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I semi in mano ai contadini

di Vandana Shiva - 13/03/2013




In questo articolo uscito sul Guardin qualche giorno fa, Vandana Shiva accusa le grandi imprese multinazionali di tentare di assumere il controllo della produzione mondiale di semi attraverso l’ingegneria genetica. Ma questo è ormai il tempo del movimento «semi open source»

da una conversazione di Mark Tran con Vandana Shiva

Vandana Shiva non mostra segni di fatica malgrado una intera notte di volo da Delhi e un’ora di audienza dal Principe Carlo; arrivata nella redazione del Guardian presenta con chiarezza estrema le sue idee sull’agricoltura, il cibo, la biodiversità e la «libertà dei semi».

La fondatrice indiana della Navdanya, che ha organizzato una campagna per tutelare la biodiversità e contro il controllo delle imprese sugli alimenti e i semi, dice che l’Africa è diventata il campo di battagli tra due approcci molto diversi all’agricoltura. Il primo è l’approccio agro ecologico, basato sull’uso dei semi tradizionali, sulle produzioni differenziate, su alberi e bestiame, con contadini che dispongono di poca terra e con il diritto al cibo come problema principale. L’altro è un sistema industriale basato sulle monoculture, l’uso di fertilizzanti e di organismi geneticamente modificati, gli Ogm e dove imprese comela Monsanto, Dupont, Syngenta, Basf e Dow sono dominanti.

Non si può avere alcun dubbio da quale parte lei sia schierata, in quanto accusa queste imprese gigantesche di voler cercare di conquistare il controllo della produzione e diffusione mondiale dei semi, attraverso l’ingegneria genetica e dei brevetti scrivendo il Trattato sui diritti alla proprietà intellettuale nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio, la Wto. Cita un rappresentante della Monsanto che ha detto: «scrivendo questo trattato noi saremo il malato, il medico e il farmacista, tutti in una sola entità».

Shiva non è certo nemmeno una ammiratrice della Fondazione di Bill e Melinda Gates, che accusa di spingere in favore di una visione dell’agricoltura basata sugli Ogm e sull’uso dei fertlzzanti. La fondazione, che sostiene il sito del Guardian, «Sviluppo Globale», è uno degli organismi più attivi in agricoltura.

Gli Stati uniti spenderanno quest’anno un miliardo di dollari lottando contro la fame globale – ma questa cifra comprende anche le fattorie di grandi dimensioni- e nel 2009, Il dipartimento per lo Sviluppo internazionale del Regno Unuto ha speso circa 20 milioni di sterline. Negli ultimi anni, la fondazione dei Gates ha investito più di due miliardi di dollari cercando di aiutare i contadini con poca terra in Africa e in Asia ad uscire dalla povertà.

In Africa, la fondazione finanzia numerosi enti di ricerca che fanno esperimenti genetici sulle piante e anche Agra, l’Alleanza per una Rivoluzione Verde che ha sede a Nairobi, e che ha come obiettivo di raddoppiare il reddito di 20 milioni di piccoli agricoltori e di dimezzare l’insicurezza alimentare in venti paesi entro il 2020. Anche se i raccolti di piante Ogm sono realizzati soltanto in tre paesi, ciò potrebbe probabilmente cambiare nei prossimi cinque anni.

Tuttavia Shiva è convinta che stia aggredendo la sovranità dell’Africa sui semi. «Agra in se stessa non è molto significativa. Ma a causa dell’abilità di Gates di muovere le leve giuste per ottenere fondi, Agra può avere un impatto notevole» dice Shiva, aggiungendo l’ambasciatore di Agra Kofi Annan sta cercando di ottener fondi perfino dalla Fao, l’organizzazione dell’Onu per l’agricoltura e l’alimentazione.

Sul suo sito web, Agra insiste a dire che non è soltanto un prolungamento di una grande entità filantropica come la Fondazione Gates, ma di essere una entità indipendente con un proprio comitato direttivo e una sua struttura organizzativa. «I nostri finanziamenti provengono da un gran numero di donatori internazionali, mentre la nostra base, i nostri metodi di lavoro e la nostra direzione sono interamente africani», dice Agra.

Gli argomenti fondamentali di Shiva contro gli Ogm, sono che essi rappresentano un «disco di pietra» concettuale, una macina di pietra al collo che non riesce a tenere conto della complessità del mondo reale. «L’idea che si possa avere tutto all’interno di un gene è troppo rigida per maneggiare un sistema vivente complesso – dice – Non ci si può sottrarre ai sistemi di pensiero. Gli Ogm rappresentano un tentativo di trovare una via di fuga, di pensare solo ad un gene e quindi muovere solo quello».

Vandana Shiva respinge anche il concetto che sia possibile isolare un gene per sviluppare una varietà di pianta in grado di resistere sia al sale che alla siccità. «Esistono 1.500 geni resistenti alle variazioni del clima, mentre noi andiamo alla banca dei semi per individuare i geni resistenti alla siccità e scommettiamo sulle cento varietà che dimostrano di avere le maggiori potenzialità. Però in realtà noi ancora non sappiamo che cosa contribuisce a sviluppare una resistenza alla siccità. Questa non è la via più affidabile per trovare delle varietà resistenti alla siccità. La diversità deve ispirare i metodi di lavoro, non esiste la pallottola magica. La diversità è stata la nostra collaboratrice per sviluppare l’adattamento e la resilienza».

Inoltre, dice Shiva, i contadini in India hanno già sviluppato varietà che sono resistenti alla siccità, comela Nalibakuri, la Kalakaya, la Inkiri, e varietà che tollerano il sale, come la Bhundie, la Kalambank. Nella sua campagna per salvare la diversità dei semi, Shiva spinge perché si organizzino gruppi in tutto il mondo che possano salvaguardare i semi e la sua visita in Inghilterra in febbraio faceva parte di questa linea di azione. Descrive il suo movimento come «semi open source», imitando deliberatamente l’open source del software.

Per Shiva, gli Ogm rappresentano venti anni di promesse non rispettate ed errate, che hanno portato all’emergere di piante super resistenti e di nuove malattie incurabili. In India, il cotone Bt (Bacillus Thuringiensis), venduto con il nome di Bollguard, si supponeva dovesse controllare la malattia dei vermi, ma secondo un rapporto dell’anno scorso del Seed Freedom, «l’imperatore Ogm è senza vestiti», il verme è diventato resistente al cotone Bt. Oltre a tutto ciò, nuove malattie sono apparse, e i contadini sono costretti ad usare più pesticidi.

I cambiamenti climatici, riflette Shiva, rendono la biodiversità ancora più importante. «In un periodo di modifiche del clima, il mondo ha bisogno di un sistema biologicamente diversificato – spiega – Il sistema basato sui semi per le monoculture è sbagliato e inadeguato. Il sistema biologicamente diversificato ha prodotto più cibo, e la biodiversità significa che i semi devono essere nelle mani dei contadini».

Fonte: guardian.co.uk (autore Mark Tran).

Articolo scelto e tradotto per Comune-info da Alberto Castagnola.