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Alfie Evans: quando i medici e i giudici vogliono essere Dio

di Kevin Yuill - 28/04/2018

Alfie Evans: quando i medici e i giudici vogliono essere Dio

Fonte: Comedonchisciotte

Il triste e disperato caso di Alfie Evans – il bambino gravemente malato dell’”Alder Hey Hospital” di Liverpool (gli è appena stato spento il respiratore) – suscita discussioni appassionate non solo in Gran Bretagna, ma in tutto il mondo.

Attraverso i social-media, dalla Polonia all’Italia, negli Stati Uniti e attorno ai refrigeratori d’acqua degli uffici, nei pub e nelle caffetterie, si è formato un abisso crescente: sostenete i desideri dei genitori di Alfie o quelli dell’ospedale e dei tribunali?

Alla radice c’è un importante conflitto e un po’ di confusione su ciò che significa la vita e in particolare la vita umana.

Alfie, nato il 9 maggio 2016, soffriva fin dalla nascita di una serie di problemi neurologici. I suoi genitori, Tom Evans e Kate James, a dicembre 2016 portarono il loro bambino nel reparto pediatrico dove, da allora, è sempre rimasto. I medici non sono stati in grado d’identificare e diagnosticare correttamente ciò che non andava, ma sembra che Alfie soffrisse di una patologia neurologica degenerativa.

A dicembre 2017 ebbe inizio una disputa sul trattamento di Alfie tra i suoi genitori e l’ospedale. Di conseguenza, quest’ultimo chiese alla “High Court” di ritirare i diritti dei genitori, ai sensi del “Children Act 1989”. Il 19 dicembre la “Family Division” della “High Court” di Londra diede inizio alle udienze e il 1° febbraio 2018 gli avvocati dell’ospedale dichiararono alla Corte che continuare le cure per Alfie sarebbe stato un atto “ingiusto e disumano”.

Il 20 febbraio il giudice Hayden si pronunciò a favore dell’ospedale, dichiarando di aver accettato il parere dei medici sul fatto che un ulteriore trattamento sarebbe stato del tutto inutile. A marzo, i genitori di Alfie chiesero il giudizio d’appello, ma persero anche questo. Da ultimo, la “Supreme Court” e la “Corte Europea dei Diritti dell’Uomo” respinsero entrambe il loro ricorso.

Da allora, Papa Francesco, il candidato presidenziale repubblicano Mike Huckabee e in breve tutti quanti fino al Presidente Trump, hanno sostenuto pubblicamente i genitori di Alfie. In Polonia e in Italia le associazioni “Friends of Alfie” hanno attratto decine di migliaia di sostenitori. Una campagna su Facebook lanciata dai disperati genitori conta attualmente su oltre 250.000 sostenitori.

Il 6 aprile, dopo che Tom Evans ha minacciato di portar via suo figlio dall’ospedale e dopo che la polizia è intervenuta per impedirlo, si è radunata una folla a suo supporto e alcune persone hanno cercato di entrare nell’ospedale. Da allora l’atmosfera da circo è diminuita solo un po’. Ad Alfie è stata concessa la cittadinanza italiana per poter essere trasferito in un ospedale in Italia, mentre il Papa ha assicurato la famiglia che un elicottero era in attesa di poterli evacuare.

Al momento di scrivere, Alfie continua a vivere senza aiuto del respiratore, dopo che questo era stato rimosso il 23 aprile, con grande stupore dei suoi medici [Alfie è morto oggi, 28 aprile. ndt].

C’è un forte sapore di “noi e loro” nella discussione. I suoi giovani genitori, membri della classe lavoratrice, sembrano simboleggiare sia la sfiducia verso gli esperti che l’estraneazione dall’autorità medica, avvertite oggi da tante persone.

Come ha detto Tom Evans: “l’Alder Hey continua a spostare i pali della porta. Sono passati dal dirci che avrebbero permesso il trasferimento se fosse stato trovato un ospedale disposto ad accogliere Alfie, facendoci passare attraverso un lungo processo per poter dimostrare che la nostra opzione era praticabile, per decidere infine che non avrebbero permesso alcun trasferimento del genere”.

Il ruggito d’approvazione fra i sostenitori – con i loro badge “Alfie” e con i messaggi di supporto – segnala un forte malessere, una pericolosa tendenza a considerare tutte le autorità come irrimediabilmente ingiuste.

In risposta alle più rumorose proteste, contro i sostenitori di Alfie – se non apertamente contro i suoi genitori – si è levato uno snobismo grottesco. Il Times ha mosso delle accuse contro i “fondamentalisti cristiani” puntando il dito contro la ”Christian Concern”. Il “Mirror’s Fleet Street Fox” è andato oltre, attaccando i cosiddetti e poco credibili “cristiani” che sostengono Alfie, che affermano di essere a favore della vita mentre minacciano quella degli altri.

A sfruttare al massimo le luci della ribalta è stata un’organizzazione con un’agenda politica volta a mettere al bando l’omosessualità, vietare gli aborti e costringere i transgenders al silenzio e al suicidio.

Gli attacchi all’ospedale – e in particolare al personale coinvolto nelle cure di Alfie – sono ingiusti. Non vi è alcun segno che Alfie abbia ricevuto qualcosa di diverso dalle migliori cure professionali. L’ospedale potrebbe anche avere ragione nel sostenere che è meglio spegnere le macchine che lo tengono in vita.

È improbabile, in effetti, che la loro prognosi venga smentita come nel caso di Ashya King (un giovane ragazzo affetto da tumore al cervello fu prelevato illegalmente dalla sua famiglia da un ospedale britannico e portato nella Repubblica Ceca, dove fu oggetto di un trattamento sperimentale. Anni dopo è ancora vivo e senza alcun sintomo). Ma nessuno lo sa con certezza e i medici non hanno il “dovere” di garantire che il bambino muoia.

Ma qui non si tratta di cure mediche. L’autorità dei medici sarebbe dovuta finire quando decisero che un ulteriore trattamento era inutile. La sospensione di un trattamento non è, come pur è stata chiamata, un’“esecuzione” o un “omicidio”. In effetti, il fatto che un intervento medico non possa essere ulteriormente utilizzato è solo un “giudizio medico”.

Ma per ritirare un trattamento, compreso quello che consente al paziente di respirare, è necessario che questo fatto non provochi la morte. Tuttavia, l’ospedale è andato in Tribunale a sostenere la tesi che il prosieguo della sua esistenza “non sarebbe nel miglior interesse di Alfie”. E i Tribunali hanno concordato.

Ma chi è che dovrebbe decidere cos’è nell’interesse di Alfie, una volta che il trattamento viene fermato? Se è vero che i sostenitori delle campagne religiose a sostegno di Alfie potrebbero decisamente meritare qualche critica, sono tuttavia i tribunali e i medici ad aver assunto su di sé l’autorità divina di governare l’esistenza di questo bambino.

Questo piccolo, povero vascello vuoto – il suo cervello è stato “spazzato via” come, con la “sensibilità” che lo distingue, ha deciso il Giudice Hayden – è dunque solo poco più che un contenitore per le speranze e gli ostinati desideri dei suoi genitori? Per le autorità mediche e per le Corti Alfie è, in effetti, solo un mezzo, un pretesto per segnalare la propria virtù – quello che importa è che il caso venga chiuso secondo le Leggi vigenti.

Questi esperti sono molto più preoccupati di essere considerati corretti – ovvero di star facendo la “cosa giusta”, nell’ambito dei termini che essi stessi hanno deciso – piuttosto che preoccuparsi dei tanti anni di angoscia che i genitori di Alfie andranno a soffrire dopo che egli se ne sarà andato.

Tale fastidiosa considerazione verso un piccolo essere umano che, seppur a gran fatica, è qui con noi – e molto al di là degli interessi dei suoi genitori – è deducibile dalla bizzarra giustapposizione del Giudice Hayden che, commentando la campagna di Facebook, ha sostenuto che: “Il cervello di Alfie, come sappiamo, è quasi interamente d’acqua. Non ha avuto voce in capitolo sul fatto che queste foto siano state scattate. In altre parole, devo lottare per gli interessi di un essere che, credo, non può né mai potrà avere alcun interesse”.

E’ questo il punto. E’ proprio il fatto che i medici e le Corti si sentano autorizzati a “giocare a Dio” che dovrebbe allarmarci. L’interruzione di un trattamento inutile è ragionevole, ma il fatto che la prosecuzione dell’esistenza possa essere o meno contro gli interessi personali di un individuo costituisce un precedente pericoloso. Le persone disabili, a questo punto, possono ragionevolmente temere che i Tribunali possano un giorno affermare che il prosieguo dell’esistenza non sia nel loro miglior interesse.

Il caso di Alfie sta ad indicare che l’assunzione di responsabilità morale da parte dello Stato sarà ferocemente combattuta. L’autorità medica può funzionare solo attraverso un legame di fiducia tra il medico e il paziente, o chi lo rappresenta. E’ questa la vicenda andata in onda ad Alder Hey.

 

 

Source: http://www.spiked-online.com

Link: http://www.spiked-online.com/newsite/article/the-tragic-battle-over-alfie-evans/21332#.WuR2zsiFPIU

2704.2018

Scelto e trdaotto per www.comedonchisciotte.org Tradotto da Franco