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Esiste un atto della politica statunitense di cui si possa dire che è risultato buono per la pace del mondo?

di Leonardo Lugaresi - 22/08/2022

Esiste un atto della politica statunitense di cui si possa dire che è risultato buono per la pace del mondo?

Fonte: Leonardo Lugaresi

Alla fine del 1991, con la scomparsa dell’Unione Sovietica, Gli Stati Uniti d’America si trovarono, per un momento (che in storia può durare anche qualche anno), nella inaudita condizione di essere l’unica potenza mondiale. (So che correttamente si dovrebbe dire “superpotenza”, ma, per un felice paradosso della lingua, se si toglie il prefisso superlativo il concetto risulta più chiaro: se uno è super-potente, infatti, ciò significa semplicemente che tutti gli altri non sono veramente potenti).
Qualcuno allora, come si ricorderà, parlò incautamente di “fine della storia”, addirittura – il che era palesemente una sciocchezza – ma è pur vero che per un momento tutte le carte buone della partita furono in mano ad un solo giocatore. A poco più di trent’anni di distanza, ora che quella congiuntura è finita da un po’ ma siamo completamente immersi, o meglio affogati, nelle sue tragiche conseguenze, credo non sia inutile chiedersi retrospettivamente come le abbia giocate.
È stato saggio, da parte degli Stati Uniti, non dico consentire, ma facilitare se non addirittura promuovere la crescita impetuosa della Cina, cioè di uno stato di smisurata grandezza demografica, culturalmente e “antropologicamente” alieno, con un’economia già allora ragguardevole e di immense potenzialità ma ancora militarmente debole (allora), invece di adottare come stella polare della propria politica, da perseguire con tutti i mezzi disponibili, il suo contenimento, che allora poteva essere attuato con un rischio molto ridotto di reazione militare, stante la sproporzione di forze al tempo esistente? Il carattere ferocemente dittatoriale del regime cinese e la sua irriformabilità in senso “democratico” e di rispetto dei diritti umani, palesi da sempre, furono certificati in modo inequivocabile dai fatti di piazza Tienanmen (1989!): è stato saggio non tener conto di tale fattore?
È stato saggio contribuire indirettamente e talvolta direttamente, ma sempre in modo decisivo, alla destabilizzazione e radicalizzazione del mondo islamico? È stato saggio aver sempre contrastato in ogni modo, dalla posizione di indiscusso leader mondiale, qualsiasi tentativo di costituzione dell’Europa come soggetto politico dotato di un margine di autonomia, quando quel soggetto sarebbe stato demograficamente ed economicamente comparabile agli USA ma comunque in una posizione di assoluta inferiorità militare e soprattutto culturalmente e “antropologicamente” vicino agli USA? È stato saggio, in altre parole, non aver accettato in alcun modo di avere un alleato preferendo avere dei servi? È stato saggio, soprattutto, aver continuato a voler vedere a tutti i costi nella Russia post-sovietica un nemico, quando quello sterminato paese euroasiatico, demograficamente piccolo, economicamente debolissimo, ma dotato di enormi risorse naturali e militarmente ancora molto forte, poteva essere un alleato ideale – se aiutato a far prevalere la sua componente culturalmente e antropologicamente “europea” su quella “asiatica” – nella strategia di difesa e affermazione del “nostro mondo” (cioè del mondo non-“cinese”)?
Mi si obietterà, giustamente, che queste sono domande tendenzialmente retoriche e che quindi servono a poco. Potrei rispondere che collocare nella prospettiva degli ultimi trent’anni quello che ci sta capitando oggi, in questo infelicissimo 2022, non è poi così inutile. Preferisco però replicare formulando una domanda reale: esiste, in questi ultimi tre decenni, un atto importante della politica americana di cui si possa dire che è risultato buono ed efficace per l’ordine, la stabilità e la pace del mondo?
Ammetto candidamente che a me non ne viene in mente neanche uno, però sono realmente aperto alla probabilità che ciò dipenda dalla mia ignoranza (anche perché vorrei pensare che in un lasso di tempo ragionevolmente lungo qualcosa di buono finiscano per farlo quasi tutti …). Ringrazio perciò fin da ora coloro che, sapendone più di me (la maggioranza, presumo), avranno la bontà di illustrarmelo; o illustrarmeli, se fossero più di uno.