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C'era una volta il pensiero critico

di Marino Badiale - 12/11/2012

Fonte: il-main-stream.blogspot


Per proseguire la nostra indagine sul mondo intellettuale, può risultare interessante la lettura di questo articolo di Mario Tronti, dall'Unità del 24 ottobre.
Tronti discute delle primarie del PD, in particolare della contrapposizione Bersani-Renzi, e si schiera decisamente a favore del primo.
Come possono intuire i lettori del nostro blog, questo tema non ci appassiona, e non è nostra intenzione intervenire nelle lotte di potere interne al PD. Ciò che ci interessa, invece, è riflettere sulla natura del ceto intellettuale dei giorni nostri.

E da questo punto di vista, Mario Tronti non è davvero uno che si può ignorare: autore di un testo molto noto come “Operai e capitale”, è stato considerato uno dei più brillanti fra i giovani  teorici marxisti italiani degli anni Sessanta, ed da allora in poi può essere collocato fra i più autorevoli protagonisti del dibattito intellettuale della sinistra. Esaminiamo allora quali argomenti razionali produce un intellettuale di questo spessore.
Tronti afferma che la “rottamazione” di Renzi equivale a “portare a termine il lavoro sporco che il ventennio berlusconiano, con i suoi fallimenti, non è riuscito a compiere”. Ora, l'espressione “ventennio berlusconiano” è ormai entrata nell'uso, e di certo ha un significato che tutti comprendiamo. Ma il ruolo dell'intellettuale dovrebbe essere, anche o soprattutto, quello di riflettere criticamente su ciò che fa parte del senso comune di una certa fase storica. In particolare, se nel 2012 si parla di “ventennio berlusconiano”, e soprattutto di “lavoro sporco”, occorre ricordare che dal 1992 al 2012 Berlusconi ha governato circa 8 mesi nel 1994, 5 anni dal 2001 al 2006, 3 anni e mezzo dal 2008 al 2011, per un totale di circa 9 anni. Per tutto il resto del “ventennio berlusconiano” l'Italia è stata governata da governi che erano appoggiati (anche) dal centrosinistra o diretta espressione di questo. In tutto questo periodo indubbiamente è stato realizzato molto del “lavoro sporco” cui allude Tronti, come la distruzione dell'economia pubblica con le grandi privatizzazioni, la precarizzazione del lavoro, le guerre di aggressione: ma tutto questo è stato compiuto indifferentemente dai governi Berlusconi così come da quelli del centrosinistra, di cui Tronti è sostenitore.
L'azione di quelle “componenti popolari che hanno fatto civile, e moderno, e avanzato, il Paese”  è stata spazzata via dal centrosinistra allo stesso modo che dal centrodestra, pertanto le affermazioni di Tronti sul fatto che tali componenti sarebbero “cresciute” nel PD sembrano appartenere all'ordine del sogno più che a quello della realtà. Del resto l’autore non porta il minimo dato concreto a sostegno di una simile, notevole, affermazione.
Allo stesso modo appare priva di fondamenti l'affermazione successiva, secondo la quale la prospettiva di un governo Bersani sarebbe tale da gettare “nel panico l'establishment”.
E perché mai? Sa indicare Tronti una proposta, una sola, di Bersani, che sia tale da creare un simile effetto di panico? Bersani ha proposto di smantellare la “riforma” pensionistica di Monti-Fornero? Ha forse detto che abolirà tutte le leggi che hanno reso legale il precariato? Che cancellerà gli interventi sui diritti del lavoro (art.18 e simili) operati prima da Berlusconi e poi da Monti? Che obbligherà Marchionne al rispetto dei diritti sindacali, sotto la minaccia di espropriare la FIAT? Che introdurrà una patrimoniale con lo scopo di finanziare massicce assunzioni statali di disoccupati da impiegare in un vasto programma di conversione ecologica dell'economia? E per quanto riguarda la crisi dell’euro, ben sapendo che il PD mai ci libererà dalla trappola della moneta unica, possiamo chiedere a Tronti se ritiene che Bersani intenda almeno seguire il suggerimento, assolutamente moderato, di Emiliano Brancaccio, secondo il quale la sinistra deve cominciare a pensare seriamente a misure di tipo protezionistico e, per cambiare le cose nell'UE, deve minacciare la Germania di uscire dall'euro e far saltare il mercato unico?
Ovviamente, Bersani non dirà e non farà mai cose di questo tipo. Così, l'unico elemento concreto che Tronti riesce a portare per giustificare il grande panico di cui sarebbe preda l'establishment se in Italia nascesse un governo a guida PD, è la foto di “Bersani davanti alla pompa di benzina”.
Confessiamo che facciamo davvero un po' di fatica a immaginarci le oligarchie politico-finanziarie di Bruxelles e Francoforte, i CEO delle grandi multinazionali, i dirigenti dei think tank di Washington, i membri del gruppo Bildelberg, gli analisti del Pentagono, e via dicendo, che si scambiano messaggi  preoccupati sul grande pericolo rappresentato da Bersani davanti ad una pompa di benzina.
Tronti conclude con l'affermazione forte della necessità “che emerga e cresca una grande forza di popolo, che prenda in mano le sorti di questo devastato paese, con dignità e responsabilità, per portarlo nell'Europa di domani, non più quella dei mercati, ma quella del lavoro”. Difficile non essere d'accordo. Ma aleggia anche su questa condivisibile affermazione il sottofondo onirico che pervade tutto l'articolo: Tronti intende evidentemente che la nascita di una simile forza sarà favorita dalla vittoria, alle primarie del PD, di Bersani, cioè del segretario di un partito che appoggia il governo Monti, le cui misure rappresentano la più sistematica e massiccia distruzione dei diritti dei lavoratori e delle conquiste dei ceti subalterni, mai osata nella storia della Repubblica.
Concludiamo: questo articolo mostra una totale ed impressionante sconnessione dai dati di realtà. Non sappiamo se si tratti di decadenza intellettuale o semplicemente di malafede. Possiamo solo dire che chi scrive articoli simili ha tradito il compito dell'intellettuale, che è quello di cercare il vero con serietà di pensiero.