sanitaria antesignana di un progetto di ingegneria sociale finalizzato all’avvento di una futuribile governance tecnocratica dell’umanità. Non a caso, all’emergenza sanitaria ha fatto seguito la transizione green per l’emergenza climatica promossa dal WEF di Davos. La dittatura sanitaria ha imposto in Occidente una cieca e consensuale obbedienza delle masse. I popoli dell’Occidente vivono in una dimensione post – storica di benessere e sicurezza e pertanto, onde preservarne la sussistenza, sono volontariamente disposti a rinunciare ai propri diritti. Quindi, non sorge il dubbio che alla radice della totale acquiescenza delle masse non vi sia tanto l’entusiastica fede ne LaScienzah, ma semmai la condizione di totale subalternità esistenziale di popoli che hanno ormai imparato ad amare le proprie catene?

Ritengo che la reiterazione della ciclicità “emergenza - cancellazione di diritti - stabilizzazione autoritaria“ sia del tutto evidente: il terrorismo dal 2001 ha cancellato privacy e limiti nell’invadenza delle forze di intelligence e polizia; le crisi finanziarie dal 2008 hanno cancellato ogni garanzia nel mondo del lavoro e affermato il precariato perenne; le crisi sanitarie dal 2010 hanno scardinato la priorità di ogni diritto e garanzia democratica sventolando lo spettro della malattia fino alle svolte dittatoriali che abbiamo visto nell’ultima riedizione con la cosiddetta pandemia di covid. L’emergenza climatica sta scardinando il diritto di libero spostamento, possesso di veicoli e abitazioni, e ormai persino la guerra, concetto che pensavamo di aver archiviato come metodo barbaro di risoluzione dei contrasti, viene apertamente sbandierata come parte integrante della “nuova normalità” se non esplicitamente strada verso un mondo migliore. La deriva autoritaria che accompagna il fanatismo scientista è la trasposizione socio-politica dei processi fin qui discussi. L’imposizione di trattamenti sanitari obbligatori, la cancellazione dei diritti e dei servizi fondamentali, la censura orwelliana di qualsiasi opinione latrice del dubbio o critica dei dogmi de LaScienzah, sono la chiara espressione politica di una embrionale teocrazia scientista. Più che amare le proprie catene, i popoli necessitano di figure genitoriali per continuare a percepirsi come infanti e dunque evitare ogni responsabilità. Questo offrono, invariabilmente, governanti e mediatori percettivi, come i conduttori d’opinione sui mass media.

5) Nella storia, ogni civiltà al suo sorgere, ha fatto propri i valori e la cultura di quella precedente, cui si era sostituita. Si sono altresì succeduti nella storia grandi conflitti tra popoli che propugnavano fedi religiose e culture contrapposte, con orizzonti universalistici. Tuttavia l’attuale dogmatismo scientifico dominante, che ha desacralizzato la società, non si propone di sostituirsi alla religione, ma di sradicarne i fondamenti e con essi, eliminare la dimensione spirituale dell’uomo. LaScienzah ha l’obiettivo di espropriare l’uomo della sua coscienza, che nessun altro totalitarismo potrebbe mai sopprimere. Non assistiamo dunque, con l’avvento de LaScienzah ad una trasformazione antropologica dell’umanità, nel contesto della progressiva decomposizione di una civiltà?

A mio parere occorre distinguere due livelli in cui il processo in discussione sta operando. Ad un primo livello di analisi, ristretto e focalizzato ai tempi che stiamo vivendo, appare evidente che vi siano gruppi di potere che stanno influenzando questi processi psicosociali, tentando di gestirli, manovrandoli, indirizzandoli e sfruttandoli per imporre indirizzi alle masse secondo agende prestabilite. In questo ambito, non parlerei di mutazione antropologica quanto di intenzionali spinte a profonde modificazioni percettive, di massa, sociali, culturali ed esistenziali. Adottando invece una visione analitica di più ampio respiro, ritengo che l’abbandono del pensiero magico, la sua sostituzione col paradigma logico-razionale, così come l’orfanità spirituale che ciò ha determinato, siano tutti processi fisiologici facenti parte dell’evoluzione della specie umana. Alcuni di questi fenomeni, in particolare l’ascesa de LaScienzah, ci appaiono come patologie, ma ritengo siano semplicemente sintomatologie necessarie e temporanee. A questo livello di analisi, dunque, il mio parere è che la nostra specie stia affrontando un momento evolutivo particolarmente impegnativo, antropologicamente significativo, che tra i suoi effetti produce inevitabilmente anche derive dannose e problematiche.

6) Lo scientismo non si identifica con il primato di una scienza autoreferente, quale verità assoluta non suscettibile di confutazione. Lo scientismo ha la sua origine nell’ideologia del progresso e pertanto è l’espressione culturale dell’ordine politico, sociale, economico oggi dominante. Il sistema neoliberista ha imposto alla scienza finalità tecnocratiche ed economiciste, privilegiando quei settori della ricerca suscettibili di generare la massimizzazione del profitto. Da tali considerazioni non si evince che i presupposti del progresso scientifico risiedano nei valori primari e nella cultura delle classi politiche dominanti? Si può affermare quindi che ogni civiltà avrebbe una sua scienza, diversificata nella programmazione selettiva dei settori della ricerca, nelle sue procedure, nelle sue finalità ultime?

Distinguerei le tematiche introdotte. Lo scientismo è la trasformazione in formato religioso della fiducia nel metodo scientifico e per esteso nei risultati del progresso tecnologico. Che questi risultati siano orientati e definiti dalle oligarchie dominanti di una civiltà è autoevidente, per cui concordo pienamente che materialismo e misurazione economica siano parametri che riflettono la cultura delle attuali classi dominanti neoliberiste. Ma l’identità della scienza non consiste nei contenuti che produce o celebra, bensì nel processo con cui li ricerca, convalida e aggiorna. Dunque, l’approccio scientifico è uno solo e consiste nell’applicazione rigorosa di logica, metodo sperimentale, costante ricerca e verifica. Infinite sono invece le fasi in cui questa ricerca trova risultati utili, e la durata per cui essi restano stabili e invariati. Quando poi dei risultati vengono elevati a dogma e resi indiscutibili, o peggio ancora quando la stessa natura perennemente indagatoria dell’approccio scientifico viene anestetizzata, limitata, negata e infine criminalizzata, la scienza scompare per lasciare il posto a LaScienzah, con tutte le mostruosità che popolano la sua corte.