La tragedia dei rifugiati e la falsa morale della “sinistra mondialista”
di Jean Bricmont - 09/11/2015
Fonte: Controinformazione
Il fisico e saggista belga analizza la crisi dei rifugiati e propone  alcune questioni alla “sinistra mondialista” ed alla sua falsa morale in  un suo articolo recente.
 “ Non abbiate fiducia di questi cosmopoliti che vanno a cercare  lontano, nei loro libri, “doveri morali” che disdegnano di eseguire  nelle loro vicinanze. Tale filosofo ama i tartari perchè sta evitando di  armare i suoi vicini”.
Nessuno può rimanere insensibile davanti alla tragedia dei rifugiati,  compreso quando si tratta di “finti rifugiati” o di “rifugiati  economici”, ed anche se provengono dalla Turchia e non direttamente  dalla Siria. Chiunque può solo applaudire ai gesti di solidarietà verso i  rifugiati, quando sono sinceri.
 Tuttavia il discorso della “sinistra mondialista” che vuole  dettare la sua morale su questo argomento si trova lontano dall’essere  tanto nobile.
Per sinistra mondialista, mi riferisco alla gente come il noto pseudo intellettuale Bernard-Henri Lévy (BHL), a Cohn-Bendit, a Jacques Attali, alle Laura Boldrini, agli Ezio Mauro , alle Emma Bonino, ai giornali come Liberation, Le Monde, Repubblica, ecc., oltre che ad una buona parte dello schieramento della sinistra partitica ed estrema sinistra che ci esortano ad “accogliere tutti i rifugiati”, i quali esponenti costantemente criticano il popolo delle periferie per il suo sciovinismo, nazionalismo, razzismo o che sentono “vergogna dell’Europa” (il che significa dei popoli dell’Europa), con la mancanza di entusiasmo dovuto all’ondata di rifugiati che arrivano nelle località europee.
Questa mancanza di “entusiasmo” si riflette nelle inchieste, nelle manifestazioni in Germania e nell’appoggio popolare in Ungheria ed in Inghilterra ed al comportamento deciso dei propri rispettivi governi.
Ci sono molte domande che possiamo proporre alla sinistra che si sente di dare “lezioni di morale”:
 – Quanti rifugiati si vuole accogliere? Se ci dice, ed è verità, che il  numero dei rifugiati che arriva in Europa è minimo, in paragone con il  numero totale dei rifugiati che scappano da diverse guerre. Ma questo è  il tipo di informazione che non è probabile che tranquillizzi alla gente  a cui preoccupa l’attuale ondata di rifugiati. In effetti, supponiamo  che poniamo un limite al numero dei rifugiati e che uno stato in  particolare sia disposto ad accettare. Che facciamo se il numero dei  rifugiati che arriva supera la quota prevista? Li dobbiamo mandare  indietro utilizzando i metodi inumani che la sinistra morale condanna?  Speriamo che il numero dei rifugiati si autolimiti spontaneamente?
Una volta che sono arrivati qui, che faranno i rifugiati? Se ci dicono che cercano una vita migliore, questo implica la ricerca di un lavoro. Ma dove andiamo a trovare i posti di lavoro? Non smettiamo di lamentarci per la disoccupazione di massa e perfino la “sinistra morale” riconosce questa realtà.
Una possibile risposta è quella che in realtà ci siano posti di lavoro ma nell’economia informale o in quella sommersa. Ma dire questo significa incoraggiare i governi ad attivare ancora di èpiù il numero dei disoccupati, cioè obbligarli a prendere questi lavori. E’ una illusione credere che l’arrivo di nuovi lavoratori sul mercato del lavoro non eserciti iuna pressione verso il basso sui salari e sulle condizioni di lavoro. Pertanto non è sorprendente che siano le “classi popolari” quelle che reagiscono, in generale negativamente, all’arrivo dei rifugiati manifestando insofferenza. Questo mentre le classi privilegiate, l’alta borghesia, in cui si trovano i maggiori sostenitori della “sinistra morale”, sono favorevoli a questo arrivo.
In forma più generale, abbiamo assistito ad una sorta di lotta di classe un pò innovativa e che non concerne soltanto i rifugiati, in tutto quello che si vende come una “apertura” ai mercati ed al mondialismo: le delocalizzazioni, le importazioni massicce di beni prodotti nei paesi con bassi salari e l’arrivo di gente arrivata da tali paesi, principalmete dall’Europa dell’est e dall’Africa. Le classi popolari sono ostili a questo e lo vedono come un’arma in mano alla classe padronale contro le proprie condizioni di lavoro ed i propri salari, tuttavia la gente che dispone di un lavoro stabile e chiuso alla concorrenza, gli intellettuali, i professori universitari, le professioni liberali, applaudano continuamente all'”apertura ai mercati” trattando come sciovinisti e come razzisti coloro che sono reticenti ad accettare quella apertura.
Tuttavia, avrei alcuni dubbi sulla permanenza di questo entusiasmo se i rifugiati includessero un buon numero di intellettuali e se questi potessero competere direttamente (come nel caso dei lavori nel’edilizia, nella restaurazione o in lavori della casa), con i nostri intellettuali. Penso per il contrario che l’opinione illustrata potrebbe considerare rapidamente che “la situazione è insostenibile” e che “bisogna fare qualche cosa” per bloccare l’affluenza dei rifugiati.
Possiamo rimproverare i lavoratori che vogliono evitare di essere messi in concorrenza diretta con i più poveri che loro sarebebro “egoisti”. Tuttavia la sinistra morale si trova in cattiva posizione per dare lezioni di altruismo nei momenti in cui la crescita delle disuguaglianze beneficia gli strati sociali di cui forma parte. Ed è per questo che l’accusa principale contro il popolo delle periferie si basa, non sull’egoismo , ma sul razzismo, la sinistra morale è naturalmente “anti razzista”, che significa, favorevole ad una apertura che la fovorisce economicamente. Una volta questo tipo di altruismo aveva in nome: ipocrisia.
Mentre che non si risponde a queste domande (e a chi risponde), non  dovremmo attribuire il diritto ad insultare e disprezzare quelli che  pongono questi problemi.
 A volte ci rispondono che noi “dobbiamo” accogliere i rifugiati perchè  “noi “siamo responsabili del caos provocato nei paesi da dove vengono.  Ma chi sono i “noi”? La popolazione non ha niente a che fare ed a che  dire in materia di politica internazionale, almeno quando tutta la  classe politica ed i media sono unanimi su un determinato tema, come fu  il caso delle “guerre umanitarie” (per esempio quella in Libia) o  l’appoggio alle “rivoluzioni colorate”.
Allora la sinistra mondialista che oggi da “lezioni di morale” quasi sempre ha appoggiato queste politiche in nome del diritto all'”ingerenza umanitaria”. Ci vuole una certa sfacciataggine da parte della sinistra morale per esigere alle popolazioni incolpevoli accettino le conseguenze di una politica catastrofica dei governi di cui non sono responsabili e che questa stessa sinistra ha incoraggiato con lo stesso terrorismo intellettuale (invocazione alla religione dei diritti umani, demonizzazione “antifascista” dei suoi avversari) utilizzando oggi giorno nel caso dei rifugiati.
Ci dicono anche che il problema bisogna risolverlo “alla radice”.Tuttavia nel caso della Siria, non esistono molte soluzioni: o lo Stato Islamico rovescia lo Stato siriano o sarà quest’ultimo a vincere ed a contenere lo Stato Islamico. E’ difficile vedere che l’opposizione siriana “moderata” (supponendo che esista oggi in altro luogo che non sia nell’immaginanzione della “sinistra morale” e nei racconti della CIA) possa rovesciare tanto il governo siriano come lo Stato Islamico. Ovviamente, soltanto la seconda soluzione potrebbe aiutare forse il problema dei rifugiati. Adesso chi sta lavorando per porre in pratica questa soluzione ? La Russia che, con il suo presidente, è costantemente demonizzata dalla “sinistra morale”. Quelli che pretendono di far epolitica ogni tanto dovrebbero lasciare che la realtà interferisca nella loro forma di pensare.
In ultima istanza , nella questione dei rifugiati si trova la  questione fondamentale della sovranità nazionale (la stessa che il  diritto all’ingerenza umanitaria pretende di combattere). Esiste una  grande differenza tra l’aiutare liberamente la gente in pericolo ed  essere obbligati a farlo. O nel caso dei rifugiati e, in generale ,della  apertura delle frontiere e della costruzione europea, la popolazione  mai è stata consultata- Le politiche di apertura delle frontiere  sono presentate bene come una fatalità, come un progresso che deve  essere accettato senza discussione. Di nuovo la “sinistra  morale” applaude questa perdita di sovranità e lo fa perchè non ha  fiducia della xenofobia del popolo che potrebbe rifiutare queste  politiche se gli viene chiesta la sua opinione.
 Ma questo in altri termini, sotanto aggrava la situazione perchè a  nessuno piace essere forzato ad essere altruista, specialmente quando  gli viene imposto da persone che non lo sono.
Sempre è stata una pazzia pensare che la situazione dei diritti umani sarebbe stata migliorata con la guerra ed altra pazzia è ritenere che le amicizie fra i popoli vadano ad aumentare per causa dei trasferimenti di popolazioni, accompagnati da appelli alla “moralità”.
Fonte: Pagina Transversal
Traduzione: Luciano Lago


