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Romania. Alcune parole chiare sulla Democrazia

di Massimo Fini - 12/05/2025

Romania. Alcune parole chiare sulla Democrazia

Fonte: Massimo Fini

Massimo Cacciari in un’intervista al Fatto (5.5) ha dichiarato: “La Romania è tra i Paesi la cui maturità democratica è tutta da verificare”. Non capisco il senso di questa affermazione: la Romania è un membro della Ue e come tale ha tutti i requisiti per restarci a differenza dell’Ucraina che questi requisiti non ha e può ambire solo ad entrare nella Nato dove ci sono ogni sorta di manigoldi a cominciare dal dittatore turco Recep Tayyip Erdogan. Che poi a Bucarest si usino tutti i mezzi per bloccare gli oppositori (caso Georgescu, cui probabilmente si riferiva Cacciari) non è una specialità della Romania ma di buona parte delle cosiddette democrazie, lo si è tentato anche con Trump nelle ultime Presidenziali americane. Quale era la colpa di Georgescu agli occhi non dei rumeni, che l’hanno votato in grande maggioranza, ma delle classi dirigenti occidentali? Essere, oltreché indipendente, un politico filo-russo. La Russia anche se non è strettamente confinante preme sulla Romania ed è quindi naturale che i rumeni abbiano interesse ad avere buoni rapporti con la Potenza ex sovietica.
Devo dire che in Occidente si hanno molti pregiudizi nei confronti della Romania. La Romania fu alleata del nazismo, vero (Codreanu) ma lo è stata anche l’Ucraina con la differenza che in Romania non ci sono stati, o per lo meno non risultano, i bestiali pogrom anti-ebraici perpetrati dagli ucraini. Né in Romania ci sono attualmente forze che si ispirano direttamente al nazismo, fino a portarne le insegne, come il ‘battaglione Azov’.
La Romania è molto sottovaluta anche culturalmente. Certo non ha avuto Dante o Leopardi, ma più recentemente rispetto a quelle nostre glorie nazionali, ha espresso pensatori e artisti di prim’ordine da Cioran a Ionescu a Mircea Eliade, il massimo esperto di religioni (Trattato di storia delle religioni, 1949). Inoltre a Bucarest c’è il più importante Centro di studi neroniani, il che può parer strano, ma strano non è perché la Romania, come dice il nome stesso, deriva da Roma ed è molto interessata alla cultura latina. Infatti è una lingua neolatina. Il che ha importanti ripercussioni. Ho avuto in epoche diverse tre domestiche rumene. Una, Uka, non solo parlava perfettamente l’italiano ma ne conosceva anche sfumature che ai nostri connazionali, anche quando si credono colti, sfuggono. Inoltre, oltre a essere spiritosa, era, ed è, onestissima. Io in casa perdo continuamente soldi, un po’ per la mia avversione a tutto ciò che è denaro, o meglio, lo simboleggia, un po’ per i limiti della mia vista. Un giorno Uka mi si presenta con un biglietto da 500 euri e mi dice, usando il lei, mentre abitualmente ci davamo del tu: “Dottore, ci sono qui 500 euro”. Con quella cifra avrebbe potuto vivere senza far niente per qualche mese. E questa onestà l’ho ritrovata nelle domestiche che ho avuto successivamente, sempre rumene, non italiane. Qui a Milano vivono circa 50 mila rumeni, i rumeni della diaspora (in Italia sono circa un milione) e oltre a essere dei gran lavoratori sono estremamente solidali fra di loro. Quando possono si aiutano come possono.

La Romania ha avuto anche grandi calciatori, la mezzala Hagi che tutti conoscono e il meno noto Belodedici, libero, l’unico ad aver vinto due Champions con due squadre diverse, la prima con la Steaua e l’ultima con la Stella Rossa (’90-’91) quando non era stato avviato ancora il malvezzo per cui le squadre più titolate oggi si assicurano i calciatori migliori di ogni continente. La Steaua era una squadra fortissima tanto che nel 1989 arrivò alla finale della Coppa dei Campioni contro il Milan di Berlusconi. Perse clamorosamente 4 a 0. Come mai? Perché il malfattore di Arcore, che non se n’è mai lasciata sfuggire una, comprò i calciatori rumeni che erano poveri in un Paese povero. Non fu quindi difficile.
Sul dittatore Ceausescu i rumeni hanno opinioni differenti. C’è chi lo considera solo un dittatore che li ha costretti ad espatriare, c’è invece chi lo sente come un nazionalista (evidentemente non c’è solo Orban su questa linea) impegnato a far tornare grande la Romania. Comunque tutti lo stimano, io compreso, per il modo in cui ha saputo affrontare la morte. Fucilato senza processo fermò la moglie che voleva protestare e gridare qualcosa.
Tutti i rumeni, almeno quelli che io conosco, sono indignati per il servizio, chiamiamolo così, che è stato fatto a Georgescu annullando la sua vittoria alle Presidenziali del 2024 (22,94 per cento) con pretesti risibili, accusandolo, nientemeno, di aver utilizzato per la sua propaganda TikTok. Naturalmente i mezzi gli sarebbero stati forniti dalla Russia, insomma “ha stato Putin”.
Nell’ambito della questione Georgescu, considerato evidentemente un nemico della democrazia, Maurizio Ferrera si pone la domanda: “Una democrazia liberale può prendere dei provvedimenti contro chi si propone di minarne i fondamenti?” (Corriere, 5.5). La risposta è sì se si dà ascolto a Karl Popper che sintetizzando, afferma che per proteggere se stessa, la democrazia ha il diritto/dovere di difendersi, imponendo restrizioni a movimenti e organizzazioni che si propongono di sovvertirla.  Un liberale senza se e senza ma come Norberto Bobbio ha contestato questa posizione. Del resto non c’è bisogno di ricorrere a Bobbio, basta Voltaire: “Non sono d’accordo con quello che dici ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo”. Insomma la Democrazia nel pensiero di Popper è un totalitarismo come un altro.
Del resto sorge qui una domanda ancora più fondante: che cos’è realmente la Democrazia? E’ un animale sfuggente e polivalente che può essere utilizzato a proprio comodo. Non c’è nessun elemento della Democrazia che, preso in sé, non appartenga anche a sistemi che democratici non sono. Di queste aporie della democrazia ho dato puntuale conto nel mio libro Sudditi. Manifesto contro la Democrazia del 2004. In realtà la Democrazia è un sistema di regole e procedure, è un sacco vuoto che andrebbe colmato. Purtroppo l’edonismo contemporaneo, liberista, non è stato in grado di riempirlo se non con contenuti mercantili. Cosa che ha una conseguenza ancora più grave: l’estrema difficoltà per i giovani di trovare un modello spirituale. C’è la religione, si capisce, ma la religione soprattutto quella cattolica in Occidente si è ridotta a un puro simulacro, a una questione di eventi. Durante il papato di Wojtyla che utilizzò a manetta tutti i moderni strumenti della comunicazione moderna (Tv, jet, viaggi spettacolari, creazione di eventi, concerti, gesti pubblicitari, papamobile, papaboys) crollarono le vocazioni e si svuotarono i monasteri. E Papa Bergoglio non ha migliorato la situazione perché anche se forse in un modo un po’ più ingenuo e meno cinico ha utilizzato gli stessi mezzi. Ai funerali di Papa Bergoglio c’erano centinaia di migliaia di giovani, ma mai che se ne veda uno in chiesa.
Comunque il mio pensiero di fondo è tutto un altro ed è quello delle popolazioni animiste secondo le quali “la vita va avanti bene quando tutte le forze della natura sono in equilibrio”. Noi la Natura la stiamo distruggendo e questi popoli li abbiamo spazzati via. Democraticamente, s’intende.