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25 aprile? Festeggiatelo. Voi

di Daniele Lanza - 24/04/2023

25 aprile? Festeggiatelo. Voi

Fonte: Antonio Catalano

Per il 25 propongo l’ottimo intervento di Daniele Lanza , italiano che vive e lavora a Mosca. Scritto in modo informale, ma efficace, pubblicato sulla sua bacheca FB. Di sfuggita: non serve a nulla meravigliarsi della risposta della senatrice a vita Liliana Segre al “Corsera”. Alla domanda se a Milano una donna ucraina salirà sul palco del 25 aprile e se la resistenza degli ucraini è paragonabile a quella contro il nazifascismo la Segre risponde: «Condivido la scelta di dare voce a una rappresentante del popolo ucraino. Lo vedo anche come un segno di solidarietà verso i tantissimi anziani, donne, bambini, costretti a lasciare il loro Paese. Del resto sarebbe difficile in un anno come questo intonare Bella ciao senza rivolgere un pensiero agli ucraini che nelle scorse settimane si sono svegliati e hanno “trovato l’invasor”». Quello della Segre è il naturale epilogo della saga resistenziale. Come scrive Daniele Lanza, il 25 aprile OGGI diventa inevitabilmente filo Kiev perché chi ha prodotto il sistema costituzionale che segue al 25 aprile 1945 sono forze ATLANTICHE. Forze atlantiche oggi di nuovo in guerra… e lo stato italiano, che è una sua diramazione, batte i tacchi, così come li battono i cultori del mito della Liberazione, non a caso schierati disciplinatamente dalle parti del protettorato atlantico ucraino del quisling Zelensky. [Per i fessi sempre in agguato: non è che i non cultori del mito resistenziale, anch’essi, non si schierino per lo stesso protettorato… siccome siamo in democrazia l’atlantismo prevede la versione sia di sinistra che di destra.]

Antonio Catalano

25 APRILE (Festeggiatelo. Voi)
di Daniele Lanza
La finisco coi giri di parole e vado al punto, cui secondo mio stile, mi appropinquo strisciando (mi scusino per la lentezza): sono imbarazzato di non poter condividere, dalla mia prospettiva, alcuna epica nazionale legata agli eventi del 43-45 e RESPINGO entrambe le definizioni con cui ho introdotto la questione.
A) RESPINGO la versione classica (“Guerra di liberazione”): siamo stati “liberati”, ma da CHI? Per quali scopi? Non certo dai partigiani che da 4 gatti che erano, si moltiplicano magicamente fino alle centinaia di migliaia giusto nelle settimane immediatamente antecedenti la sicura vittoria (tanto quanto un partito comunista allo stato virtuale da circa 20 anni che a partire dalla fine del 44 si ritroverebbe con quasi 500'000 tesserati di punto in bianco (…). All’estero si sorride (di scherno) quando si raccontano questi aneddoti rivelatori dell’animo italiano (senza nulla togliere a coloro che in tali idee credettero per davvero sin dal principio, sperimentando carceri fasciste, confini e quanto d’altro…ma è un’altra storia).
B) CHI ha sgomberato la penisola dai crucchi sono stati 200'000 yankee in possesso di armamenti ed equipaggiamenti che non ci si poteva nemmeno sognare, forti di linee rifornimenti letteralmente illimitate: liberavano un territorio in vista di una sua inclusione nel proprio ordine geopolitico atlantico in qualità di grande e irrinunciabile satellite mediterraneo. Stalin aveva pacificamente consentito mesi prima a YALTA (laddove, come sempre, si ufficializzarono sul piano diplomatico le linee di confine GIA’ tracciate dagli eserciti sul campo. Funziona così dai primordi, signori e signore: la diplomazia serve a prevenire le armi, certo, ma una volta queste messe in moto, altro non può fare che certificarne l’effetto…e ufficializzare ciò che già è avvenuto, come farebbe un bravo notaio). NON sono stati gli italiani a liberare l’Italia, ma gli stormi di bombardieri a stelle e strisce a far sloggiare l’Oberkommando Wehrmacht. VICEVERSA, se anche, ucronicamente, avessero prevalso le camicie nere… il merito non sarebbe stato loro, quanto delle migliaia di panther germanici in prima linea. Gli ITALIANI di per sé (destra o sinistra che fossero) non hanno vinto né liberato NULLA.
C) RESPINGO la versione buonista (“Guerra civile”) attualmente dominante, per le seguenti ragioni:
Signori e signore, mi costerna dover fare da saccente dizionario eppure la trappola semantica lo richiede per forza: l’espressione “guerra civile” sta ad indicare un conflitto INTERNO ad uno stato sovrano, nel corso del quale due fazioni armate, LIBERE ed indipendenti (pur occasionalmente appoggiate da qualche potenza straniera) si scontrano sinché non ne emerge un vincitore. Ripeto, un aiuto da mano straniera è possibile ed anzi frequente, ma non altera la natura di base del confronto in corso che vede due fazioni della medesima cittadinanza misurarsi con le armi, da una posizione di SOVRANITA’ indiscussa (questa parola ha un significato totale in questo discorso).
L’Italia dopo l’8 settembre del 1943 non ha più alcuna sovranità, nemmeno l’ombra: la sovranità la detengono forze straniere (Wehrmacht e US-ARMY) dislocate capillarmente sul territorio con mezzi enormi. Codeste forze straniere per i PROPRI interessi (gli uni far sopravvivere il proprio reich creando uno sbarramento sull’Appennino, gli altri guadagnarsi un super satellite nel cuore del Mediterraneo) combattono senza esclusione di colpi, avvalendosi della popolazione autoctona, estremamente utile per la conoscenza del territorio nonché potenzialmente coscrivibile come truppe di supporto… e CHE supporto! Da un lato Brigate nere, X° MAS, Guardia nazionale repubblicana a strafare per coprire le retrovie germaniche formicolanti di partigiani. Dall’altra parte… reparti superstiti del regio esercito a supporto del corpo di invasione angloamericano + profusione di divisioni partigiane tra le montagne dell’alta Italia a supportare l’avanzata alleata formicolando pertinacemente in mezzo alle retrovie germaniche (vedi sopra!).
Tutti a SUPPORTARE! Un immenso sforzo collettivo di SUPPORTO. Oltre agli ori, gli argenti e i bronzi dovrebbero conferire in questo caso, anche il platino alla funzione di “supporto”. Tanto partigiani quanto repubblichini si sono distinti nel supportare i rispettivi sovrani del campo, fossero crucchi o yankee.
Mi rammarica ricordare che il verbo “supportare” ha implicazioni non indifferenti. Colui che supporta, rende una grande servigio al proprio condottiero, il che però non fa di lui a sua volta un “condottiero” (!): piuttosto ne fa un ottimo SCUDIERO. “Supportare” si associa maggiormente alla funzione di aiutante di campo, tipo portare gli speroni al signore sellargli il cavallo… cose del genere.
Per tagliar corto con metafore aulico-comiche, affermo che entrambe le parti in gioco difettavano di quella sovranità che è requisito essenziale per poter definire un conflitto “guerra civile”. Gli italiani, pur chiamati in massa all’azione militare, su un piano freddamente politico NON costituivano soggetto dotato di potere decisionale che travalicasse i propri superiori (occupanti germanici o americani). Gli ITALIANI, tanto quelli dalla parte giusta quanto quelli non……si ritrovavano in uno status di subalternità nei confronti delle forze straniere cui facevano capo : quando c’è una guerra civile in cui le fazioni nazionali contrapposte sono entrambe a loro volta ETERODIRETTE da potenze extra-nazionali , allora il conflitto in questione perde la sua definizione di “guerra civile” in senso proprio, in quanto tale guerra non è che un urto tra fazioni locali, a sua volta riflesso di una collisione di ordine superiore tra le due potenze globali (Terzo reich e USA, in questo caso).
In una freddissima (gelida) logica geopolitica gli italiani che militarono da una parte o dall’altra, a prescindere dalle ragioni, giuste o sbagliate che potessero essere (non lo discuto), si ritrovarono accomunate da uno status di subalternità, ridotte a tramite, o strumento traverso il quale il burattinaio (Berlino o Washington) poteva manifestarsi meglio sul territorio.
Gli ITALIANI, quale che fosse il loro colore o inquadramento, o sincere intenzioni, NON contavano più una mazza nell’arena dei grandi giochi (se mai qualcosa avessero contato): si industriavano semplicemente a supportare i rispettivi dominatori nella speranza che costoro nel dopoguerra concedessero loro uno status più vivibile.
Concludo: la storiografia italiana successiva al conflitto non poteva naturalmente ridurre quel tragico biennio scrivendo : “Nazisti e angloamericani si sono presi a cannonate per tutta la penisola, con mezzo milione di militari ciascuno (mezzi impressionanti gli yankee e determinazione folle i germanici) per quasi due anni : i cittadini italiani, non sapendo che fare han deciso, ognuno in coscienza propria, di servire in armi l’occupante che gradiva di più (e questo sorvolando l’immensa fascia GRIGIA di chi non si schierò proprio aspettando la conclusione degli eventi….)”.
ECCO: i nostri manuali scolastici, per amore di patria e pietà legittima per i caduti, NON potevano fornire spiegazioni simili. NON rendeva senso al troppo sangue versato; NON si poteva dire che gli italiani fossero come gli “Ewoks” della saga di guerre stellari (simpatici e pacifici esserini coinvolti in un conflitto galattico molto più grande di loro).
Insomma, ciò che era assolutamente indispensabile era dilatare il significato il senso dell’agire italiano tra il 43 e il 45, portandolo al titolo di “guerra”, come se si fosse trattato di una libera pugna tra fazioni e non il riflesso di forze più grandi in gioco cui si era asserviti. Varieranno, come ho tentato di argomentare, le definizioni contenenti il sostantivo “guerra” (di liberazione prima, e civile poi), ma senza mai toccare il perno essenziale concernente la natura del cittadino italiano in tale conflitto. Il messaggio da dare era: [GLI ITALIANI CONTANO! SONO ARTEFICI DEL PROPRIO DESTINO!], da incorniciare.
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Le 300 righe con cui vi ho angustiato si riducono a questo: gli ITALIANI hanno combattuto, sì. Hanno combattuto valorosamente, in nome di ideali in cui sinceramente credevano. Hanno sopportato il peggio, dato che tutto si svolgeva a casa loro.
Il problema è che la guerra che si combatteva, benché in casa loro, non era LORO… era di superpotenze che passavano da quelle parti.
Gli italiani non hanno fatto una “loro” guerra, bensì hanno partecipato a una guerra altrui (ma disgraziatamente ambientata proprio in Italia… fattore quest’ultimo che ha facilitato oltremodo, alla maggiore confusione, cioè a convincere l’italiano che stava combattendo per la propria sovranità e libertà, cosa che entrambe le macchine propagandistiche nazi e Usa diffondevano a sirene spiegate.)
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(fine riflessione)
Possiamo tornare a noi quindi. Ecco perché il 25 aprile è inevitabilmente filo Kiev, disgraziatamente (si cercherà di declinarlo in quel senso): perché chi l'ha prodotto realmente, ovvero chi ha favorito il sistema partitico costituzionale che ne segue sono le forze ATLANTICHE. Semplice.
Quest'ultime 75 anni più tardi sono di nuovo in guerra... e lo stato italiano dato che ne è una diramazione deve seguirle.
Sono lieto di non essermi mai affezionato ad una mitologia costituzionale patriottica italiana, vedendo questa deriva (ma vedete, lettori miei, io tale deriva la vedevo tanti anni fa, molto prima che fosse.... dato che alla "liberazione" italiana non ho mai creduto fino in fondo).
Perché LIBERTA' non è semplicemente essere "liberi". Libertà è essere senza una direzione dall'alto (anche se quest'ultima fosse giusta). Libertà... è anche sbagliare.