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L'automobile e la bicicletta

di Guido Dalla Casa - 26/09/2012

 

Dopo aver letto l’articolo di Francesco Lamendola (www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=44106) vorrei aggiungere qualche considerazione sull’automobile, uno degli idoli della nostra civiltà.

 

Premesse

  L’automobile privata è una pessima soluzione al problema della mobilità. Provate a guardare una strada: quante persone ci sono all’interno di ogni vettura? Di solito una sola. Per l’esattezza, la media complessiva in Italia è di 1,2 persone per macchina. In sostanza, dobbiamo spostare 800 Kg di ferraglia per muovere gli 80 Kg di una persona. E occupare uno spazio sproporzionato ed inutilizzabile.

  I mezzi pubblici non funzionano? Pensate al motivo essenziale: sono costretti a circolare in mezzo a un groviglio di macchine.

  Che dire del motore e dei consumi?

 

Il motore 

   Come noto, i normali automezzi sono mossi dal motore a scoppio, dove avviene una combustione a temperatura altissima, con scarico in atmosfera di calore e di inquinanti, per ottenere energia meccanica. Il rendimento di un motore di questo tipo è circa del 30%. Abbiamo visto che la maggior parte delle vetture si muove con una persona sola all’interno: 800 Kg per farne muovere 80. Pertanto dobbiamo applicare ancora un 10%: otteniamo un rendimento complessivo dell’ordine del 3-4%. Questo significa che il 96% dell’energia di partenza viene disperso e va… ad aumentare il riscaldamento dell’atmosfera. Inoltre l’emissione di anidride carbonica dal tubo di scarico, assolutamente inevitabile, provocherà un aumento dell’effetto serra nell’atmosfera terrestre.

   A questo si aggiunge il fatto che i gas di scarico hanno effetti locali, deleteri per la salute dei viventi anche a scadenza immediata.

   Se invece dei combustibili fossili si impiegano i biocarburanti, si ottengono disastri ancora peggiori, perché si aggiungono ai guai sopraddetti il consumo di territorio e la distruzione di ecosistemi. Secondo l’articolo pubblicato sul National Geographic del mese di giugno 2009 dal titolo “The End of Plenty”, il mais usato per ottenere cento litri di etanolo potrebbe sfamare un essere umano adulto per un anno.

   Impiegare campi di grano o mais per produrre carburanti è una delle più colossali follie che possa concepire la nostra epoca, forse superiore anche a quella di produrre enormi quantità di cereali per alimentare esseri senzienti allevati in batteria e destinati a vivere una non-vita, che devono solo trasformarsi in bistecche per umani diventati ultracarnivori. Anche questa è comunque un’assurdità molto diffusa che contribuisce in modo massiccio alla distruzione delle foreste equatoriali e della biovarietà.

 

La “macchina” in Italia e nel mondo

  Ottenere la mobilità impiegando un motore a scoppio comunque alimentato per far spostare automezzi privati è una delle peggiori soluzioni per la Terra (e quindi per noi).  Ha in gran parte preso piede attraverso massicce campagne pubblicitarie attorno agli anni Cinquanta e Sessanta del ventesimo secolo con un’azione psicologica volta a fare apparire l’auto come un simbolo di ricchezza e di potenza e attraverso l’esaltazione di un valore pressoché sconosciuto nelle altre culture umane: la velocità.

  In Italia la situazione è particolarmente grave, con circa due auto ogni tre abitanti, compresi i neonati, i vecchi e i malati: ci sono 120 auto per ogni Kmq di territorio, valore palesemente intollerabile. Il parco autoveicolare totale in Italia era di 33 milioni nell’anno 1990 e di 47 milioni nel 2007.

  L'Italia è al primo posto al mondo come numero di vetture circolanti per mille abitanti (se si esclude il Principato di Monaco). Ci sono circa 600 auto in circolazione ogni 1.000 abitanti, vale a dire che ad ogni italiano, compresi i neonati, i novantenni e gli infermi, corrisponde più di mezza automobile per strada.   Poiché le auto in circolazione nel mondo ammontano a circa 7-800 milioni, l'Italia contribuisce con oltre il 5% al parco circolante di tutto il Pianeta.

   E’ anche interessante notare che c’è stata negli ultimi decenni una diffusione dei SUV, altamente inquinanti, estremamente dannosi e poco maneggevoli soprattutto in città: questo denota ancora una volta l’origine psicologica e simbolica delle cosiddette scelte degli acquirenti. Oltre tutto, sono anche costosissimi.  Inoltre oggi gran parte dell’insopportabile pubblicità che ci perseguita è legata al mondo dell’automobile, direttamente o indirettamente, con tutti i consumi connessi.

  Attualmente nelle grandi metropoli la velocità media di spostamento con l’auto è di 10-20 Km/h, cioè inferiore a quella dei veicoli a trazione animale o delle biciclette.

  Inoltre lo spazio occupato è enorme e sottratto ad utilizzazioni migliori: più semplicemente, l’auto toglie la possibilità di avere un po’ di respiro. Nelle grandi città italiane non si può più neanche andare a spasso col cane, perché il nostro amico non riesce quasi più a passare fra le macchine in sosta.

  Nel calcolo complessivo di una sorta di “rendimento” nei confronti dello scopo finale bisognerebbe poi tener conto anche dello stress, del tempo e delle malattie soprattutto dei pendolari, oltre che dei viaggi e delle spese per la manutenzione, le riparazioni e così via. In sostanza si tratta di una mobilità ottenuta a prezzo di inconvenienti gravissimi. Attualmente, nelle grandi città italiane, la mobilità reale diminuisce all’aumentare del numero di auto.

  Gli spostamenti in Italia sono tra i più alti, superiori del 27% (in termini di passeggeri-Km) rispetto alla media europea. In particolare l’Italia è il Paese (non troppo piccolo) con la più elevata quantità pro capite di movimenti motorizzati, oltre 13.500 Km/ab annui. Nel trasporto terrestre, i mezzi privati coprono circa l’83% della domanda, sia in Italia che in Europa. Il numero di passeggeri-Km ogni anno è passato da meno di 100.000 nel 1958 al valore attuale di un milione. Si è moltiplicato per dieci in soli 50 anni! E si cerca di farlo aumentare ancora: si vuole far crescere il numero di auto, circolanti o anche ferme ai bordi delle strade, in tutte le città italiane.

 

Gli incidenti

(da “State of the World 2009” (Ed. Ambiente)

  Gli incidenti stradali e la mortalità in Italia nel 2007 sono stati:

Incidenti  230.871          Morti 5.131 (627 pedoni)      Feriti 325.850 (20.525 pedoni)

  Leggendo questi dati, ci si rende conto che l’auto ha creato molta più infelicità di quanto abbia portato “benessere”. Inoltre anche il numero di altri esseri senzienti  uccisi sulle strade è elevatissimo: la distruzione e la sofferenza causate dalle auto sono veramente molto alte, verso tutti gli esseri viventi.

   La necessità di viaggi spesso inutili è aumentata esponenzialmente negli ultimi decenni. Per moltissimi l’auto privata appare “necessaria” semplicemente perché il mondo circostante è stato fatto per l’auto già dalla metà del ventesimo secolo. La macchina è spesso indispensabile perché la vita e il lavoro sono stati organizzati per renderla tale. Ma sono tutti fenomeni che fanno aumentare il PIL!

   In Italia si continuano a dare sovvenzioni, dirette o indirette, per incrementare la vendita di automobili. Si arriva a dare incentivi all’acquisto anche senza sostituire un’auto precedente, quindi si vuole l’aumento del numero di auto circolanti. E si continuano a fare strade e parcheggi nelle città, rubando spazio e risorse: sarebbe molto più semplice  diminuire il numero di macchine.

  Inoltre quasi la metà del totale della pubblicità riguarda in qualche modo diretto o indiretto l’automobile o il mondo collegato.

 

Le “domeniche senza auto”

      Come molti ricorderanno, alla fine dell’anno 1973 e nei primi mesi del 1974, durante una delle crisi petrolifere, vi furono in Italia alcune domeniche in cui era tassativamente vietato l’uso delle auto private su tutto il territorio nazionale. Dopo molti anni qualcuno scrisse che “l’esperimento non fu ripetuto perché stava per succedere una mezza rivoluzione”. Non è vero. Ricordo benissimo quelle domeniche: i bambini, e non solo i bambini, erano ben felici di tutto quello spazio, quelle nuove possibilità e quella pace, quel clima disteso e lieto, quella rinascita della comunicazione umana.

  Negli anni successivi ci sono stati gli stessi motivi più volte, ma non se ne è più parlato.  Le autorità, sotto l’influenza delle industrie automobilistiche e del solito ricatto dei posti di lavoro, temevano che la gente si accorgesse di quanto è bello un mondo senza automobili; e restavano ancora le auto in sosta, la cui sparizione avrebbe reso ancora più evidente quanto si sta bene senza tutta quella ferraglia.

  In seguito, sotto la spinta del superamento delle soglie di inquinamento, sono stati adottati soltanto palliativi nelle grandi città, come targhe alterne, ecopass, e così via, ma non c’è più stato  un provvedimento così limpido e dimostrativo, atto a  riscoprire le gambe e le biciclette. E pensare che molti spendono quattrini nelle palestre, con un’aria pessima e un mucchio di malattie respiratorie: ma tutto questo fa aumentare i consumi.

   In ogni caso, ci vorrebbe ben poco a vietare la costruzione di auto con velocità superiori ad un limite prefissato.

 

I trasporti su strada

   Se dividiamo i Km fatti in auto in un anno per il tempo totale dedicato all’automobile si ottengono valori prossimi alla velocità a piedi, con l’unico vantaggio di aver una disponibilità immediata a spostamenti veloci (non sempre), il che si potrebbe ottenere in modi meno inquinanti e meno dannosi.

   Ora facciamo una constatazione assai amara: bastava estrapolare alcuni andamenti già noti 60-70 fa per rendersi conto che saremmo arrivati alla situazione attuale, ma nessuno ne ha minimamente accennato. Potevamo benissimo renderci conto che era impossibile arrivare a questa crescita, alla “macchina per tutti” e così via: bastava ragionare in modo sistemico. E pensare che ancora oggi molti pensano che si arriverà a passare allegramente il numero di un miliardo di auto nel mondo, e anche di più!

 

   Quando le strade sono preda di un groviglio di auto in coda, non si pensa a diminuire le auto, ma a fare nuove strade, con consumo di territorio, e di tutto il resto.

   Inoltre le strade, oltre a consumare territorio in sé, non risolvono i problemi di mobilità, che invece aumentano, ma sono spesso il mezzo per una nuova urbanizzazione: capannoni, centri commerciali, centri logistici, peggiorando ancor più la qualità della vita e di tutto quanto ci sta attorno, sottraendo spazi al mondo naturale, aggiungendo scomparsa di ecosistemi, impermeabilizzazione del suolo, dissesto idrogeologico, aumento dell’inquinamento dei corsi d'acqua, del suolo e dell'aria.

La bicicletta

  Ci sono mille motivi per lasciare perdere le automobili e andare in bicicletta. Stiamo bene noi, spendiamo meno, si respira meglio e non si danneggia il mondo naturale.

  Purtroppo la bicicletta è diventata, nell’immaginario collettivo di chi vive di corsa, un mezzo di trasporto faticoso e antiquato. E’ ora invece di rivalutare la bicicletta come comodo, pratico e salutare mezzo di locomozione.

   L’ingombro di un’automobile è dell’ordine di circa due metri. Una bicicletta occupa appena 60 cm. Un pedone addirittura solo 50 cm.

   Il tasso di occupazione medio delle vetture in Italia è di 1,2 persone per automobile: quindi per trasportare 72 persone sono necessarie 60 macchine.

   Il peso di un’automobile è di circa una tonnellata. Una bicicletta pesa più o meno dieci Kg. L’automobile ci rovina il sistema nervoso quando siamo alla ricerca di un parcheggio. In un parcheggio destinato ad un’automobile troverebbero posto 10 biciclette (40 se pieghevoli).   Usare un’automobile comporta l’emissione nell’aria di numerose sostanze nocive: una miscela di anidride solforosa, ossido di azoto, idrocarburi, polveri fini, che entreranno nei polmoni. Il 47% di chi utilizza l’auto percorre meno di 3 km, il 22% meno di 1 km, il 12% meno di 500 metri!

   Ogni kilometro in bici fa evitare l’emissione di circa 210 grammi di CO2 nell’aria. 

   Con 500 calorie, che corrispondono a 100 gr di zucchero o 55 grammi di grasso o benzina, un ciclista percorre 37 km. Con 55 gr di benzina una macchina media va avanti per 700 metri.

   In macchina non siamo protetti dall’aria cattiva. Si respira più smog stando in auto, soprattutto se si è fermi nel traffico o in attesa del verde.

  C’è una sola condizione perché si possa realizzare con la bicicletta tutto quanto detto sopra: che non ci siano le macchine in giro, altrimenti si vanno a cercare guai. Anche le “piste ciclabili” sono inutili se non si vietano le auto.

   Alcuni Comuni di grandi città italiane hanno preso la lodevole iniziativa di mettere a disposizione ottime biciclette a noleggio, con possibilità di prenderle ad un posteggio e restituirle ad un altro, ma queste iniziative non avranno mai un buon successo senza vietare completamente la circolazione delle auto.

   Riporto, dall’articolo “Mezzi di trasporto ed efficienza del trasporto” di Paolo Chiastra, pubblicato sulla Rivista dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Milano del dicembre 2009 (non da una pubblicazione di ambientalisti!):

…Dai risultati ottenuti si possono dedurre alcune interessanti considerazioni. Prima fra tutte è la quantità di tara necessaria per trasportare un dato carico utile: si nota lo svantaggio di un auto e di un SUV con solo conducente. In pratica questi mezzi sembrano finalizzati al trasporto di “loro stessi”, prima che del carico utile!  …. A Km e a passeggero risalta la disarmonia del SUV che batte negativamente tutti gli altri, specialmente a 15 Km/h, cioè in coda, con solo il conducente a bordo. Sembra che l’acronimo SUV stia più a significare Senza Utilità Vera che non Sport Utility Vehicle, almeno per uso cittadino. Contrapposta, appare evidente l’armonia funzionale della bicicletta, che si dimostra un mezzo eccezionale in termini di rapporto carico utile-velocità/consumi.

(tratto dal libro: “Ambiente: Codice Rosso”, Ed. Jouvence, Roma, 2011)                                                                                                                                                           

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www.lafeltrinelli.it                          www.unilibro.it                                     settembre 2012