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Dobbiamo un favore a Erdogan

di Alberto Negri - 12/05/2020

Dobbiamo un favore a Erdogan

Fonte: Alberto Negri

Per la liberazione di Silvia Romano dobbiamo dire grazie a Erdogan. Il leader turco si aspetterà da noi sicuramente qualche favore ed è lecito chiedersi quale.

Per la liberazione di Silvia Romano dobbiamo dire grazie a Erdogan. Il leader turco si aspetterà da noi sicuramente qualche favore ed è lecito chiedersi quale.
Con una premessa doverosa su tutta la vicenda: 1) Con i jihadisti trattano tutti, americani compresi, ma non lo dicono pubblicamente 2) Il reality show di Fiumicino si poteva evitare: la differenza tra noi e gli altri Paesi occidentali è che loro hanno come direttiva di non mostrare mai immagini di ostaggi liberati dopo un riscatto per evitare di dare spunti alla propaganda dei jihadisti.
E veniamo ai turchi e agli Al Shabaab somali. La Turchia ha subito rivendicato la liberazione di Silvia da parte del Mit, l’intelligence turca. C’è anche come prova la foto diffusa dall’agenzia ufficiale “Anadolu”: Silvia Romano è ritratta all’interno di un veicolo e indossa un giubbotto antiproiettile con in evidenza la Mezzaluna e della stella della bandiera nazionale turca. Secondo la ricostruzione di Ankara, le autorità italiane avrebbero presentato al Mit una richiesta di collaborazione per ottenere la libertà della Romano.
Il dossier è finito sul tavolo del Mit nel dicembre del 2019 e gli agenti turchi, facendo leva sulla loro rete locale, sarebbero riusciti a stabilire che la ragazza era viva: questo coincide nella tempistica anche con i video recapitati in gennaio dai rapitori Al Shabab con la prova che Silvia Romano era viva. I turchi, coordinandosi con italiani e somali, avrebbero poi stabilito i contatti e dopo il pagamento del riscatto sono arrivati alla sua liberazione.
Lo stesso vice ministro degli esteri Marina Sereni ha definito “determinante” l’intervento dei turchi per identificare il luogo dove era sequestrata e agire al momento giusto. Insomma senza i servizi di Erdogan non andavamo da nessuna parte. Eppure l’Italia, oltre ad avere storici legami con l’ex colonia, è ancora presente in Somalia con oltre 120 militari, il maggiore contingente europeo, che tra l’altro l’anno scorso è sfuggito per miracolo a un attentato.
Perché la Turchia di Erdogan è diventata così importante in Somalia dove un tempo era l’Italia la potenza dominante? I turchi a Mogadiscio _ dove arriva un volo diretto da Istanbul della Turkish Airilines _ hanno investito 1 miliardo di dollari in aiuti, racconta l’ambasciatore somalo ad Ankara Bijama Mohamed.
Ma c’è molto di più. In Somalia i turchi hanno un’importante base militare, addestrano l’esercito somalo e hanno sviluppato una solida rete che attraversa tutti i settori, dal commercio all’istruzione, dalla sicurezza alla gestione del porto di Mogadiscio.
L'interesse della Turchia per la Somalia è iniziato nel 2011 a seguito di una visita del presidente Recep Tayyip Erdogan in una Mogadiscio devastata dalla carestia. Ma quella che in un primo momento era un’iniziativa umanitaria si è sviluppata nel tempo come una vera collaborazione economica e militare, con Ankara che ha aumentato tramite l’agenzia di cooperazione Tika il finanziamento degli aiuti, avviato progetti di sviluppo e aperto scuole, sostenendo il governo di Mogadiscio del presidente Mohamed Abdullahi Farmajo.
Gli investimenti politici ed economici della Turchia nel Corno d'Africa hanno assunto negli ultimi anni un’importanza strategica per frenare l’ascesa degli stati del Golfo _ Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita _ protagonisti dell’accordo di pace tra Eritrea ed Etiopia. La Turchia intende contrastare in Somalia, come in Libia e in Siria, le monarchie del Golfo ostili ai Fratelli Musulmani protetti da Erdogan.
E così è arrivato per Ankara anche uno dei premi più ambiti, il petrolio. Il governo di Mogadiscio ha invitato la Turchia a effettuare esplorazioni petrolifere in acque somale, come annunciato dallo stesso Erdogan il 20 gennaio scorso di ritorno dal vertice di Berlino sulla Libia dove Ankara è fortemente impegnata militarmente a sostegno del Governo di accordo nazionale (Gna) di Al Sarraj.
L’invito per avviare le esplorazioni petrolifere in Somalia è stato preceduto dal duplice memorandum d’intesa tra Ankara e il Gna libico per la demarcazione dei confini marittimi e la cooperazione militare, che ha aumentato le tensioni nel Mediterraneo per le risorse energetiche dove l’Eni ha forti interessi nel gas di Cipro.
Ed ecco i favori che ci può chiedere Erdogan dopo la liberazione di Silvia Romano. In primo luogo un maggiore sostegno alla posizione turca a Tripoli dove Erdogan ha schierato forze regolari e milizie jihadiste, le stesse usate in Siria contro i curdi. Soprattutto adesso che la Turchia ha dichiarato di sentirsi “libera” di colpire il generale Khalifa Haftar. In secondo luogo la Turchia potrebbe chiedere all’Italia di sfilarsi dal fronte costituito da Grecia, Egitto, Francia e Usa che vorrebbe limitare i diritti di esplorazione turchi nei giacimenti offshore nell’Egeo.
Ovviamente su questi punti non c’è nessun accordo scritto ed è magari complicato arrivare a un’intesa ma è altrettanto chiaro che adesso l’Italia deve qualche favore a Erdogan, il massacratore dei curdi, quello che tiene in galera centinaia di giornalisti, intellettuali, politici e artisti. Ecco queste sono cose che al “Reiss” non piace vedere sui giornali italiani. Lo infastidiscono. E ora gli dobbiamo dire grazie.