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Lo tsunami finanziario mondiale è appena iniziato

di F. William Engdahl - 03/07/2022

Lo tsunami finanziario mondiale è appena iniziato

Fonte: Come Don Chisciotte

Dalla creazione della Federal Reserve statunitense, oltre un secolo fa, ogni grande crollo dei mercati finanziari è sempre stato deliberatamente innescato dalla banca centrale per motivi politici. La situazione non è diversa oggi, poiché è evidente che la Fed statunitense sta utilizzando l’arma dei tassi di interesse per far crollare quella che è la più grande bolla finanziaria speculativa della storia dell’umanità, una bolla che ha lei stessa creato. I crash globali iniziano sempre alla periferia, come nel caso del Creditanstalt austriaco del 1931 o del fallimento di Lehman Bros, nel settembre 2008. La decisione della Fed del 15 giugno di imporre il più grande rialzo dei tassi in quasi 30 anni, mentre i mercati finanziari sono già al collasso, ora garantisce una depressione globale, e anche peggio.

L’entità della bolla del “credito a buon mercato” che la Fed, la BCE e la Banca del Giappone hanno creato con l’acquisto di obbligazioni e il mantenimento per 14 anni di tassi di interesse vicini allo zero o addirittura negativi, va oltre ogni immaginazione. I media finanziari ne parlano quotidianamente con resoconti privi di senso, mentre l’economia mondiale viene preparata, e non per la cosiddetta “stagflazione” o recessione. Quella che si prospetta nei prossimi mesi, a meno di una drastica inversione di tendenza, è la peggiore depressione economica della storia fino ad oggi. Grazie alla globalizzazione e a Davos.

La globalizzazione

Le pressioni politiche che, con l’accordo di Marrakech del 1994, avevano portato alla globalizzazione e alla creazione dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) al di fuori delle regole commerciali del GATT di Bretton Woods, avevano fatto sì che l’industria manifatturiera avanzata dell’Occidente, in particolare degli Stati Uniti, potesse fuggire all’estero, “esternalizzando” la produzione in Paesi con salari estremamente bassi. Alla fine degli anni ’90, nessun Paese offriva più vantaggi della Cina. La Cina aveva aderito al WTO nel 2001 e, da allora, i flussi di capitale dall’Occidente verso la Cina manifatturiera sono stati impressionanti. Così come l’accumulo del debito cinese in dollari. Ora la struttura finanziaria mondiale basata sul debito record sta iniziando a crollare.

Quando, nel settembre 2008, Washington aveva deliberatamente permesso il crollo finanziario di Lehman Bros, la leadership cinese si era fatta prendere dal panico e aveva concesso crediti senza precedenti ai governi locali per la realizzazione di infrastrutture. Alcune erano state in parte utili, come la rete di ferrovie ad alta velocità. Altre palesemente dispendiose, come la costruzione di “città fantasma” vuote. Per il resto del mondo, la domanda senza precedenti della Cina di acciaio, carbone, petrolio, rame e simili era stata la benvenuta, poiché allontanava i timori di una depressione globale. Ma, dopo il 2008, le azioni della Fed statunitense, della BCE e dei rispettivi governi non avevano fatto nulla per affrontare gli abusi finanziari sistemici delle principali banche private del mondo, a Wall Street e in Europa, oltre che ad Hong Kong.

La decisione di Nixon dell’agosto 1971 di sganciare il dollaro USA, valuta di riserva mondiale, dall’oro, aveva aperto le porte ai flussi di denaro globali. Leggi sempre più permissive che favorivano la speculazione finanziaria incontrollata negli Stati Uniti e all’estero erano state imposte ad ogni piè sospinto, a partire, nel novembre 1999, dall’abrogazione della Glass-Steagall da parte di Clinton per volere di Wall Street. Questo aveva permesso la creazione di mega-banche così grandi che il governo le aveva dichiarate “troppo grandi per fallire.” Era una bufala, ma la popolazione ci ha creduto e le ha salvate con centinaia di miliardi di denaro dei contribuenti.

Dalla crisi del 2008, la Fed e le altre principali banche centrali mondiali hanno creato credito come non mai, la cosiddetta “helicopter money,” per salvare le principali istituzioni finanziarie. La salute dell’economia reale non era un obiettivo. Dalla Fed, dalla Banca del Giappone, dalla BCE e dalla Banca d’Inghilterra, negli ultimi 14 anni sono stati iniettati complessivamente 25.000 miliardi di dollari nel sistema bancario attraverso l’acquisto di obbligazioni e di attività dubbie, come i titoli garantiti da ipoteca.

La follia quantitativa

È qui che la situazione ha iniziato a peggiorare. Le maggiori banche di Wall Street, come JP MorganChase, Wells Fargo, Citigroup o, a Londra, HSBC o Barclays, hanno prestato miliardi ai loro principali clienti aziendali. I mutuatari, a loro volta, hanno utilizzato la liquidità non per investire in nuove tecnologie produttive o minerarie, ma piuttosto per gonfiare il valore delle azioni delle loro società, i cosiddetti riacquisti azionari, definiti come una “massimizzazione del valore per gli azionisti.”

BlackRock, Fidelity, le banche ed altri investitori hanno apprezzato questi pasti gratis. Dall’inizio di questa politica monetaria della Fed, nel 2008, al luglio 2020, sono stati investiti circa 5.000 miliardi di dollari in riacquisti azionari, creando il più grande rialzo borsistico della storia. In questo processo tutto è stato finanziarizzato. Nel periodo 2010-2019 le società hanno pagato 3.800 miliardi di dollari in dividendi. Aziende come Tesla, che non avevano mai realizzato profitti, hanno acquisito più valore di Ford e GM messe insieme.

Alla fine del 2021, le criptovalute, come il Bitcoin, avevano raggiunto una valutazione di mercato superiore a 1.000 miliardi di dollari. Con il denaro della Fed che scorreva liberamente, le banche e i fondi di investimento hanno investito in aree ad alto rischio e ad alto profitto, come i titoli spazzatura o il debito dei mercati emergenti in Paesi come la Turchia, l’Indonesia o, sì, la Cina.

L’era post-2008 del Quantitative Easing e dei tassi di interesse zero della Fed ha portato ad un’assurda espansione del debito pubblico statunitense. Dal gennaio 2020 la Fed, la Banca d’Inghilterra, la Banca Centrale Europea e la Banca del Giappone hanno iniettato complessivamente 9.000 miliardi di dollari di credito a tasso quasi zero nel sistema bancario mondiale. Nel settembre 2019, un cambiamento di politica della Fed aveva permesso a Washington di aumentare il debito pubblico di ben 10.000 miliardi di dollari in meno di 3 anni. Poi la Fed aveva nuovamente salvato in segreto Wall Street acquistando 120 miliardi di dollari al mese di titoli del Tesoro USA e di titoli garantiti da ipoteca, creando un’enorme bolla obbligazionaria.

Una sconsiderata amministrazione Biden ha iniziato ad elargire trilioni di dollari di cosiddetto stimolo per combattere inutilmente il blocco dell’economia. Il debito federale statunitense è passato da un gestibile 35% del PIL nel 1980 ad oltre il 129% del PIL oggi. Solo il Quantitative Easing della Fed, l’acquisto di trilioni di debito pubblico e ipotecario statunitense e i tassi quasi a zero hanno reso possibile tutto ciò. Ora la Fed ha iniziato a fare marcia indietro e a ritirare la liquidità dall’economia con il QT (Quantitative Tightening), oltre che con il rialzo dei tassi. Si tratta di una scelta deliberata. Non si tratta di un’incerta valutazione dell’inflazione da parte della Fed.

L’energia guida il crollo

Purtroppo la Fed e gli altri banchieri centrali mentono. L’aumento dei tassi di interesse non serve a curare l’inflazione. È per forzare un reset globale nel controllo degli asset mondiali, della ricchezza, che si tratti di immobili, terreni agricoli, produzione di materie prime, industria, persino acqua. La Fed sa bene che l’inflazione sta solo iniziando a dilaniare l’economia globale. La particolarità è che ora, per la prima volta, l’imposizione dell’energia verde in tutto il mondo industriale sta guidando questa crisi inflazionistica, una cosa deliberatamente ignorata da Washington, Bruxelles e Berlino.

La carenza globale di fertilizzanti, l’impennata dei prezzi del gas naturale e le perdite di approvvigionamento di grano dovute alla siccità globale o all’esplosione dei costi dei fertilizzanti e del carburante o alla guerra in Ucraina, garantiscono che, al più tardi nel periodo del raccolto di settembre-ottobre, andremo incontro ad un’ulteriore esplosione globale dei prezzi di cibo ed energia. Queste carenze sono tutte il risultato di politiche deliberate.

Inoltre, è certa un’inflazione ben peggiore, a causa dell’insistenza patologica delle principali economie industriali del mondo, guidate dall’agenda anti-idrocarburi dell’amministrazione Biden. Tale agenda è caratterizzata dalla stupefacente assurdità del Segretario all’Energia degli Stati Uniti che dice di “comprare auto elettriche” come risposta all’esplosione del prezzo della benzina.

Allo stesso modo, l’Unione Europea ha deciso di eliminare gradualmente il petrolio e il gas russi, senza alcun valido sostituto, mentre il Paese economicamente leader, la Germania, è in procinto di chiudere il suo ultimo reattore nucleare e le centrali a carbone. Di conseguenza, quest’inverno la Germania e gli altri Paesi dell’UE subiranno blackout elettrici e i prezzi del gas naturale continueranno a salire. Nella seconda settimana di giugno in Germania i prezzi del gas sono aumentati di un altro 60%. Sia il governo tedesco controllato dai Verdi che l’Agenda Verde “Fit for 55” della Commissione Europea continuano a spingere l’eolico e il solare, inaffidabili e costosi, a scapito degli idrocarburi, molto più economici e affidabili, cosa che porterà ad un’inflazione energetica senza precedenti.

La Fed ha staccato la spina

Con il rialzo dei tassi della Fed dello 0,75%, il più grande in quasi 30 anni, e la promessa di altri in arrivo, la banca centrale statunitense ha ora garantito il crollo non solo della bolla del debito statunitense, ma anche di gran parte del debito globale post-2008, pari a 303.000 miliardi di dollari. L’aumento dei tassi di interesse dopo quasi 15 anni significa il crollo del valore delle obbligazioni. Le obbligazioni, e non le azioni, sono il cuore del sistema finanziario globale.

I tassi ipotecari statunitensi sono raddoppiati in soli 5 mesi, superando il 6%, e le vendite immobiliari stavano già crollando prima dell’ultimo aumento dei tassi. Grazie agli anni di tassi bassissimi le imprese statunitensi hanno contratto un debito record. Circa il 70% di questo debito ha un rating appena superiore a quello di “spazzatura.” Nel 2006, il debito delle imprese non finanziarie ammontava a 9.000 miliardi di dollari. Attualmente supera i 18.000 miliardi di dollari. Ora, un gran numero di queste società marginali non sarà in grado di rinnovare il vecchio debito facendone di nuovo e, nei prossimi mesi, si verificheranno dei fallimenti. Il gigante dei cosmetici Revlon ha appena dichiarato bancarotta.

Il mercato altamente speculativo e non regolamentato delle criptovalute, guidato dal Bitcoin, sta crollando perché gli investitori si rendono conto che non ci saranno salvataggi. Lo scorso novembre il mondo delle criptovalute aveva una valutazione di 3.000 miliardi di dollari. Oggi è meno della metà e il crollo è in corso. Anche prima dell’ultimo rialzo dei tassi della Fed, il valore delle azioni delle megabanche statunitensi aveva perso circa 300 miliardi di dollari. Ora, con un ulteriore vendita da panico nel mercato azionario, garantita dal crescente collasso economico globale, queste banche sono pre-programmate per una nuova grave crisi bancaria nei prossimi mesi.

Come ha recentemente osservato l’economista statunitense Doug Noland, “oggi c’è un’enorme ‘periferia’ piena di titoli spazzatura ‘subprime,’ prestiti a leva, cartolarizzazioni di auto, carte di credito, case e solare, prestiti in franchising, credito privato, criptocredito, DeFi [Finanza Decentralizzata] e così via. Nel corso di questo lungo ciclo si è sviluppata una massiccia infrastruttura per stimolare i consumi di decine di milioni di persone, finanziando al contempo migliaia di imprese antieconomiche. La ‘periferia’ è diventata sistemica come mai prima d’ora. E le cose hanno iniziato ad andare male.”

Il governo federale si troverà ora a dover sostenere un costo di interessi di 30.000 miliardi di dollari di debito federale molto più oneroso. A differenza della Grande Depressione degli anni ’30, quando il debito federale era quasi nullo, oggi il governo, soprattutto dopo le misure di bilancio di Biden, è al limite. Gli Stati Uniti stanno diventando un’economia da Terzo Mondo. Se la Fed non acquisterà più trilioni di debito statunitense, chi lo farà? La Cina? Il Giappone? Non è probabile.

Ridurre la bolla finanziaria

Con la Fed che ora impone una stretta quantitativa, ritirando decine di miliardi di obbligazioni e di altri asset ogni mese e aumentando i tassi di interesse di riferimento, i mercati finanziari hanno iniziato una riduzione della leva finanziaria. È probabile che il processo vada a scatti, dato che attori chiave come BlackRock e Fidelity cercheranno di controllare il crollo per i loro scopi. Ma la direzione è chiara.

Alla fine dell’anno scorso, per acquistare azioni gli investitori avevano preso in prestito quasi 1.000 miliardi di dollari in debito a margine. Questo in un mercato in crescita. Ora accade il contrario, e i mutuatari a margine sono costretti a fornire maggiori garanzie o a vendere i loro titoli per evitare l’insolvenza. Questo alimenta il crollo imminente. Nei prossimi mesi, con il crollo dei titoli azionari e obbligazionari andranno in fumo i risparmi pensionistici privati di decine di milioni di Americani investiti in programmi come il 401-k. Nell’ultimo decennio, negli Stati Uniti i prestiti auto con carta di credito e gli altri debiti dei consumatori sono cresciuti fino a raggiungere la cifra record di 4.300 miliardi di dollari alla fine del 2021. Ora i tassi di interesse su questo debito, in particolare sulle carte di credito, saliranno ancora dal già alto 16%. Le insolvenze su questi prestiti arriveranno alle stelle.

Al di fuori degli Stati Uniti, quello che vedremo ora, mentre la Banca Nazionale Svizzera, la Banca d’Inghilterra e persino la BCE sono costrette a seguire l’aumento dei tassi da parte della Fed, sarà una valanga globale di inadempienze e fallimenti, in mezzo ad un’impennata dell’inflazione che i tassi di interesse delle banche centrali non hanno alcun potere di controllare. Circa il 27% del debito societario globale non finanziario è detenuto da società cinesi, per un valore stimato di 23.000 miliardi di dollari. Altri 32.000 miliardi di dollari di debito societario sono a carico di società statunitensi e dell’UE. Ora, la Cina si trova nel mezzo della peggiore crisi economica da 30 anni a questa parte, con scarsi segnali di ripresa. Con gli Stati Uniti, il principale cliente della Cina, che stanno entrando in depressione economica, la crisi della Cina può solo peggiorare. E questo non sarà un bene per l’economia mondiale.

L’Italia, con un debito nazionale di 3.200 miliardi di dollari, ha un rapporto debito/PIL del 150%. Solo i tassi di interesse negativi della BCE hanno impedito che il debito esplodesse in una nuova crisi bancaria. Ora l’esplosione è pre-programmata, nonostante le parole tranquillizzanti della Lagarde, al vertice della BCE. Il Giappone, con un livello di debito del 260%, è il peggiore di tutti i Paesi industrializzati e si trova nella trappola dei tassi zero con un debito pubblico di oltre 7.500 miliardi di dollari. Lo yen sta ora crollando seriamente, destabilizzando tutta l’Asia.

Il cuore del sistema finanziario mondiale, contrariamente a quanto si crede, non sono i mercati azionari. Sono i mercati obbligazionari – obbligazioni governative, societarie e di agenzia. Dal 2021, negli USA e nell’UE questo mercato obbligazionario ha perso valore a causa dell’impennata dell’inflazione e dell’aumento dei tassi di interesse. Come valore degli asset, a livello globale questo mercato comprende circa 250.000 miliardi di dollari, una somma che, ad ogni aumento degli interessi della Fed, perde sempre più valore.

L’ultima volta che abbiamo avuto un’inversione di tendenza così importante nei valori obbligazionari era stato quarant’anni fa, nell’era di Paul Volcker, con tassi d’interesse del 20% per “schiacciare l’inflazione.”

Quando i prezzi delle obbligazioni scendono, il valore del capitale bancario si riduce. Le più esposte a tale perdita di valore sono le principali banche francesi, la Deutsche Bank nell’UE e le maggiori banche giapponesi. Si ritiene che le banche statunitensi, come JP MorganChase, siano solo leggermente meno esposte ad un crollo delle obbligazioni. Gran parte del loro rischio è nascosto in derivati fuori bilancio e simili. Tuttavia, a differenza del 2008, oggi le banche centrali non possono ripetere un altro decennio di tassi di interesse zero e di QE. Questa volta, come tre anni fa avevano fatto notare alcuni addetti ai lavori, come l’ex capo della Banca d’Inghilterra Mark Carney, la crisi sarà usata per costringere il mondo ad accettare una nuova moneta digitale delle banche centrali, un mondo in cui tutto il denaro sarà emesso e controllato a livello centrale. Questo è anche ciò che i partecipanti al WEF di Davos intendono con il loro Grande Reset. Non sarà una bella cosa. Lo tsunami finanziario globale pianificato è appena agli inizi.

Fonte: journal-neo.org
Link: https://journal-neo.org/2022/06/21/global-planned-financial-tsunami-has-just-begun/

Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org