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A confronto la crisi subprime ci sembrerà una passeggiata

di Andrea Zhok - 08/02/2023

A confronto la crisi subprime ci sembrerà una passeggiata

Fonte: Andrea Zhok

La questione delle sanzioni occidentali ai paesi ritenuti ostili ci ricorda una cosa semplice: l'economia e la finanza sul piano internazionale, e non da oggi, sono armi, e sono intese e concepite proprio come tali.
Ricordiamo che una volta tra le situazioni considerate dal diritto internazionale come "casus belli" era sempre contemplato il blocco navale (questo quando l'economia si muoveva principalmente attraverso merci e queste si muovevano su imbarcazioni). I sistemi di sanzioni che l'Occidente è uso produrre implica anche sanzioni agli alleati che non vogliano aderire alle sanzioni contro il "nemico", ed è di fatto una sorta di blocco navale alla seconda potenza.
Oltre al piano strettamente commerciale anche guerre valutarie, con l'induzione di rapidi afflussi o deflussi di capitali, sono armi primarie utilizzabili e utilizzate per piegare i paesi riottosi.
Il fatto che i principali mercati finanziari siano fisicamente sotto il controllo economico, materiale e ifnrastrutturale del blocco anglosassone (New York e Londra) e che i sistemi degli scambi sono (finora) regolamentati da questo blocco geopolitico ha consentito all'impero americano di continuare ad esercitare forme di dominio con le armi dell'economia non meno che con quelle dell'esercito per lunghissimo tempo.
E' stato fatto infinite volte contro potenze regionali minori e contro alleati la cui politica non si era momentaneamente allineata.
Tutto ciò è sempre stato venduto all'opinione pubblica occidentale come accidentalità non governabile se riguardava la sfera finanziaria e come dovere morale ("peace enforcing") quando si trattava di usare i bombardieri.
Alla luce di queste idee, il conto che si erano fatti gli USA e i loro dipendenti relativamente alla guerra in Ucraina era chiaro: la si è venduta come al solito come "dovere morale inderogabile" e poi la si è presentata come "interventismo soft" che ci lasciava in pace, fornendo all'Ucraina armi e soldi per acquistare armi, mercenari e soldi per acquistare mercenari, più supporto logistico e di intelligence.
Nel frattempo si contava di strangolare la Russia con le sanzioni.
Siccome l'Occidente è sulla carta ampiamente più ricco in termini finanziari, il gioco sembrava fatto: non possiamo perdere.
Ma questa è la visione di gente abituata a trattare la dimensione virtuale della finanza come un sostituto del mondo: gente che non guarda più alle persone, ma ai soldi che ti servono per assoldarle, che non guarda più alle materie prime, ma ai loro contratti di acquisto e relazione sul mercato dei titoli, ecc.
Ed è qui che l'errore di valutazione pazzesco che è avvenuto, errore intuitivo per chi ragiona col senso comune, ma invisibile per chi vive nel mondo virtuale del denaro, risulta comprensibile.
Non lo ammetteranno mai, ma la situazione gli è completamente sfuggita di mano.
La realtà virtuale dei numeri sui conti correnti è andata in frantumi scontrandosi con la realtà della numerosità delle popolazioni, della quantità di risorse naturali, delle estensioni territoriali.
Sarà un errore fatale che determinerà, che sta già determinando, una svolta storica.
E i primi segni di panico si stanno vedendo nelle forme sempre più frequenti di vero e proprio furto nazionale legalizzato. Quando, ad esempio, i proventi della vendita del Chelsea da parte di un miliardario russo in Inghilterra vengono prima congelati e poi sequestrati per utilizzarli a sostegno delle spese di guerra, qui si vede come gli ultimi tabù di cui si era nutrita l'ideologia occidentale (Pacta sunt servanda + sacralità della proprietà privata) si sono dissolti.
Il furto statale di depositi bancari altrui è stato sempre considerato un abisso invalicabile. La sacralità della proprietà privata è una delle basi secolari dall'ideologia occidentale, a partire da Locke, ed è stato, tra l'altro, il baluardo ideologico contro tutti i tentativi di nazionalizzazione a beneficio popolare occasionalmente avvenuti con governi socialisti (come nel Cile di Allende).
Oggi anche questo ultimo confine, l'affidabilità del rispetto del diritto di proprietà, è stato superato.
Se sul piano bellico l'ultima linea rossa, l'utilizzo dell'armamento nucleare, non è stata ancora sorpassata, sul piano economico l'equivalente della bomba nucleare è già deflagrato: la fiducia in un sistema di scambi internazionali con regole che vi conferivano una qualche autonomia rispetto alle conflittualità nazionali si è dissolta.
Le conseguenze di questo sommovimento si stanno appena iniziando a percepire, ma saranno epocali, a partire dal possibile default del tesoro statunitense sulle proprie obbligazioni.
A confronto la crisi subprime ci sembrerà una passeggiata.