Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / La neolingua totalitaria e il fascismo onnipresente

La neolingua totalitaria e il fascismo onnipresente

di Ferdinando Kustermann - 12/05/2015

Fonte: Barbadillo


i
Boschi e Salvini

Boschi e Salvini

Scrive Gad Lerner che il deprecabile motteggio di Matteo Salvini verso Maria Elena Boschi (definita “sculettante”) è fascismo linguistico.  Non maleducazione, non sessismo, non pessimo gusto, bensì fascismo linguistico.

Un passo avanti della neolingua, che attinge però sempre a termini antichi, a vocaboli morenti di cui si lima il senso per aumentarne lo spettro. Un po’ come dire che lo stupro della tassista di Roma non è un crimine orrendo, ma “fascismo sessuale”.

Deve essere che viene, Gad, dalla grande famiglia degli intelletti antifascisti. L’importante, si capisce, è evitare di far luce e chiarire per bene quel che si considera fascista e quel che no. È fascismo ciò che è male o, se volete, è fascismo ciò che non piace, nell’attualità come nella storia.

Spregiano, gli illuminati dell’antifascismo, tutto ciò che è fascismo. È fascista la finanza, sono fascisti i padroni, la guerra, il razzismo. Sono fasciste le forza armate, i poliziotti, i carabinieri, i mafiosi. Erano fascisti i generali argentini, i colonnelli greci, Pinochet, Nixon, Kissinger, Batista, il generale Custer, David Crockett e Don Vito Corleone con i suoi sgherri impomatati. Erano fascisti gli antichi romani, con l’aggravante dell’aver inventato il saluto (romano, per l’appunto), i crociati, i conquistadores. Erano fascisti i giuliano-dalmati tutti, ma per precisione glielo domandavano sempre prima di gettarli giù nelle foibe. Era fascista pure Stalin, ma solo perché lo ha detto l’antifascista Krusciov. Era forse era un po’ fascista pure Pol Pot, ma su Mao non si sbilanciano perché il libretto rosso gli ricorda gli anni belli del fervore universitario. E’ fascista Don Camillo, ma pure un pò Peppone che in fondo gli vuol bene.

Spregiano, gli accademici dell’antifascismo, tutto ciò che è fascismo. Senza rimanere troppo sull’astratto. Ed allora è fascista il berlusconismo, è fascista la Lega, ultimamente pure Renzi, sono fascisti gli Ultras ma anche la tessera del tifoso lo è. E’ fascista l’Islam, è fascista Israele ma anche gli antisemiti lo sono; è fascista il burqa ma è fascista anche qualunque politico lo voglia vietare in Europa. Sono fascisti gli omofobi, i cattolici, il Vaticano, spesso il Papa (ma non Francesco), sono fascisti gli scafisti, è fascista l’Isis, è fascistissimo Putin.

Ha superato, la neolingua dei paleo-imbecilli, persino le soglie della metafisica dove viene insegnato, sulla scia dei fascistissimi Aristotele e San Tommaso, che il male come entità non esiste ma che si tratta di una carenza di bene. Suonerebbe male, alle loro orecchie, che a non esistere sia il fascismo come male assoluto e che si tratti in realtà solo di una carenza di antifascismo.

Viene in mente, riflettendoci, quel capolavoro del cinema francese del 1972 dal titolo “L’avventura è l’avventura”: la scena in cui il giovane ed incendiario studente marxista spiega con fervore al padre, Lino Ventura, che il capitale è fottuto, la quinta repubblica è fottuta, la società dei consumi è fottuta, le auto – dice indicando la sua cabriolet – sono fottute. Lino Ventura scorge dietro al sedile una bottiglia molotov, la accende e la lancia sulla macchina che si infiamma. A quel punto dice al figlio “vedi, non c’è bisogno che mi spieghi, ho capito. L’auto è fottuta”. Il figlio rimane basito a fissare il rogo e con livore pronuncia il più mortifero degli insulti: fascista! Coglieva in anticipo, questa parodia d’oltralpe, quel non senso che in Italia ci sfugge ancora oggi. Merito forse del regista, quel geniaccio di Claude Lelouch. Il fascista, Claude Lelouch.