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Come diventare vincitori nella sconfitta

di Riccardo Paccosi - 31/12/2021

Come diventare vincitori nella sconfitta

Fonte: Riccardo Paccosi

ANNO 2022: COME DIVENTARE VINCITORI NELLA SCONFITTA
L’ESPERIENZA DEL COVID
Come avevo facilmente profetizzato in un post del 4 dicembre, alla fine mi sono preso il COVID, fortunatamente in forma lieve.
Poche ore dopo la rilevazione di positività al tampone, mi sono rivolto a quella rete dei medici che, fuori dalle ASL, svolgono assistenza domiciliare e, grazie a loro, ho iniziato a curarmi da subito. Attualmente, presento alcuni sintomi influenzali ma mi trovo oggi, per il quinto giorno consecutivo, senza febbre e coi valori di ossigenazione stabili.
L’inattività dovuta in parte al riflusso dei movimenti di piazza e in parte alla personale quarantena, mi ha fatto gettare uno sguardo d’insieme sugli ultimi dodici mesi.
DODICI MESI DI STATO NASCENTE
Le prime mobilitazioni di piazza apertamente volte a contestare il regime pandemico e alle quali ho partecipato, risalgono al novembre 2020. Da allora, è stato un susseguirsi di iniziative senza sosta - sia a Bologna ove risiedo, sia in tante altre città d’Italia - alle quali ho aderito talvolta come attivista politico e assai più spesso come artista.
In questi dodici mesi, i momenti brevi ma intensi tramite i quali ho potuto percepire uno stato nascente, una potenza collettiva e affermativa, una fugace immagine di futuro alternativa a quella decisa dai padroni dell’economia globale, sono stati numerosi:
• ad esempio il 25 aprile a Bologna, quando dopo mesi di coprifuoco ho visto mille persone in Piazza Maggiore liberare i propri corpi nella danza;
• oppure il 25 settembre in Piazza San Giovanni a Roma, dove le parole e le categorie in cui sentivo riconoscersi oltre 50.000 persone, mi ha dato contezza del formarsi d’un nuovo tipo di pensiero critico, totalmente autonomo, totalmente antagonista alla destra e alla sinistra;
• oppure ancora il 15 ottobre, sempre a Bologna, allorché un corteo di oltre 15.000 persone si è dipanato per le strade saldando la mobilitazione civica dell’opposizione al green pass, con i temi della difesa dei diritti del lavoro.
LA VITTORIA TOTALE E IRREVERSIBILE DEL NEMICO
Oggi, dopo un anno di mobilitazioni, possiamo dire che il nostro nemico – il progetto di ristrutturazione capitalista denominato Great Reset o Quarta Rivoluzione Industriale nonché le èlite sovranazionali che lo promuovono - ha vinto in maniera totale e irreversibile.
L’estremismo sempre più marcato nelle parole degli esponenti politici e mediatici del regime, l’evidenza d'una volontà di stato emergenziale che non abbia mai fine, non sono – come credono in molti – sintomi di una difficoltà crescente, di una potenziale e imminente implosione del sistema sotto il peso delle sue contraddizioni.
L’autoritarismo conclamato ed esplicitantesi in tirannide e neo-assolutismo è, al contrario, legato alla volontà di potenza di un apparato di potere che sa di poter contare su un consenso di maggioranza o, perlomeno, sull’assenza d’un dissenso organizzato.
Fare un elenco dei tanti segnali attestanti l’esplicitazione della tirannide, sarebbe impossibile. Molto alla rinfusa, mi viene da passare in rassegna quanto segue:
• l’esplicitazione, da parte dei governanti, d’una prospettiva di vaccinazione ricorrente e senza fine;
• le farneticazioni sulla pandemia come ciclo “millenario”;
• l’annuncio della futura somministrazione di green pass attraverso microchip sottocutaneo (con buona pace dei semicolti di sinistra che irridevano a tale ipotesi in quanto “complottista”);
• il perdurare, in Italia, della campagna di criminalizzazione e apartheid contro i non vaccinati sulla base della fake news anti-scientifica secondo cui questi ultimi sarebbero responsabili della prosecuzione del contagio;
• il governo italiano che rifiuta anche solo di ricevere le associazioni dei famigliari di morti per reazioni avverse al vaccino;
• la caduta delle maschere in molti paesi del mondo: il presidente degli Stati Uniti che afferma non esserci “soluzione federale” alla pandemia, l'associazione dei medici di Israele che ammette che il contagio continuerà anche dopo la quarta dose e così via.
IL 2022 COME ANNO DELLA PRECIPITAZIONE
Ma la Notte del Mondo non si sostanzia solo del regime bio-securitario e della dissoluzione della vita sociale: a fianco di tutto questo abbiamo l’aumento delle materie prime e delle risorse energetiche, gli annunciati blackout globali, le reiteratamente promesse nuove pandemie, la possibile escalation militare Nato-Russia.
In numerose simulazioni militari e geopolitiche divulgate nel decennio scorso, il 2022 ricorreva come anno in cui tutto sarebbe precipitato.
Certamente, la parola “pace” è completamente scomparsa dal lessico dei governanti occidentali così come ogni tentativo di edulcorazione ottimistica del fatto che il futuro sia scomparso dall’orizzonte dell’immaginario collettivo.
LA NECESSITA’ DEL PENSIERO TRAGICO (E DELLA CROCE)
Per tutte queste ragioni, ritengo che a un anno di distanza dalla sua pubblicazione, la tesi centrale del mio libro Un Mondo Senza Danza abbia purtroppo trovato conferma: soltanto l’assunzione di un pensiero tragico, ovvero l’imperativo etico di opporsi a ciò che appare ineluttabile e il farlo nella consapevolezza della sconfitta, può rigenerare senso in un mondo segnato da una lacerazione epistemica, ovvero un mondo in cui è stata cancellata la stessa nozione condivisa di realtà.
Il tema tragico-sacrificale del poter essere vincitori nella sconfitta, in teoria, chiamerebbe in causa anche quel mistero della Croce che ha contrassegnato per duemila anni la società occidentale. Purtroppo, dal momento che è irrimediabilmente passato il tempo in cui i cantautori libertari incidevano album basati sui Vangeli apocrifi, al di fuori dall’ambito confessionale e liturgico nessuno oggi è più in grado di ricordare o comprendere cosa la Croce abbia significato e quale feconda produzione di senso potrebbe implicare oggi. Quindi, neppure me la sento di compiere lo sforzo di spiegarlo.
L’ESPERIENZA DEL CONTROPOTERE
In questi ultimi giorni del 2021, mentre ascoltavo con preoccupazione le notizie che condannavano me e tutti gli altri non vaccinati a un apartheid sempre più stringente, l’essermi ammalato di COVID mi ha fornito occasione di percepire cosa sia stato davvero costruito in questi mesi di mobilitazione e di comprendere come l’essere vincitori nella sconfitta non sia solo un problema di prospettiva etica, ma anche di costruzione sociale e politica.
Memore delle molte persone – anche conoscenti diretti - che dopo due settimane di prescrizione di “tachipirina e vigile attesa” si sono ritrovate i polmoni distrutti e sono quindi morte, una volta ottenuto tampone positivo ho accuratamente evitato di chiamare medico curante o ASL.
Mi sono invece rivolto alla rete The Hub creata da quei farmacisti e medici che, fin dall’inizio della pandemia, contestano i protocolli generali. Ho ottenuto da questa rete risposta immediata, una terapia forte e all’insegna della prevenzione, sono stato seguito, monitorato e consigliato quotidianamente.
Questa rete e le tante altre incentrate sull’assistenza sanitaria domiciliare, sono il vero e autentico lascito di questi dodici mesi di mobilitazione.
In realtà, per quanto sia stato giusto e per quanto sarà ancora necessario scendere in piazza invocando la caduta del Governo Draghi, l’abolizione del green pass e il ripristino della legalità costituzionale, il motivo più diretto e concreto per cui siamo scesi in piazza è constato del fornire opportunità alle persone di incontrarsi, creare collaborazione e organizzazione.
E oggi, infatti, piccole forme di contropotere sussistono e crescono. Non sappiamo se esse potranno elevarsi, un giorno, da contropotere resistente a contropotere costituente, ma sappiamo che è nella verità concreta e fattuale di una dimensione sociale che rifugge la paura e l’odio, che si determina l’atto di alterità assoluta e rivoluzionaria al mondo della disumanizzazione.
È in questa fattualità e relazionalità di un’umanità solidale e abbracciata nella prossimità fisica, che si può palesare il trionfo nella sconfitta.