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America contro America: l'anomalia di un intero sistema

di Alberto Negri - 07/11/2020

America contro America: l'anomalia di un intero sistema

Fonte: Quotidiano del sud

America contro America, titolava il New York Times in questi giorni. Il 3 gennaio di quest’anno Trump faceva assassinare a Baghdad il generale iraniano Qassem Soleimani incendiando il Medio Oriente, adesso sta tentando di mettere a ferro e fuoco anche gli Stati Uniti
America contro America, titolava il New York Times in questi giorni. Il 3 gennaio di quest’anno Trump faceva assassinare a Baghdad il generale iraniano Qassem Soleimani incendiando il Medio Oriente, adesso sta tentando di mettere a ferro e fuoco anche gli Stati Uniti. Riuscirà un Paese diviso a ritrovare l’unità? E non è forse ora di cambiare un sistema che fa acqua da tutte le parti?
L’incertezza sulla vittoria di Biden o la sconfitta di Trump ci consegna alcune domande inquietanti su quella che è la maggiore potenza mondiale. Che resti una superpotenza forse dovrà dimostralo tra breve. Come scrive Matt Flegenheimer sul quotidiano americano, Biden  ha sempre dichiarato che Trump è “un’anomalia” e che il suo disprezzo per le regole è un insulto allo spirito nazionale. “Non è quello che siamo, questa non è l’America”, ha ripetuto durante la campagna elettorale  Biden e il partito democratico, che anche questa volta manterrà la maggioranza alla camera ma probabilmente non scalzerà i repubblicani dal senato.
In realtà questo Paese diviso, con milioni di sostenitori pronti votare per Trump e a scendere in piazza persino armati per appoggiarlo, sembra che mandi un messaggio diverso da quello lanciato da Biden: l’America oggi purtroppo è quella che è, una nazione spaccata e per niente d’accordo su come deve votare e comportarsi. L’anomalia è al stessa America. Il 3 novembre questo conflitto tra due volti dello stesso Paese è stato sopposto al giudizio degli elettori ma non sappiamo ancora se avremo a breve un vincitore indiscusso e come si arriverà al suo insediamento in gennaio alla Casa bianca. Il voto, anche se Trump dovesse uscire battuto come ormai sembra quasi certo, ha confermato che nella società americana ci sono fratture profonde e terrificanti anomalie di sistema.
Oggi gli Usa sono un Paese dove in alcune città si vive i in attesa di esplosioni di violenza e dove gli elettori sperano di vedere gli avversari dietro le sbarre, in un clima che Trump ha portato ala fulmicotone rifiutandosi in sostanza di accettare il verdetto delle urne e spingendo i suoi sostenitori a bloccare persino il processo elettorale. Gli Stati Uniti sono un Paese dove la fiducia nelle istituzione è stata pesantemente intaccata, prima per volere dello stesso Trump e poi degli stessi americani, anche se la partecipazione alle urne è stata da record.
La situazione si spiega perfettamente con tutto il mandato di Trump e con quello che è stato sempre e continua a essere il suo principale messaggio politico: “Io sono l’uomo contro il sistema, quello che lo combatte per davvero e attraverso di me il popolo si riprende il potere di decidere”. La sua presidenza è stata una sfida a tutto quanto c’era prima”. Anche quando ha voluto scegliere uomini della destra come il generale Mattis alla difesa e McMaster alla sicurezza nazionale ha dovuto poi licenziarli perché si opponevano alla rottura delle regole. Erano anche loro, a suo giudizio, troppo dentro al sistema.
La verità è che milioni di americani hanno abbracciato il suo messaggio e ritengono che lui sia davvero l’uomo che ha salvato l’America dal declino, dalla sinistra, dall’insicurezza derivante dall’ascesa delle minoranze. Gli stessi democratici non sembrano credere a Biden secondo il quale in futuro la presidenza Trump sarà considerata un’anomalia storica.
Oltre a questo, l’anomalia più evidente è quella di un sistema elettorale farraginoso e disastroso. Nel 2016 la Clinton perse pur avendo conquistato più consensi di Trump. Come ormai tutti hanno imparato, non basta avere la maggioranza dei voti per vincere, bisogna ottenere il voto dei delegati di ogni stato e non sempre questo peso è assegnato in base al numero effettivo degli elettori. Ecco un esempio: la California ha 40 milioni di abitanti e 55 grandi elettori, il Wyoming ha soltanto 600mila abitanti e tre delegati. Insomma è un sistema che favorisce gli stati più piccoli e le aeree rurali tradizionalmente più conservatrici.
La cosa più ovvia che dovrebbero fare gli Stati uniti sarebbe cambiare il sistema elettorale ma anche la costituzione. Ma per ottenere questo obiettivo serve il consenso di tre quarti dei 50 stati e di due terzi di ciascun ramo del Congresso, un’eventualità assai remota visto la battaglia in atto tra i due partiti. Con questo sistema per dirimere chi entrerà davvero alla Casa Bianca, visto che Trump ha promesso fuoco e fiamme, saranno i giudici, quelli dei tribunali federali e la Corte Suprema oggi a maggioranza conservatrice. Ecco perché probabilmente, anche se Biden vincerà, il suo primo compito sarà quello dio ridare fiducia alle istituzioni. Ma intanto dagli Usa verranno fino a l’insediamento, settimane di instabilità: l’incendio innescato da Trump quattro anni fa per ribaltare il sistema potrebbe fare ancora più danni della pandemia.