Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Dalle dipendenze alla pandemia: intossicazione e addomesticamento di massa

Dalle dipendenze alla pandemia: intossicazione e addomesticamento di massa

di Adriano Segatori - 12/07/2021

Dalle dipendenze alla pandemia: intossicazione e addomesticamento di massa

Fonte: Italicum

Una ipocrisia chiamata “Stato”

Il sistema ha due modalità di circuire la benevolenza della massa e assoggettarla ai propri interessi: o sedurla seguendo il principio del piacere e della soddisfazione, quindi assecondandola nei sogni artificialmente indotti, e quindi renderla schiava delle proprie voglie e delle astinenze dalle stesse, oppure scatenando quel sentimento democraticamente diffuso che si chiama paura, e fa alimentando incertezza, dubbi e senso di precarietà.
In ogni caso l'obiettivo è quello di rendere le persone sempre condizionate dai supporti del sistema stesso: nel primo caso attraverso il meccanismo del godimento, nel secondo con il dispositivo della tutela.
L'apparato che presiede a questa induzione è caratterizzato da diversi procedimenti che sono sinergici verso lo stesso obiettivo:
- si stimolano bisogni artificiali con l'utilizzo della pubblicità;
- questa interviene in maniera subdola e con lenta pervasività;
- la pubblicità è fondata sulle opinioni artatamente gonfiate da personaggi che risultano efficaci nella propaganda;
- questi diffondono messaggi che precedono - se non annullano
- le prove dei fatti: alla fine la statistica dà il colpo di grazia al senso critico e all’esame della realtà.
Dal benessere artificiale proposto nelle condizioni di dipendenza all'accudimento repressivo accettato nell'''operazione Covid19", siamo immersi in una pericolosa atmosfera anestetica in cui il margine di libertà di pensiero e di parola è sempre più ristretto, con l'aggravante di una spontanea e masochistica autocensura.
Disse Seneca a Nerone: «Il tuo potere ha origine nella mia paura, se io non ho paura, tu perdi il potere». La paura è la maschera del nostro tempo. Se riusciamo a strappare questa maschera con un lavoro interiore non ci saranno illusioni o lusinghe a farei distrarre dal cammino.
Chi sarà il protagonista della narrazione oltrepassando la post-modernità? L'uomo differenziato? L'individuo assoluto? Il Soggetto Radicale? Sicuramente, chi ha in sé la vocazione del proscritto sente la potenza della spiritualità che riconosce la verità e la realtà.

UN’IPOCRISIA CHIAMATA "STATO"

“Oggi la civiltà ha perfezionato anche il dispotismo [ ... ]. I princìpi avevano materializzato la violenza; le repubbliche democratiche del nostro tempo I 'hanno resa intellettuale come la volontà umana che essa vuole costringere. [ ... ]. Nelle repubbliche democratiche la tirannide non procede in questo modo: essa non si cura del corpo e va dritt all'anima”.
ALEXIS DE TOCQUEVILLE

Una domanda che viene posta frequentemente è come possa uno Stato rendersi favoreggiatore del gioco d'azzardo e in genere - per attiva connivenza o passiva accettazione - di altre dipendenze sempre più diffuse.
La risposta è semplice, pur nella complessità delle sue sfumature: perché quello in cui viviamo non è uno Stato.
Il lungo tempo corrente della modernità - post- o iper- a seconda delle definizioni - ha escluso, scomunicato e reso inerte ogni forma di simbolica politica e, con questa manovra, meccanicizzato ogni rapporto tra istituzioni e cittadini e dei cittadini tra loro. In altre parole, si è addirittura superato il declino descritto da
Carl Schmitt da Stato a Società, per arrivare ad una organizzazione tecnico- funzionale.
Il grande giurista, nella decadenza del politico, dal religioso al culturale all'economico al giuridico e allo scientifico, aveva individuato dei centri di riferimento ai quali riferirsi nell' analisi di un certo cambiamento dell’ "atmosfera" statale, criticandone la deviazione dalla linea guida corretta. Il suo pensiero, in qualche modo, avvertiva della pericolosità della rinuncia del monopolio del 'politico' da parte dello Stato: «L' equiparazione di 'statale' e 'politico' è scorretta ed erronea nella stessa misura in cui Stato e società si compenetrano a vicenda e tutti gli affari fino allora "solo" sociali diventano statali, come accade necessariamente in una comunità organizzata in modo democratico»>.
Lo Stato, in altre parole, deve avere la prerogativa di autorità per definirsi in una forma compiuta ed organica e non può, pena la sua inesorabile dissoluzione, limitarsi ad essere un contenitore/regolatore variabile e informe delle istanze pulsionali di qualsivoglia minoranza o infima individualità: «Infatti, la negazione del 'politico' [ .. .] è contenuta in ogni individualismo».
La struttura entro la quale noi viviamo - e che in modo inopportuno e fuorviante viene definito Stato - altro non è che un sistema tecnico-economico, privo di ogni riferimento simbolico, con una metodica ed invasiva gestione del quotidiano personale e generale, a rappresentare un «mondo senza scopo». I sedicenti
'politici' - quando va bene - sono soltanto «regolatori» di richieste che vengono pressate dalla base e di aggiustamenti prescritti da altre agenzie di potere, mentre - quando va male - risultano essere soltanto funzionari/maggiordomi di ordini che contrastano e minano la stessa sovranità nazionale. Quindi, la politica è stata ridotta a gestione manageriale con una falsa autonomia eterodiretta, con un' azione di manovra pressoché nulla ed uno spazio di tempo d'azione limitato al contingente.
La società, alla fine, non solo ha esautorato lo Stato, ma dopo aver scomunicato lo stesso dispositivo comunitario - Comunità è un altro termine tanto abusato quanto defraudato della sua essenza simbolica - è stata ridotta ad una semplice organizzazione meccanica, suddivisa in altrettanti apparati tecnici, per soddisfare bisogni e consumi artificialmente indotti. Insomma, una rete variamente interconnessa in modo meccanico e priva di quell' anima reclamata da Ludwig Klages.'
In questa deformazione semantica e deriva simbolica, tutti i dispositivi che hanno sempre avuto la funzione di strutturare lo Stato sono saltati e, con essi, la stessa figura di 'uomo' è venuta a perdere le sue credenziali.
Perdendo la funzione di formatore e di pedagogo da parte dello Stato, il cittadino si è trasformato in un richiedente benefici, in un esigente gratificazioni, in un pretendente diritti, con il risultato finale di una insoddisfazione generale ed egualitaria frustrazione.
Nella scomunica dello Stato etico e nella prevaricazione societaria, il sistema democratico è sottoposto alla logica della tecnica e del mercato, con il risultato finale della liberazione delle persone da ogni legame comunitario e da vincoli di carattere trascendente. L'individuo si trova liberato anche da qualsivoglia principio indicatore, quindi fluttuante in un' atmosfera senza attrito ed incapace, perciò, di esprimere volontà e forza per perseguire un obiettivo che sia l'immanente soddisfazione delle proprie pulsioni.
Niente di elevato - come il desiderio ed il sacrificio ad esso collegato - può essere neppure lontanamente proposto e accettato, con l'unica soddisfazione di «un'anima comune [per] uomini comuni, capaci solo di azioni e passioni mediocri".
È proprio nella mediocritas dell'auto-omologazione che il cittadino è stato trasformato in un individuo mimetico, tutto sospinto ad una identificazione indifferenziata i cui parametri di confronto sono solo quelli delle voglie e del loro risultato di soddisfacimento. In altre parole, questo uomo non è altro che un consumatore di oggetti - concreti o di immagine che siano - che diventano essenziali per una sua costruzione identitaria, seppure artefatta e fittizia.
La prevaricazione societaria ha fatto in modo che scomparisse la funzione personale dell'uomo - James Hillman ha parlato di «ciascunità» - per trasformare quest'ultimo in semplice usufruitore di beni, offerti per soddisfare bisogni artificialmente indotti.
Lo Stato, insomma, nella sua liquefazione, si è ridotto ad un apparato di gestione delle voglie della massa e di mediatore degli istinti rivendicativi del singolo. In questo modo, senza alcuna Autorità derivante e referente a qualcosa di 'alto', questo istituto si è trovato compresso e - contemporaneamente - depotenziato da due elementi variamente convergenti nel loro attacco e sinergici nella loro potenza disgregatrice: la tecnica e l' economia. Meglio ancora: la tecnocrazia, nella variante idolatrica che ha condizionato - e condiziona - la stessa concezione della vita e della morte; e la finanza, che si è eretta - o si è consentito che si ergesse - a parametro controllante e vincolante di
ogni azione politica.
Tecnocrazia e finanza che hanno determinato una vera e propria alterazione antropologica, con le conseguenze devastanti sul singolo e sulla comunità di appartenenza, tanto che il problema
delle dipendenze è solo uno degli aspetti di maggior pratica e visibile conseguenza.
Deve essere ben chiaro che tecnica e capitale non perseguono fini etici, perché l'etica non fa parte della loro visione del mondo e della loro prassi. Loro seguono la procedura calcolante: la tecnica, quella dell'efficienza e dell'efficacia, ovvero di come raggiungere il massimo del risultato con il minimo consumo di risorse; il capitale, quello del massimo accumulo con il minor coinvolgimento della soggettività. Entrambi pretendono, e raggiungono, la semplificazione del sociale alla pratica e al consumo, e deresponsabilizzano ogni rapporto. In questo modo, da strumenti "per migliorare la vita dell'uomo e procurargli un adeguato benessere, diventano loro stessi il proprio fine, la propria ragione di essere e di funzionare.
È questa, in fondo, la neutralizzazione del Politico prospettata da Schmitt: la soppressione dell'autorità decisionale allo Stato, il quale deve sottostare alle risorse dell'economia e ai dispositivi della tecnica, lasciando ai rappresentanti politici solo quella retorica che mira alla fascinazione delle masse per convincerle e adeguarle ad una realtà in cui nessuno è protagonista.
Ma in che cosa si differenzia lo Stato dal sistema che andiamo denunciando?
Lo si può constatare nel favoreggiamento da parte del Sistema delle condizioni tossiche finalizzate alla creazione del consumatore-schiavo apolitico, al contrario dello Stato che deve avere un ruolo educativo e formativo del libero cittadino partecipante all'agire politico.
Nello schema che segue, parziale ed estremamente sintetico, sono indicati i parametri di divergenza tra le due opzioni indicate. Le diversità evidenti non sono solo di carattere semantico, ma interessano la stessa essenza dell'argomento in questione. Esse colpiscono e coinvolgono tutto il contesto di appartenenza dell'uomo, e la sua modalità di relazione intrapsichica ed interpersonale.

Dal libro di Adriano Segatori “Società tossica e sistema spacciatore”