False flag
di Fabio Filomeni - 11/09/2025
Fonte: Fabio Filomeni
Quelli della mia generazione hanno vissuto un giorno nella vita in cui si sono sentiti un po' tutti americani. Quel giorno è stato l’11 settembre. Non c’è neanche bisogno di specificare l’anno. Ognuno di noi ricorda perfettamente cosa stesse facendo nell’attimo in cui apprese il disastro. Io era alla scuola militare di paracadutismo e stavo ripiegando il mio paracadute. Allo shock iniziale, unito a un senso di smarrimento, si aggiunse una profonda solidarietà nei confronti del popolo americano. In quel momento, mi sentivo quasi uno di loro. Poi, però, la storia sputa sempre la verità. Lo fa a scoppio ritardato, con anni e a volte decenni di distanza dall’evento preso in esame. E allora escono fuori quelle che gli americani definiscono “false flags”, letteralmente “false bandiere”, che stanno a significare falsi bersagli. Nel caso specifico, menzogne preparate ad arte per giustificare le guerre all’opinione pubblica. I nostri amici americani l’hanno fatto nel 1964, con la menzogna sul golfo del Tonchino per giustificare la guerra di aggressione contro il Vietnam. L’hanno fatto nel golfo Persico con due guerre in Iraq (1991-2003) per accaparrarsi il petrolio, giustificate dalla menzogna delle armi di distruzione di massa (mai trovate) che avrebbe posseduto Saddam Hussein. L’hanno fatto nel 1995 con il massacro di Srebrenica per convincere la NATO a bombardare la Bosnia. L’hanno fatto nel 1999 con le balle del campo di concentramento di Pristina e del massacro di Rugovo per attaccare la Serbia. E infine, la regina delle “false bandiere”, per giustificare le due guerre in Afghanistan e poi in Iraq, è ritratta nella foto qui sotto.
Viva l’America con le sue false bandiere (amaramente ironico).