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Dalla disperazione nasce la speranza

di Simone Torresani - 05/07/2021

Dalla disperazione nasce la speranza

Fonte: Il giornale del Ribelle

Negli ultimi mesi la cronaca nera sta registrando, con una frequenza allarmante, episodi che nelle strade italiane un tempo erano impossibili se non inconcepibili, episodi tipici della società americana e non di un Paese profondamente di cultura europea come il nostro: solo nelle ultime 4 settimane in una borgata romana un uomo ha ucciso due bambini e il loro nonno senza ragione, quindi a Roma stazione Termini un ghanese ha minacciato di ammazzare passanti (senza ragione) dando in escandescenze, quindi nel bolognese un adolescente ha ucciso una sua coetanea: ovviamente senza ragione, manco ha saputo giustificarsi dinnanzi agli inquirenti.

Liquidare il tutto gridando al "migrante pericoloso" (il ghanese) o al "malato mentale" ha lo stesso significato del proverbio che fu tanto caro a Mao Zedong: "Se allo stupido indichi la luna col dito, lo stupido osserva il dito, non la luna". Qui non c' entrano né ghanesi, né passaporti, né perizie psichiatriche, spesse volte usate come comodo alibi per giustificare l'ingiustificabile. Forse su dieci episodi simili un colpevole (massimo due) è pazzo, ma gli altri otto o nove sono capaci di intendere e di volere. Questi sono omicidi e crimini puramente nichilisti, specchio della deriva totalmente nichilista imboccata dalla estrema decadenza della nostra civiltà e che in una società ormai ridotta a poltiglia di massa come quella italiana (europea, occidentale) altro non faranno, in futuro, che intensificarsi.  La diagnosi del male è stata approfondita più volte, ripetere le cause sarebbe noioso, questo è il tempo di analizzare la eziologia e di azzardare cure sperimentali.

Per due grandi studiosi di sociologia e psichiatria come Eugenio Borgna e Umberto Galimberti (testa pensante che ha il solo difetto di scrivere per un rotocalco turbomondialista) una delle cause principali va ricercata nella "distruzione del futuro positivo". Il ragionamento è questo, grossomodo: siamo figli della civiltà greco-romana ma ancor di più della civiltà cristiana e la civiltà cristiana -che permea nel pensiero anche chi cristiano dice di non essere- si basa su una tripartizione del tempo: il passato della colpa, il presente della redenzione e il futuro dell'ottimismo.

Per secoli e secoli di cristianesimo, insomma, il presente doveva essere il tempo della purificazione personale in attesa di un futuro migliore. La Modernità dapprima in sordina e la post-modernità poi, in maniera ancor più eclatante, oltre ad aver totalmente ridotto al silenzio il passato, che da tempo della colpa è giunto ad essere tempo della rimozione -scollegandoci dunque ad esso- hanno finito per guastare il presente stesso, con la "morte di Dio" (Nietzsche) e cancellare il futuro dell'ottimismo. La "società della ipertecnica"(Galimberti) che non corrisponde totalmente alla tecnologia seppur da essa permeata, ha quale caposaldo una iper-razionalità che tende a decostruire per ricostruire solo a propria immagine e somiglianza, in base ad un utilitarismo funzionale soltanto ai propri ingranaggi. Se questo meccanismo permette da un lato all' ingranaggio di funzionare, per rovescio della medaglia non dà alcun fine, alcuno scopo di essere e di agire a uomini e donne, che diventano puri meccanismi sempre più fluidi, liquidi e labili. "Quando il futuro non è più una promessa positiva, mancano gli scopi, manca il senso, ecco che mancano le risposte ai perché" chiosa Borgna nel suo dialogo con Galimberti e il "perché" più grande è la domanda: "perché devo stare a questo mondo?".

Di mio aggiungo questo esempio, applicabile all' "hic et nunc" che stiamo vivendo: vi è una campagna martellante, specie presso i giovani -la fascia più delicata e sensibile al nichilismo- affinché si facciano il vaccino. Apro e chiudo la polemica dicendo che il vaccino dovrebbe essere solo su base volontaria, non rompo le palle a chi vuol farselo purché non rompano le palle a quelli che hanno deciso di non farlo, secondo il loro libero arbitrio. Secondo questa campagna persuasiva e melliflua i giovani dovrebbero farsi il vaccino...per riprendere, semplicemente, a fare quello che facevano sino a marzo 2020, cioè gli utili idioti del consumismo funzionale alla società ipertecnica. Al di là del fatto che si voglia farlo o meno, nessuno ha mai spiegato a questi giovani -per una buona parte impauriti, conformisti, confusi, che proprio bene non stanno- quale dovrebbe essere l'orizzonte oltre il vaccino, quale lo scopo, quale la meta da raggiungere, il futuro da conquistare, la stabilità e l'armonia da cogliere. L' unica cosa che si coglie è quella di un ritorno a libertà ottriate che dovrebbero invece essere naturali, ma chiudiamo il capitolo per non uscire dal seminato.

E si ritorna sempre alla domanda da un miliardo di euro: che fare? Borgna e Galimberti, nel loro dialogo, rispondono dicendo di "coltivare l'amore e l'empatia e di conoscere noi stessi, riscoprendo le parti irrazionali insite nell' essere umano". È una risposta certamente non sbagliata ma troppo generica e più adatta al singolo che alla società nel suo complesso. Una integrazione a tale quesito potrebbe scaturire dall'asserzione sociologica che negli ultimi secoli ad ogni trasmutazione della struttura sociale non è mai corrisposto, sino ai tempi nostri, una cancellazione dei valori supremi: nel passaggio dall' Ancien Regime alla Rivoluzione e poi alle Rivoluzioni Industriali prima maniera, mutavano le gerarchie e i rapporti di forza del potere, si poteva essere "sudditi" o "cittadini", formalmente uguali o ineguali dinnanzi alla legge ma concetti quali onore, rispetto, senso del dovere, parola data, onestà, lealtà, dignità e coraggio erano solidi e radicati sia ai tempi di Luigi XVI che delle acciaierie Krupp ad Essen durante la Prima Guerra Mondiale (il 1914 fu uno dei grandi spartiacque storici). Nel suo utilitarismo funzionale all' ingranaggio, la società iper-razionale ed iper-tecnica ha spazzato via pure questi valori atemporali ed eterni. Mai come oggi, allora, servirebbe una élite di pensiero e di comportamento che alla positività del futuro sappia unire il saggio concetto di senso del limite di derivazione greca, unito a tutti gli elementi e valori più volte citati: non è il tempo delle prediche ma quello degli esempi che devono essere colti ed introiettati, anche se i tempi saranno lunghi e quasi nessuno di noi vedrà l'aurora.

Il nichilismo deriva dal latino "nihil", nulla: è un enorme spazio vuoto che risucchia (come il "Nulla" de "La storia infinita " di Michael Ende, che è tutto tranne un romanzetto per adolescenti come qualcuno erroneamente potrebbe pensare) e il "Nulla" va riempito per poter essere neutralizzato. Di esempi, di valori, di contenuti. Affinché si possano trovare le risposte ai perché. Sta a noi farlo, provare a farlo, è un compito arduo e disperato, ma come scrisse Bernanos" è dalla disperazione che nasce la speranza".