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Il Califfato, l’Ucraina e la crisi di panico dell’Occidente

di Aldo Giannuli - 15/09/2014

Fonte: Aldo Giannuli


Il Mondo odia l’Occidente: e non vi dà nessun sospetto?

  

Siamo sull’orlo di una crisi di nervi? Pare proprio di si: il neo presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk evoca la “grande guerra con la Russia”, invitando implicitamente l’Europa a prepararsi a menare le mani, David Cameron gli va dietro, Hollande assume pose da dittatore romano davanti al Rubicone, il premio Nobel per la Pace Obama va a corrente alternata: un giorno minaccia apocalissi ed il giorno dopo si ritira. E sui giornali si leggono cose impensabili sino a qualche settimana fa. Ezio Mauro legge le crisi contemporanee di Ucraina ed Iraq come un attacco congiunto all’Occidente ed ai suoi valori di libertà, di stato di diritto, al suo stile di vita, anzi, (diciamolo!) alla sua civiltà. Anni cinquanta: il Mondo Libero contro l’Urss. Bello l’accenno al carattere ontologicamente imperialista della Russia che “ha preceduto, accompagnato ed è sopravvissuto al comunismo”: sembra di leggere il “lungo telegramma” di George Kennan. Nessun dubbio sulle guerre del Golfo e sui 400.000 morti costati agli iraqueni, o sulla gestione demenziale dell’occupazione dell’Iraq, sulle bestialità fatte dall’intelligence americana, sugli effetti politici di quello che fa Israele ai palestinesi: tutti spiacevoli equivoci. E nessun dubbio neppure sul fatto che anche i russi possano avere le loro ragioni. Putin è un dittatore? Si, ma perché a Kiev sono allievi di John Locke e Tocqueville? Oppure a Wall street c’è il club Voltaire? La strage di Odessa? Perché c’è stata una strage ad Odessa? “Quando? Nel 1942?

L’apoteosi arriva con Giuliano Ferrara che invoca la “guerra di religione” con l’Islam: “L’unica risposta è in una violenza incomparabilmente superiore”. Sic! Il che suona semplicemente come un invito ad usare armi nucleari (beninteso: tattiche, piccole, mica roba pesante!). Poi è travolta ogni distinzione fra jhiadismo, fondamentalismo ed islam in quanto tale: tutto un mucchio. Che sta succedendo? E’ l’effetto delle macchie solari? Oltre che quello di ebola c’è in giro il virus della demenza? Niente di tutto questo: per la prima volta si sta manifestando una crisi di panico delle classi dirigenti occidentali, di fronte all’evoluzione imprevista della globalizzazione, che si era immaginata come la marcia trionfale dei valori dell’Occidente nel Mondo e si sta trasformando in un incubo. “Perché ci sparano addosso quei popoli che dovrebbero ringraziarci, visto che gli portiamo la libertà, il benessere, la democrazia, la cultura? E’ chiaro: è colpa dei Putin, degli Osama, dei despoti che hanno paura della nostra libertà ed aizzano i loro popoli per mantenersi al potere”. L’Occidente (cioè gli Usa con il solito codazzo di lacchè europei, australiani e giapponesi) ama consolarsi della sua sconfitta politica raccontandosi la favoletta della congiura dei tiranni contro di sé. Si sente assediato da una Cina che cresce (e si arma) troppo in fretta, da una Russia che è l’orso imperialista di sempre, all’Islam che è la solita armata di pidocchiosi sanguinari, dai sudamericani che sono ingrati, incapaci e non vogliono pagare i loro debiti ed anche da quei sornioni degli Indiani che non si sa mai da che parte stiano.

Il Mondo odia l’Occidente: e non vi dà nessun sospetto? Il fatto è che l’Occidente ha innescato la sua decadenza con le delocalizzazioni, per non pagare tre centesimi in più i suoi operai, con la totale deregolamentazione finanziaria, che ha sottratto i capitali al fisco producendo la voragine dei debiti pubblici, con il ritorno di spaventose diseguaglianze sociali interne, che compromettono la stessa efficienza del sistema, con una selezione demenziale delle classi dirigenti, sempre meno capaci di gestire l’enorme potere affidatogli, con la corruzione, che fa crollare la legittimazione del sistema. Ora raccoglie i risultati di questa semina disastrosa, si accorge che la sua egemonia traballa sempre più e, invece di avviare un serio esame dei propri errori, mette mano alla fondina della pistola. Questo non vuol dire che gli altri non abbiano i loro torti, che l’Isis faccia bene a decapitare i suoi prigionieri e Putin a cercare di risolvere la crisi Ucraina a schiaffoni o i cinesi a tenere forzatamente basso lo yuan renminbi; ma le responsabilità preminenti sono certamente degli Usa e dei loro scagnozzi, che rifiutano ostinatamente di prendere in considerazione l’ipotesi di un diverso ordine mondiale. Non sono tanto utopista da pensare ad un ordine mondiale idillico e senza egemonie, né tanto ingenuo da pensare ad un potere che si spoglia da sé. Ma il momento storico che stiamo attraversando richiederebbe maggiore saggezza: l’egemonia costa, ha dei costi. L’“Occidente” se li può ancora permettere?

La situazione mondiale dei debiti sovrani è tale che i debiti degli stati occidentali (Usa in testa, poi Giappone, Italia, Inghilterra, Francia, ed anche la virtuosissima Germania) hanno superato la soglia del 90% del Pil e, pertanto non sono più restituibili, tanto più a ritmi di crescita che, quando va di lusso, arrancano fra il 2 ed il 3% ed in diversi casi hanno il segno meno davanti. Dunque, diciamocelo una buona volta, i nostri stati sono quasi tutti tecnicamente falliti, perché il momento in cui non si riuscirà a pagare gli interessi non è lontano, se è vero, come è vero, che gli interessi sul debito ormai eguagliano ed in diversi casi superano l’incremento del Pil. In una situazione del genere, non sarebbe il caso di discutere una ristrutturazione mondiale del debito, compensandone una parte con i reciproci crediti ed un’altra con lo scambio fra moratoria e quote di potere mondiale? Può l’Occidente, nelle condizioni attuali, pretendere il monopolio delle posizioni apicali nel Fmi, nella Bm, nel Wto? Un ordine mondiale, sia monetario che politico, fondato sull’egemonia di un gruppo di 7-8 grandi potenze (Usa, Giappone, Cina, Brasile, India, Russia, Sud Africa e, se riesce ad esistere, Ue), sarebbe sicuramente più equilibrato e, attraverso un efficiente sistema di regolazione dei conflitti internazionali, consentirebbe una riduzione bilanciata della spesa militare. Sarebbe il declino dell’egemonia occidentale, ma non per il passaggio ad un’altra egemonia monopolare, bensì ad una egemonia bilanciata e condivisa. Tutto questo non è ritenuto degno di considerazione da parte delle nostre classi dirigenti che, piuttosto che cedere il loro vacillante monopolio di potere, pensano di passare alle armi. Non è il “mondo dei tiranni” ad avere paura delle libertà occidentali. E’ l’Occidente ad avere paura della propria decadenza, che legge nello specchio della crisi.