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Siamo arrivati al Montianesimo finale: togli ai poveri per dare ai ricchi

di Gianni Petrosillo - 05/12/2012


Rischiavamo di morire democristiani ed, invece, un destino più vile e tremendo ci attende poiché moriremo tutti montiani e democretini, abbandonati da una vecchia ed insana Costituzione certificante la nostra senescenza e inutilità su questo mondo. Quello che si prospetta per l’Italia, tra qualche mese, è un governo di vigliacchi con l’agenda Monti in testa e le mani ancora nelle tasche dello Stato e dei connazionali, in nome della borsa senza vita, dell’UE senza politica, della BCE guidata da un saprofita che però tutti applaudono perché hanno dimenticato le parole del defunto Cossiga. Peraltro, far giocare i Mari (Draghi e Monti) uno contro l’altro non diluisce i nostri cavoli amari, semmai li aggrava dietro questo trucco delle parti e dei partiti. Come prima, più di prima lo attueranno perché non sanno quel che fanno e se lo sanno sono convinti che non la sconteranno.

Monti ormai non è più un uomo ma un totem, un principio da seguire, un indirizzo da praticare, una strada dalla quale non si può tornare indietro perché senza credibilità internazionale i mercati ci affosseranno, mentre muniti di questa vidimazione estera ci stanno ugualmente inumando. Se il cristianesimo chiedeva un voto di povertà ai ricchi per entrare nel regno del Signore, il montisianesimo lo chiede agli indigenti affinché i benestanti possano diventare sempre più Signori ed entrare nel regno dei Padroni mondial, anche se dal retro. Come diceva Petrolini, bisogna prendere il denaro dove si trova: presso i poveri. Hanno poco, ma sono in tanti. Ed è quello che va accadendo.

Lo sanno bene pensionati, lavoratori dipendenti ed autonomi, piccoli e medi imprenditori, inoccupati, disoccupati, scoraggiati e disullusi. Ma il fatto che nessuno pianga perché non ci sono più gli occhi per farlo viene scambiato dalla nostra classe (non) dirigente come il gesto di responsabilità di una collettività che ha capito di aver vissuto al di sopra delle proprie possibilità, tuttavia non si evince come sia potuto accadere con i salari fermi da  vent’anni, l’inflazione che si mangia gli stipendi e le pensioni, le tasse che iugulano tutta la popolazione e i servizi pubblici peggiorati in ogni settore. Se qualcuno ha speso troppo occorre guardare altrove e come diceva mia nonna chi pontifica per primo è il vero colpevole che poi sarebbe una variante popolaresca della massima di Brecht “chi parla del nemico è lui stesso il nemico”.

Lorsignori ci stanno torchiando, tormentando, tartassando, perché  devono farsi accettare dal “global countries club” per darsi un tono ed una rispettabilità che non hanno ed il popolo deve continuare a versare le quote di permanenza con tutto quello che gli resta, che oramai non è molto.

Dovunque il Professore vada a finire, dietro ad una cattedra o al Quirinale, tra le mummie a vita del Senato o ancora alla guida di un Esecutivo di larghe pretese e poca resa, resterà il suo programma a riprogrammare i partiti senza identità i quali  hanno sostituito le idee e i valori della loro tradizione politica con un mantra della post-modernità e della globalizzazione che ci sta facendo passare le torture americane, tedesche, francesi e via continuando. Chiunque passa da qui arraffa e ci fa la morale col consenso di un ceto politico che per sopravvivere all’interno ha bisogno di un riconoscimento esterno non potendo più ottenerlo, dopo anni di promesse mancate e palesi menzogne, dagli elettori. Questo succede quando sovrano non è il politico ma il politicante che svende anche le mutande della nazione. Ad ogni modo, questa volta, ci auguriamo che il disegno giunga a compimento, che lo sfacelo copra la Penisola da nord a sud, senza alcun intoppo (come ha scritto l'economista Gianfranco La Grassa) affinché lo strazio sia breve ma risolutivo. Se non verranno altri nani con le ballerine a complicare lo scenario, questo potere in decadenza si troverà a far festa il giorno stesso del suo funerale e la sua danza macabra sarà l’ultimo giro di pista dei morti viventi su questa terra vituperata ma ancora viva. Poiché alla Storia abbiamo già dato la tragedia della I Repubblica e la farsa della II adesso finalmente da essa ci aspettiamo un po’ di giustizia anche se questa dovrà passare da un doloroso giustiziamento generale.