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Dopo questa guerra il Medio Oriente non sarà più lo stesso

di Matteo Martini - 16/06/2025

Dopo questa guerra il Medio Oriente non sarà più lo stesso

Fonte: Matteo Martini

Se posso azzardare una previsione, la mia idea è questa.
Vedremo una guerra aerea a distanza fra due Stati non in contatto fra loro. Sarà una delle rare occasioni di conflitto interamente gestite dall'arma aerea e missilistica.
Sarà una guerra di attrito e logoramento, in cui vincerà chi ha più risorse spendibili, una base industriale maggiore e una superiore demografia. 
Proprio perché di attrito potrebbe non essere breve (e qui si aprono le maggiori incognite dato il rilievo internazionale di quel teatro, che richiede la necessità di una mediazione).
L'analogia del tipo di scontro può essere ricercata nella Battaglia d'Inghilterra. 
Al tempo stesso si tratta di un teatro locale della grande partita fra l'Eurasia e la sfera anglo-occidentale. Entrambi i contendenti verranno riforniti dall'esterno. Israele, totalmente dipendente dagli Stati Uniti per qualsiasi necessità in primis, ma anche l'Iran. 
Ci sono già segnali di possibili linee di rifornimento da parte di Cina e Pakistan (sistemi radar, munizionamento, intelligence e materiali sono i possibili aiuti in gioco).
La Russia probabilmente sarà in una posizione più defilata, che le darebbe la legittimità per avere un ruolo di mediazione.
Se si esclude la possibilità diretta di intervento statunitense, il tutto si ridurrà a una guerra di logoramento di qualche mese (?), che dipenderà in gran parte dalla lunghezza delle linee di approvvigionamento e dai costi di produzione delle armi.
Su questo scenario si gioca la crisi dell'Occidente, in toto dipendente dall'apparato industriale americano. Dopo tre anni di guerra in Ucraina, le riserve strategiche USA sono prossime ai minimi critici. Semplicemente non hanno più armi da vendere agli europei, da offrire agli ucraini, e per rinforzare Israele. E le linee di produzione hanno problemi di scala: producono troppo poco, troppo lentamente, a costi troppo alti.
Il tutto avendo sullo sfondo l'ultimo teatro, quello più impegnativo in termini di quantitativi e non ancora attivo: Taiwan. 
La coperta delle risorse militari occidentali è sempre più corta, e se la Cina, con il suo potenziale industriale e risorse ancora mai impiegate in altri teatri, comincia a rifornire l'Iran, segnerà il punto di svolta nel Grande Gioco.
C'è un altro fattore importante: la demografia dei due contendenti supera il rapporto 10:1, così come il volume di produzione e la superficie di territorio. Con una superficie paragonabile a due regioni italiane Israele è privo di profondità strategica per disperdere le proprie risorse e armi, contro un nemico con una superficie territoriale superiore in rapporto di 50:1. 
Se la guerra si tradurrà, salvo colpi di scena, in una lunga campagna di logoramento, come sembra mettersi, e se Israele non riuscirà a innescare una rivolta in Iran contro la Repubblica Islamica (obiettivo francamente mitologico), direi che il logoramento giocherà in una direzione che è già segnata.
E probabilmente cambierà gli assetti internazionali globali, oltre che gli equilibri regionali. Non mi stupirei se alla fine della fiera la stessa esistenza dell'entità sionista verrà quanto meno ripensata, se non altro nelle sue modalità, e che non si arrivi a una specie di conferenza internazionale di pace sul Medio Oriente, una specie di Pace di Westfalia per gli anni a venire... L'ultima cosa su questo punto che mi lascia perplesso è che si deve ancora aprire il teatro taiwanese per poter mettere tutte le potenze mondiali di fronte al riconoscimento di nuovi rapporti di forza.
Quindi stiamo divagando. 
Ma una certezza ce l'ho: il Medio Oriente non sarà più lo stesso.