La razionalità di Trump: la guerra la paghi la Unione Europea
di Elena Basile - 06/07/2025
Fonte: Il Fatto Quotidiano
Cerchiamo di dare una razionalità alle politiche di Trump, descritto sulla stampa main stream europea come un fenomeno da baraccone, un pazzo, un criminale, a volte alla stregua di Putin o di qualche altro caduto in disgrazia, perché le sue tattiche (le uniche possibili nel mondo post-strategico) non piacciono a BlackRock, a Larry Fink di cui i politici di destra al governo come la Meloni, di centrodestra e di centrosinistra in Europa, sono vivaci e divertenti marionette. Trump, che non è uno statista e appare come un analfabeta politico, è stato tuttavia eletto in un contesto particolare di cui lui e i suoi più illuminati consiglieri devono tener conto. La debolezza del sistema economico statunitense basato sulla globalizzazione ha avuto l’inaspettato risultato di arricchire le potenze del surplus Russia e Cina intorno alle quali si sono organizzati i Brics. Nel più recente numero della rivista Su la Testa , curata da Paolo Ferrero, a cui collaboro, numerosi autori di prestigio esaminano le cause profonde del fenomeno Trump: economiche, sociali e geopolitiche. Se gli effetti avversi della globalizzazione erano già noti con Biden, il quale non aveva mancato di intraprendere politiche protezionistiche, la crisi del debito Usa si è resa palese in occasione del mandato Trump. Come afferma da tempo Alessandro Volpi, il debito statunitense cresce in maniera esponenziale con Biden, i cui stimoli all’economia non hanno risolto la crisi strutturale statunitense. I 37.000 miliardi di debito americano implicano 1.200 miliardi di interessi annuali, voce per la prima volta più importante della spesa militare. Il tasso di interesse pagato per rifinanziare il debito è più del 4%, il doppio dei tassi di interesse pagati dalla Germania. In questo contesto, Trump comprensibilmente doveva registrare la sconfitta delle politiche neoconservatrici in Ucraina e in Medio Oriente. Fare debito per finanziare le guerre all’estero non è più possibile. Il privilegio del dollaro come moneta di riserva è attaccato dai Brics. Collocare i bond statali Usa diviene sempre più difficile. Come afferma Raffaele Sciortino, l’architettura economica finanziaria sostenuta dai fondi viene osteggiata dal presidente Usa, che vorrebbe passare dagli investimenti all’estero a una struttura industriale mercantilistica, all’esportazione di merci. Come abbiamo ribadito più volte, Trump è stato eletto da una finanza differente, dai petroliferi, dalle start up che hanno bisogno di fondi nell’economia Usa e dai perdenti della globalizzazione, il popolo della Rust Belt che ha perso tutto con il crollo dell’Industria del Midwest. La razionalità trumpiana dovrebbe quindi essere individuata nella fine delle guerre in Ucraina e Medio Oriente, nei bassi tassi di interesse necessari a riattivare l’economia domestica e a liberare l’onere sul debito, nei dazi per battere cassa più che per sostenere l’industria. L’alternativa è la crisi sociale e una tassazione elevata. Ai fondi finanziari che di fatto ci governano, e hanno sempre trovato nei Dem e nei loro accoliti europei la migliore espressione, Trump, un par venu del potere, difensore della vecchia finanza industriale e tecnologica, non piace. Lo Stato profondo lo boicotta in Ucraina, nella Nato e con la lobby di Israele. Trump fa dunque due passi indietro e uno avanti, si barcamena per poter restare al potere. Il vertice Nato rappresenta la resa europea ai fondi finanziari sulla pelle dei cittadini. Con il 5% in spese militari entro il 2035, Trump riesce a scaricare i costi della guerra in Ucraina sull’Ue. Si trasferisce in questo modo la bolla speculativa da Washington a Bruxelles, l’economia basata sul debito respira. La mancata mediazione in Ucraina mette a repentaglio la sicurezza dell’Europa, prevalgono gli interessi americani come le esportazioni Usa di gas e di armi. Col Rearm Eu si porta a compimento lo smantellamento dello Stato sociale che le politiche neoliberistiche europee da Maastricht in poi hanno perseguito. La Nato resta essenziale per controllare la Germania, potenza militare. Il braccio europeo armato, al servizio dei politici neoconservatori Usa, delle lobby finanziarie e delle armi, funzionerà a 360 gradi, non solo contro la Russia, ma in Medioriente e nel Pacifico se occorre. La dialettica tra Trump e lo Stato profondo segna un punto a favore del presidente Usa anche in Mo. Netanyahu, salvato politicamente, si sottomette e accetta il cessate il fuoco. Sembrerebbe che l’operazione a Gaza cessi e la Cisgiordania diventi definitivamente israeliana. Gli accordi di Abramo tornano di moda. L’Iran , che come avevo previsto su questa testata, ha rifiutato le ispezioni Aiea e ha denunciato il Tnp, farà il doppio gioco perseguendo l’obiettivo della Bomba e fingendo di accettare nuovi negoziati. Trump è un premio Nobel meritato come quello di Obama?