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Home / Articoli / Cari africani, vi stanno ingannando (l’altra verità su Lampedusa)

Cari africani, vi stanno ingannando (l’altra verità su Lampedusa)

di Marcello Foa - 08/10/2013

Fonte: blog.ilgiornale

 

Ma perché l’immigrazione clandestina anziché diminuire continua ad aumentare? «Fuggono dalla povertà», rispondono tutti. Vero. Ma non basta. Se così fosse i racconti di chi da noi non ce l’ha fatta e vive spesso in condizioni peggiori e più disumane che nel proprio Paese, dovrebbero bastare per scoraggiare i propri connazionali a intraprendere l’avventura. E le notize, sconvolgenti, di stragi come quelle di Lampedusa dovrebbero rappresentare il più formidabile deterrente.
Ma così non è per una ragione semplice eppure ignorata da tutti: in Africa queste notizie sovente non arrivano. Anzi, i media continuano a diffondere il mito di un’Europa idilliaca, paradiso terrestre dove tutto è facile, dove la gente è bella, agiata, sorridente. E fino a questo mito non sarà smontato, la battaglia contro l’immigrazione clandestina non sarà mai vinta.
Nella maggior parte dei Paesi del Continente nero le scuole esaltano l’Europa come culla della democrazia, dei diritti umani, del progresso e i ragazzi, persino i bambini alle elementari, subliminalmente, iniziano a desiderarla. Quando diventano adulti la simpatia si trasforma in bramosia, perché in Africa la tv, il cinema, la radio tendono a evidenziare gli aspetti più accattivanti della nostra realtà. L’Europa è uno spot, dove tutto brilla. Non hanno da mangiare ma si indebitano per comprare i cellulari, inutili in contesto di enorme povertà, eppure irresistibile oggetto del desiderio. Le brutte notizie non sono gradite. E le inchiese dei media più autorevoli improbabili, non fosse che per mancanza di mezzi.
La distorsione è accentuata dai racconti di chi lavora nel Vecchio Continente e che per orgoglio mente sulle proprie condizioni. Non potendo ammettere il fallimento di fronte alla famiglia, s’inventa una vita di successi. E basta poco per proiettare un’immagine di benessere: un vestito elegante, qualche regalino, la foto al volante di un’auto di marca. Così il mito cresce e si propaga di villaggio in villaggio.
Quando gli africani decidono di emigrare non conoscono neppure le nostre consuetudini sociali e dunque non immaginano di dover adattare il loro stile di vita al nostro. Sono talmente sprovveduti da non conoscere neppure le condizioni climatiche. «Non immaginano che fuori possa fare più freddo che dentro un frigorifero», mi disse tempo fa un prete cattolico del Togo..
Ciò che manca è una comunicazione adeguata e a promuoverla non può che essere l’Occidente. Dobbiamo essere noi occidentali a smontare il mito dell’immigrazione, non ai nostri occhi ma a quelli degli africani. Nel loro interesse prima ancora del nostro.
Perché l’illusione è fonte di tragedia, fonte di crudeltà. E fino a quando non verrà smascherata, il dramma continuerà a perpetuarsi, con la morte in mare o una vita d’inferno, immorale e inaccettabile, nella “scintillante” Europa.