Il  27 novembre 2013 passerà alla storia per milioni d’italiani: l’uomo che  una metà di loro ha amato e l’altra metà ha odiato, è infine decaduto  da senatore della Repubblica. Sono davvero tante le cose da dire su d’un  evento tanto importante. Innanzitutto, a differenza del novembre di due  anni prima, non s’è assistito a grandi o significativi festeggiamenti  di piazza: anzi, si potrebbe dire che non ce ne siano stati proprio. A  quel tempo l’Audi blindata del Cavaliere si trovò a fendere una  folla che inneggiava alla caduta del suo governo ed alla quale si  contrapponevano pochi fedelissimi; e Monti veniva acclamato come un  eroe, il salvatore della patria, da parte della sinistra e soprattutto  dei “sinistrati” della base piddina. Evidentemente in questi due anni  costoro hanno almeno parzialmente aperto gli occhi, a suon di delusioni  politiche e non propinate loro dalle larghe intese PD – PDL che hanno  retto le sorti dei governi Monti e Letta. Non a caso nel frattempo v’è  stata l’esplosione del fenomeno Grillo, che ha come minimo quintuplicato  la sua percentule di voti, mentre l’astensionismo ha raggiunto livelli  record.
 Eppure un po’ di festeggiamenti, sia pur limitati soltanto al mondo dei social networks,  ci sono stati lo stesso perchè l’antiberlusconismo, al pari del  berlusconismo, è ancora ben vitale nel paese; e poco importa che a  professarlo siano i piddini o i grillini, molti dei quali in passato  erano piddini anch’essi. Berlusconismo ed antiberlusconismo sono due  facce della stessa medaglia, espressione del medesimo sistema che l’ha  generati e dei quali si serve come foglia di fico per coprire le proprie  brutture. Possiamo star certi che anche dopo la definitiva dipartita  del Cavaliere, tra anni ed anni, vi saranno “berlusconiani” (ovvero  berlusconisti) ed “antiberlusconiani” (ovvero antiberlusconisti),  ambedue controllati e manovrati dai poteri eterni di questo paese,  quelli che per decenni durante la Prima e la Seconda Repubblica si sono  serviti delle dicotomie di fascismo ed antifascismo, comunismo ed  anticomunismo e così via.
 Lo stesso Berlusconi, almeno finchè sarà vivo, e così la sua prole,  continueranno a servire per la prosecuzione ad oltranza di questo  giochetto. Ogni volta che bisognerà distrarre gli italiani e dividerli  nuovamente in berlusconisti ed antiberlusconisti, berlusconiani ed  antiberlusconiani, il Cavaliere sarà riesumato e riportato alla ribalta  affinchè funga da spauracchio. La sinistra, che basa la sua ragion  d’essere sul fatto d’opporsi a Berlusconi (salvo poi farci affari  sottobanco in parlamento tutte le sante volte, salvandolo in  continuazione perchè altrimenti senza di lui non servirebbe più a nulla e  si ritroverebbe smascherata di fronte agli italiani), non può proprio  per questo motivo fare a meno di lui: altrimenti come chiamare a  raccolta il proprio gregge ad ogni tornata elettorale, invocando il  “voto utile” e, naturalmente, l’antiberlusconismo? Stiamo pur certi che  tra un anno, quando Berlusconi sarà di nuovo rieleggibile (nuove  sentenze a parte), lo rivedremo ancora in lizza con la sinistra che gli  si contrapporrà lanciando i soliti strali di sempre. E, manco a farlo  apposta, come sempre avviene, la sinistra farà di tutto per ridurre il  proprio vantaggio elettorale a favore del Cavaliere, secondo un copione  vecchio quasi di vent’anni. Anche per questo il Porcellum non vuole eliminarlo nessuno.
 Solo Renzi costituisce un problema per la vecchia guardia del PD:  infatti, a differenza dei suoi compagni di partito, lui vuole vincere (e  governare) per davvero ed anche per questo motivo mira a modificare  sostanzialmente la legge elettorale. Magari vuol vincere per poi potersi  accordare da solo con Berlusconi, al posto dei soliti D’Alema &  Co., ma comunque vuol vincere. E questo spiega il panico che  s’impadronisce dei vecchi sinistrati al cospetto di Renzi e della sua  ormai pressochè certa vittoria alle primarie. Il giochino delle primarie  (e si direbbe pure quello dei tesseramenti fantasma nei circoli) è  sfuggito loro di mano. Aggiungiamo a tutto questo il fatto che Renzi si  presenti come un referente affidabile per i potentati che da sempre  fanno il bello ed il cattivo tempo in Italia (dal Vaticano a  Confindustria passando, ovviamente, per i circoli atlantisti ed  europeisti) e capiamo benissimo il terrore dei vecchi DS d’essere  scaricati da costoro dopo averli serviti per oltre vent’anni, in favore  del nuovo arrivato.
 Ma intanto Berlusconi continua a vivere, o nel peggiore dei casi a  vivacchiare, in attesa di servire di nuovo. E’ utile ai vecchi del PD, è  utile a Renzi, è utile a tutti. Come già detto, lo tireranno di nuovo  fuori quando servirà un “pupazzone” da agitare dinanzi agli italiani,  magari per distrarli mentre si privatizza quel poco che resta delle  imprese strategiche nazionali, si svende la residua sovranità  dell’Italia al duo Stati Uniti – Unione Europea, e si da un ulteriore  giro di vite alle politiche d’austerità e di saccheggio dell’economia e  del tessuto socio – economico di questo paese. Sempre più anchilosato,  sempre più invecchiato, sempre più decrepito, continuerà ad essere usato  almeno fintantochè non s’individuerà un nuovo spauracchio; e con tutto  ciò, anche quando sarà finito del tutto, la dicotomia berlusconismo –  antiberlusconismo continuerà a farci compagnia per i secoli dei secoli,  come fattore aggregante delle sinistre e ora addirittura delle nuove  destre! Perchè se l’antiberlusconismo è ciò che mantiene vivi e coesi  gli elettorati di PD e M5S, nonché del centro montiano e casiniano e  fino ad un certo punto anche del nuovo centrodestra alfaniano, il  berlusconismo (o potremmo già parlare di “neoberlusconismo”) è per ovvie  ragioni il collante della nuova Forza Italia, un partito che  il Cavaliere vuole lasciare in eredità alla figlia Marina. Il gioco si  perpetuerà ancora a lungo e per i suoi teatranti si prospetta un sicuro  avvenire.
 Qualcuno obietterà che, comunque, Berlusconi sia fuori dal parlamento e  quindi, in senso strettamente politico (ma fino a quanto?), morto.  Obiezione validissima e rispettabilissima, ma siamo davvero sicuri che a  fare un leader politico sia necessaria la presenza in parlamento? M5S,  SEL ed addirittura lo stesso PD hanno leader extraparlamentari:  rispettivamente Grillo (e Casaleggio), Vendola e (ormai lo diamo per  certo) Renzi. In tutti e tre i casi, costoro compensano la mancanza dal  parlamento con la sovraesposizione mediatica. Per Berlusconi è lo  stesso, anzi, addirittura meglio, visto che i media addirittura li  controlla: Mediaset è sua, a tacere dell’influenza che ha sulla  RAI. Inoltre, a differenza di costoro, ha pure quotidiani e periodici  che lo sostengono e, se è vero che in Italia si legge sempre meno e si  vendono sempre meno giornali, è comunque altrettanto vero che essi  svolgono un’innegabile azione di “pubblicistica” presso quei politici ed  intellettuali che a loro volta formano l’opinione pubblica nel paese.  Insomma, l’influenza della carta stampata è ancora elevata,  elevatissima, e se così non fosse non si capirebbe altrimenti perchè i  grandi gruppi editoriali e non si contendano la proprietà delle testate  senza esclusione di colpi.
 Nell’epoca del quarto potere (e ci siamo in pieno) i leader si  costruiscono soprattutto mediaticamente. Berlusconi è stato costruito  dai media, ha i media e fintantochè i media gli apparterranno continuerà  ad esistere. Scalcinato, declinante, ripetitivo quanto vogliamo, ma  continuerà ad esistere. Sotto i riflettori, un eventuale arresto o  affido ai servizi sociali serviranno a tributargli l’aura del martire e  relativi voti. Il Cavaliere lo sa bene ed è determinato a giocare tutte  le sue carte fino in fondo. La partita sarà dura e ben lungi dal  concludersi.

