Del liberal-progressista stizzito
di Andrea Zhok - 22/02/2021
Fonte: Andrea Zhok
Ho sentito il pezzo audio in cui il docente di Storia Contemporanea dell'Università di Siena Giovanni Gozzini dà alla presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni nell'ordine della pesciaiola, della rana dalla bocca larga, e della scrofa.
Nel dibattito pubblico l'evento è stato immediatamente incasellato nelle categorie che l'attuale egemonia culturale consente, come episodio di "sessismo". E come tale, cioè come esibizione di sessismo, è stata stigmatizzata universalmente.
Dunque sembrerebbe che se alla presidenza di Fratelli d'Italia ci fosse il sig. Meloni Giorgio, dire pubblicamente che è un pesciaiolo, un rospo dalla bocca larga e un maiale sarebbe perfettamente in ordine e nessuna menzione dell'evento sarebbe occorsa.
Ora, il vero punto qui è che l'espressione volgare del docente dovrebbe essere esaminata nel merito di ciò che esprime, che non è 'sessismo', ma un profondo, drammatico disagio culturale.
Il prof. Gozzini non sembra aduso a comportamenti sessisti, mentre sembra aduso, come molti altri, ad un atteggiamento ben diverso e più grave: la spocchia strutturale di chi ha compulsato un sacco di libri (persino di storia contemporanea), e non riesce a capacitarsi di come la sua visione del mondo possa essere del tutto impotente a comprendere la società in cui vive.
La reazione del professore è la reazione di un fedele di fronte ad un'empietà.
La Meloni, che è criticabile da un sacco di punti di vista, non può neppure accedere al livello della critica perché, come si evince dall'audio, è colpevole di qualcosa di simile alla 'blasfemia' per aver osato: "rivolgersi da pari a pari a uno come Mario Draghi".
Questa tipologia di reazione scomposta e prerazionale è la cosa davvero interessante.
Il mondo per una parte significativa delle soggettività 'liberal-progressiste' si divide in forma manichea secondo linee definite dall'ortodossia benpensante in modi noti: apertura vs. chiusura, cosmopolitismo vs. sovranismo, dirittumanismo vs. autoritarismo, modernità vs. medioevo, lode della diversità vs. disprezzo dell'identità, progresso vs. conservazione, ecc.; insomma, Bene vs. Male.
Questi schemini vengono sovrapposti a forza alla realtà, dall'alto della sanzione di una presunta cultura, e di fronte all'evidenza che la realtà non ne vuole sapere di entrare nelle loro formine, i sacerdoti del culto liberal-progressista sbottano incontinenti.
Qui il caso è emerso perché nello schemino del professore le appartenenze concettuali davano la possibilità di essere accusati di sessismo come qualcosa che è esclusivo monopolio dei conservatori, e il fatto di avere una presidente donna di un partito di estrema destra lo ha mandato in confusione.
Il 'sessismo' qui è chiaramente una gaffe, una svista: per il fatto stesso di essere dalla parte opposta ai 'giusti' la Meloni non poteva essere valutabile come una donna. Il professore non ha proprio visto il problema.
Ma naturalmente il vero dramma qui è l'incapacità e il rifiuto della cultura egemone di dar conto della realtà storica, delle esigenze umane, dei bisogni, dei disagi diffusi, della rabbia; tutte cose che possono poi prendere forme politiche inadeguate, ma che qui vengono derubricate a semplice frutto di 'ignoranza'.
E l'ignoranza, che spesso c'è, e che spessissimo è davvero deleteria, qui può campare e prosperare allegramente di fronte alla manifesta dimostrazione di inutilità di un certo 'sapere', il 'sapere' di chi, di fronte ad un mondo non all'altezza dei propri schemi chiede, furibondo, la sostituzione del mondo.
E il bello, che nessuno noterà, è che queste espressioni di stizzito disgusto e violenta denigrazione da parte dell'ortodossia liberal-progressista avvengono quotidianamente su mille altri temi e obiettivi, senza che nessuno ne faccia problema.