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Le università americane sono state distrutte dall'attivismo woke

di Luca Ricolfi - 12/05/2025

Le università americane sono state distrutte dall'attivismo woke

Fonte: Giubbe rosse

Difficile riassumere, nello spazio di un articolo, quel che è successo nel corso di un decennio, ma ci provo lo stesso elencando alcuni dei cambiamenti (o delle radicalizzazioni) che più hanno messo a soqquadro la vita universitaria.
Uno. I criteri di reclutamento di studenti e professori sono diventati sempre più politici e meno meritocratici, con l’adozione di politiche esplicitamente discriminatorie verso bianchi, maschi, eterosessuali, studenti conservatori o non impegnati.
Due. Sono stati aperti appositi sportelli (BRT, o Bias Response Teams) per permettere non solo la denuncia (sacrosanta) di abusi, violenze, intimidazioni, ma anche quella di qualsiasi violazione dei codici woke in materia di linguaggio o espressione delle proprie idee e sentimenti. Qualsiasi situazione fonte di disagio per qualcuno è stata ricodificata come micro-aggressione, con conseguente instaurazione di un clima di paura e di autocensura (chilling effect). Il numero delle prescrizioni e dei divieti del galateo woke è enormemente cresciuto, non solo nelle università ma più in generale nei media, nella vita sociale e nel mondo del lavoro.
Tre. Si sono diffuse e ampliate le pratiche volte a togliere la parola agli studiosi considerati politicamente scorretti o portatori di idee non gradite all’establishment progressista, con campagne di delegittimazione o boicottaggio, con pressioni a non concedere la parola a determinati relatori (deplatforming), con cancellazioni di inviti  (disinvitation), con azioni collettive volte a impedire materialmente di parlare a ospiti sgraditi per le loro opinioni.
Quattro. Si sono moltiplicati i tentativi (per lo più riusciti) di ottenere licenziamenti e sanzioni nei confronti di professori per le idee che avevano espresso. Greg Lukianoff, presidente della Fondazione FIRE, che si occupa di difendere i diritti individuali e la libertà di espressione, ne ha contati centinaia in pochi anni, e ha osservato – a partire dal 2015 – un ritmo di crescita superiore al 30% all’anno.
Noi lo ripetiamo da anni. Le grandi battaglie per l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, indipendentemente da sesso, orientamento sessuale, etnia, religione, cultura, sono state già combattute dalle generazioni precedenti e sono state già vinte. Quella attuale, benché presentata come battaglia in nome dei diritti delle minoranze, non è una battaglia egualitaria, ma una battaglia elitaria, che mira a creare una società a due corsie, dove una minoranza detta regole e standard vincolanti per il resto della società e attribuisce a se stessa diritti e privilegi speciali. La nuova élite rivendica tale diritto oggi giustificandolo con la necessità di compensare le ingiustizie e le discriminazioni del passato. Con il fatale risultato di creare nuovi razzismi, nuove discriminazioni ecc. (Grazie a Giubbe Rosse)