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Com'è buono il dittatore amico

di Massimo Fini - 24/09/2023

Com'è buono il dittatore amico

Fonte: Massimo Fini

Intervistato dal Giornale sul problema delle migrazioni e sul pericolo di importare oltre a gente che fugge dalla fame e dalle guerre in Africa nera anche dei terroristi, l’Imam fellone, traditore di Allah e dei suoi correligionari,  Hassan Chalghoumi presidente della Conferenza degli Imam di Francia, una specie di CEI d’oltralpe, ha affermato che non ci sarà soluzione a questo problema finché i Fratelli Musulmani non saranno dichiarati “un gruppo terroristico”.
Per gli smemorati è bene rifarla la storia dei Fratelli Musulmani. Nel 2012, dittatore Mubarak, vennero indette le prime elezioni libere e regolari in Egitto. Presidente dell’Egitto divenne l’avvocato Mohamed Morsi. I Fratelli vinsero perché durante il regime di Mubarak erano stati gli unici ad opporsi alla dittatura, pagando con carcerazioni e assassinii, mentre quelle “anime belle” dei laici si tenevano al coperto. Durante il loro governo, durato tredici mesi, non imposero nessuna legge tipo Sharia ma vennero spazzati via per “incompetenza”(è ovvio che se tu stai all’opposizione per anni prima di impadronirti dei meccanismi del potere ci metti un po’ di tempo, se in Italia si dovessero legittimare colpi di stato per l’incompetenza dei governi bisognerebbe farne uno al mese).
E da chi vennero spazzati via i Fratelli? Dal generale tagliagole Abdel Fattah al-Sisi che era stato il braccio armato di Mubarak. Una beffa nella beffa. Al-Sisi mise in galera tutta la dirigenza dei Fratelli, a cominciare da Morsi, assassinò 2500 Fratelli, mentre altrettanti finirono nella cayenna dei “desaparecidos”. Al processo Morsi disse: “smettiamola con questa buffonata, io sono l’avvocato Mohamed Morsi, il presidente legittimo dell’Egitto, qui al processo dovrebbero esserci altri”. Morsi morirà, durante il processo, nel 2019 per “arresto cardiaco”. Una storia molto vicina a quella di Slobodan Milosevic morto per infarto nel carcere del molto comendevole Tribunale Internazionale dell’Aja per “crimini di guerra”. Il solito Tribunale dei vincitori, tipo Norimberga. Il processo Milosevic iniziò con grandi strombazzamenti che dopo pochi mesi si zittirono perché Milosevic, a sua volta avvocato, aveva ottime carte per difendersi e per mandare alla competenza del Tribunale i suoi oppositori. Diciamo che rispetto agli occidentali Putin è un dilettante. Allo sbaraglio, ma dilettante.
Nel frattempo al-Sisi aveva provveduto a cancellare tutti quei “diritti civili” tanto cari agli occidentali. Al-Sisi fu confermato presidente con elezioni farsa: nel caldo canicolare del Cairo (la città più calda del nord Africa) i seggi posti nelle circoscrizioni più vicine ai Fratelli non avevano il condizionatore, quindi a votare andò solo la falange vicina a al-Sisi. Non sappiamo quanti Fratelli abbia poi ulteriormente ucciso al-Sisi perché la stampa è sotto la sorveglianza del governo. Questi sono i nostri alleati, cui forniamo anche armi perché possano reprimere meglio a loro piacere (la sola speranza è che le nostre armi abbiano la solidità delle Frecce Tricolori).
Questa lugubre e grottesca storia ci rimanda con la memoria ad un’altra vicenda di una trentina di anni fa quando nel 1991 il FIS, Fronte Islamico di Salvezza, sostanzialmente moderato, vinse a larghissima maggioranza (il 78 percento) le prime elezioni libere algerine dopo decenni di dominio di altri generali tagliagole.  I dirigenti del FIS furono arrestati e uccisi, migliaia di militanti trucidati. Il pretesto di questa mattanza, appoggiata come sempre dall’Occidente, era che il FIS avrebbe instaurato una dittatura, cioè per evitare una ipotetica dittatura se ne confermava quella, concretissima, precedente. Il FIS si spaccò e una sua frazione diede origine al GIA, “gruppo islamico armato” e fu l’inizio della guerra civile durata fino a non molti anni fa.  Un  colonnello francese che stava con i generali tagliagole confessò durante un’intervista che le truppe dei generali mandavano a fuoco i villaggi algerini attribuendone la colpa al GIA.
Insomma, in conclusione, la democrazia ci va bene quando vinciamo noi o i nostri amici, se vincono gli altri non vale più.