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Ecologia profonda, un pensiero per disinnescare la crisi

di Antonello Cresti - 25/08/2014

Fonte: Arianna editrice


 

Uno dei più lampanti episodi di “falsa coscienza” presenti nella nostra società è senza dubbio quello dato dalla illusione che il problema ecologico sia oggi più percepito e più conosciuto rispetto ad alcuni decenni fa: tale malinteso, alimentato anche dai numerosi proclami dei governi dei paesi industrializzati, e puntualmente mai mantenuti, è sopratutto radicato nel fatto che l'ecologia che tutti più o meno maneggiamo è quella che viene definita dagli studiosi “ecologia di superficie”, ovverosia quell'insieme di azioni pratiche atte a difendere e a preservare l'ambiente e l'ecosistema. Un simile approccio, beninteso, non ha in sé nulla di sbagliato e certamente qualsiasi comportamento “sostenibile” non può che essere accolto come benvenuto, nel momento in cui ci troviamo. Ciò che però sfugge a tutti coloro che situano la propria sensibilità ecologica in una simile ottica è che muovendosi similmente si finisce per restare vittime di una idea del mondo ancora arrogantemente antropocentrica, per la quale, ad esempio, ogni forma di corruzione dell'ecosistema deve esser scongiurata per evitare danni alla razza umana e non per il danno in sè... Manca insomma una vera profondità filosofica che ci consenta di ripensare le radici stesse, i paradigmi, che sottostanno al moderno modo di vita capitalistico, in cui si è passati da una preponderanza del vivere e dell'essere ad una assoluta demonia del fare. E' questo ciò che ci spiega Guido Dalla Casa, tra i primi in Italia a farsi latore di una vera e propria “ecosofia”, nel suo L'ecologia profonda. Lineamenti per una nuova visione del mlondo (edizioni Mimesis, pp. 228, euro 16,00): l'obiettivo dell'autore è infatti far emergere nel lettore una sensibilità nuova per avvicinarsi alla problematica ecologica secondo la quale si dia una importanza metafisica alla natura, superando il concetto restrittivo ed ambiguo di “ambiente dell'uomo”. Secondo Dalla Casa, dunque, l'ecologia profonda dovrebbe occuparsi, più che di singoli problemi tecnici o pratici, di mettere radicalmente in discussione la civiltà industriale e l'uomo che essa ha direttamente prodotto, una riflessione ancor più stringente in un momento di crisi globale come quello che stiamo vivendo. E' per questo motivo che il saggio in questione, lungi dal presentare dissertazioni tecniche di varia natura, è piuttosto un viaggio che parte dai miti di origine delle varie civiltà per approdare poi ai guasti e alle dinamiche del pensiero attuale, facendo così emergere il dissidio crescente con cui l'uomo, soprattutto in Occidente, ha immaginato la sua presenza ed il suo ruolo all'interno di un ordine di cose immensamente più vasto. In questa affascinante ed assolutamente interdisciplinare riflessione il lettore avrà modo di entrare in contatto con il pensiero di coloro che hanno posto le basi della cosiddetta “Deep Ecology” (tra i quale occorre citare il filosofo norvegese Arne Naess, l'inglese Edward Goldsmith, fondatore della rivista The Ecologist, il poeta statunitense Gary Snyder e molti altri) affiancato alle antiche filosofie olistiche presenti in tutte le società tradizionali, come nel pensiero precristiano. In ogni caso si tratta di idee che, a prescindere dalla loro immediata attuabilità o meno, rivelano una forza e una bellezza che in un panorama desolato come il nostro non possono che ispirare individualmente e collettivamente. Ecco perchè quella rappresentata dalla ecologia profonda è una filosofia assolutamente necessaria per farci comprendere i tempi che viviamo disinnescandone i troppi guasti, una alternativa ideale cui non possiamo rinunciare.