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Il Napolitano che vorremmo

di Antonio Serena - 12/11/2012

Fonte: Liberaopinione



«Sono idealmente vicino ai partecipanti al congresso dell’ “Associazione nazionale perseguitati politici italiani e antifascisti”(Anppia) riuniti a Roma per mantenere viva la memoria delle persecuzioni condotte dal fascismo per motivi politici e l’eredità di quanti a quel regime si opposero…». Chi scrive è Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica italiana, che al regime fascista si oppose invero pochino tant’è che, mentre il regime ormai agonizzava, lui si dava ancora un gran da fare come animatore dei gruppi universitari fascisti di Napoli (GUF) che comunque – ci spiegherà poi in seguito - non erano altro che «un vero e proprio vivaio mascherato di energie intellettuali antifasciste».

Maestro di democrazia e libertà, nel 1956 - si era frattanto iscritto al Partito comunista (PCI) - nel pieno della sua brillante carriera politica inneggiò ai massacri sovietici in Ungheria («L’intervento sovietico ha non solo contribuito a impedire che l’Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione, ma alla pace nel mondo») e facendo frequenti visite al compagno Ceausescu.

Giorgio ha sempre continuato ad amare in modo viscerale la libertà, la pace, la democrazia e la libertà dei popoli, tant’è che – dopo essere stato fascista e sostenitore dell’ortodossia comunista– ha ora deciso di dare pieno appoggio al capitalismo più odioso, quello che ha promosso e sostenuto il colpo di stato che ha sostituito un Presidente del Consiglio comunque eletto dal popolo con un cameriere di Goldman Sachs e dei banchieri usurai.

In questa veste lo si è sentito recentemente scandalizzarsi per l’attuale degrado politico scagliandosi contro gli “abusi del denaro pubblico”. Non è dato di sapere perché senta questa necessità di gridare “al ladro” solo ora, alla tenera età di 87 anni. Giorgio ha passato una vita in Parlamento, nelle stanze del potere, in quel PCI che prendeva i rubli dall’Unione Sovietica per agganciare il nostro Paese al blocco comunista. Perché solo ora si accorge di tante anomalie?

Dov’era quando il popolo italiano votava con più del 90% il referendum contro il finanziamento pubblico dei partiti? Quando mai lo si è sentito scagliarsi contro la mancata applicazione di quei risultati referendari? “O’ Presidente” si sveglia solo ad orologeria, al momento buono. Magari quando si tratta di appoggiare le invasioni: prima dell’Ungheria, poi degli “esportatori di democrazia” in Iraq, Afghanistan, Serbia,Libia. O quando il “Bilderberg” impone di “risparmiare” bastonando lo stato sociale dei popoli.

Perché il nostro Presidente, invece di perder tempo a mandare messaggi ad associazioni numericamente inesistenti, non si interessa di cose più attuali ed importanti, magari dicendo la verità ai cittadini su quel che sta accadendo in Italia. E cioè che questo Paese ha perso la sua Sovranità ed è allo sfascio perché si tassano a sangue famiglie e imprese e non si crea nessuna ripresa; che quella del debito pubblico è una farsa della quale Paesi come l’Argentina o l’Islanda si sono liberati uscendo dalla miseria; che l’attacco alla politica e all’autonomia delle Regioni mira a centralizzare tutti i poteri nelle mani dei Monti di turno e cioè della Finanza Mondialista.

Tra tanti Napolitano, questo sarebbe il Giorgio che vorremmo.