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Generazione di pastafrolla

di Simone Torresani - 23/02/2014

 


 

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Il caso atroce della ragazza di Cittadella, di soli 14 anni, suicidatasi il 9 febbraio dopo aver subito veri linciaggi di cyberbullismo sul social network "Ask.fm"(pare sia già la nona, nel mondo, nell' ultima manciata di mesi..) ci spinge, noi adulti, a interrogarci  sui modelli di questa società, sul ruolo di vigilanza e di educazione, di tutela e di salvaguardia dei nostri giovani, che sono la speranza e il futuro del mondo.

Questo fattaccio, però, ci spinge anche ad altri angosciosi, inquietanti interrogativi.

Senza voler giudicare il gesto della adolescente- non ho alcun titolo per farlo, ed ogni morte merita solo doloroso silenzio e meditazione, nonché la pietas- cercherò qui di parlare degli adolescenti contemporanei in generale, senza scendere nel particolare o nel singolo.

Ma che generazione di pastafrolla sta crescendo, in Occidente?

Generazione più molle dei terreni non drenati ed ultracementificati o disboscati, che presentano il conto, sia in Italia come anche nella "cool Britannia" alle prese con alluvioni (e con le proteste dei farmers di Sua Maestà, che accusano il Governo di "vent' anni di trascuratezza alle campagne") appena Giove Pluvio chiude in ritardo il rubinetto.

Nel romanzo di A.Cronin,"Gli anni verdi", si legge di un nonno che educava il nipote, vittima di scherni in classe, a lezione di pugilato. La vittima affrontava, faccia a faccia, il più turbolento dei bulli, lo sfidava a un match pugilistico, quindi i due se le davano di santa ragione e..il giorno dopo, la vittima aveva il rispetto degli ex persecutori.

Il romanzo, però, è stato scritto oltre settant' anni fa..

Sistemi simili oggi farebbero gridare all' istigazione alla violenza, per carità. Interverrebbero i servizi sociali, leverebbero le patrie potestà.

In epoca premoderna o preindustriale, i giovani non avevano di certo il tempo di postare imbecillità su "Ask.fm": prima di tutto perchè -fortuna loro!- ancora era ben lungi dal venire e in secondo luogo perchè era proprio la durezza materiale della vita a forgiare il carattere delle persone, per farle sopravvivere in una società più dura ma anche meno ipocrita e più vera.

In terzo luogo vi erano punti di riferimento ben precisi, che non lasciavano mai la persona del tutto sola e alla mercè degli sconosciuti: ogni villaggio o quartiere era un microcosmo, dove ci si conosceva direttamente -non virtualmente- e tutte le questioni si regolavano faccia a faccia, da uomini con gli attributi, non rintanati in casa dietro una tastiera. Il rapporto interpersonale era fondamentale, vitale, la comunicazione non mancava mai in ogni caso e proprio comunicando si poteva chiarire, in un modo e nell' altro, senza per questo passare a metodi estremi.

In quarto luogo, una volta le società educative funzionavano- in primis la famiglia. Senza che nessun assistente sociale mettesse becco nei sistemi educativi dei genitori o dei parenti.

Forse saranno stati anche sistemi duri, forse volava qualche scapaccione, però i risultati erano quelli di formare una generazione abituata a sapersela, nella vita, sfangare da soli, a sopportare le avversità che il mondo prima o poi  ci mette innanzi.

Alla forza morale interiore, poi, era di ausilio la fede religiosa in un Dio descritto come sempre a fianco dei più deboli: ce ne era a sufficienza, pure nei momenti aspri, neri, tetri, per trovare sempre la fiamma della speranza e la molla di guardare avanti.

Oggi invece abbiamo distrutto le agenzie educative, sbugiardato le entità metafisiche (e chi scrive ha la sfortuna di essere ateo..) e le abbiamo sostituite con la mollezza edonistica, il fiacco consumo, i feticci virtuali, il benessere bovino, l' assenza di educazione alla lotta e alla sofferenza nelle avversità.

Eccolo qua, il risultato: giovani che si buttano dagli attici degli hotel per delle offese scritte da emeriti buoi, tra l' altro che neppure conoscono -coi quali non si è mai condiviso neppure un tè- che spuntano dal cyberspazio della Rete. Scommetto la testa -senza timore di perderla- che se a una vittima di cyberstalking io dovessi consigliare la sola cosa possibile, cioè restare almeno 15 giorni disconnessa, prenderei del pazzo. Per fortuna, la "normalità" è data solo dalla statistica: ben felice, allora, di starne fuori, da questa giungla.

Ecco a voi la generazione "2.0": croccantini di pastafrolla friabile, amebe di massa, molluschi senza spina dorsale, psicotici nevropatici.

La sola consolazione? Che con tali molluschi, finalmente, smetteremo di correre verso le "magnifiche sorti e progressive".