L’idea immacolata
di Lorenzo Merlo - 28/12/2025

Fonte: Lorenzo Merlo
Oltre a Confucio, Lao Tze, Siddhartha Gautama, Agostino, Giordano Bruno e tanti altri, secondo alcuni, è vissuto anche Gesù. Il dibattito e le ricerche sulla sua esistenza terrena hanno un lungo corso e potrebbero non avere fine. Ma...
Razionalismo bue
Indipendentemente dall’eventuale vita terrena del Cristo (messia), le sue presunte gesta miracolose, inintelligibili a mezzo della ragione, sono considerate dai fedeli picchi di autenticità della sua discendenza divina. Gesta storicizzate e vulgarizzate nella narrazione dei Vangeli, al fine di propagandare la fede tra le persone comuni, avvezze a far proprie e tramandare dicerie e leggende.
Ma, come per tutte le narrazioni e tradizioni esoteriche, sono la simbologia, la metafora e l’allegoria che concedono di riconoscere in che termini in quelle narrazioni vi sia verità e, quindi, di renderne essoterico il messaggio.
Allora il Cristo, da figlio di Dio in senso stretto e in quanto tale razionalmente inconfezionabile, è semplicemente un’idea che, come tutte le sue sorelle, emerge alla superficie della coscienza in funzione dello stato intimo in cui si trova il suo generatore-portatore. Uno stato che può essere definito anche e meglio, emozionale, in quanto ogni emozione raduna a sé un mondo esaustivo che basta a se stesso ed è sempre convincente per colui che ne è preda. E anche uno stato o un’emozione che può rapire intere moltitudini costringendole di buon grado a vedere il mondo dalla medesima mira.
Cristo, un’idea
Cristo sarebbe quindi un’idea concepita dallo stato di amore. Una figura simbolica, virtualmente incarnata, per diffondere il potere evolutivo dell’amore incondizionato. Uno stato che contempla in sé la sanguigna consapevolezza della sofferenza di ogni uomo dell’umanità. Non solo, in esso è vivida l’impossibilità di liberazione dalle pene, garantita dal procedere umano fondato sul presunto libero arbitrio individuale.
Tutto, un’idea
Come qualunque realtà, fisica e metafisica, richieda un’idea che ne permetta il parto nel mondo ovvero l’avvento nella coscienza e, come qualunque idea, corrisponda a condizioni ed esigenze biografiche così, dalla consapevolezza del potere dell’amore incondizionato scaturiscono idee, prospettive e osservazioni e il mondo che essa permette.
Sentire, non sapere
L’amore incondizionato è il sentimento nel quale risiede il senso di appartenenza alla natura e al cosmo. Con esso, l’uomo esorcizza la sua velleitariza indipendenza e autonomia, quindi la presunta proprietà di se stessi, l’autoreferenziale dichiarazione di superiorità nei confronti delle altre specie e regni e sente l’altro come un se stesso in circostanza differente dalla propria.
Un’appartenenza al creato tutt’altro che positivistica e scientifica, che non risuona per interesse egoico ma corale, fenomenologico, per nulla ideologico.
Una vita per tutti
Dunque, per intendere la prospettiva dell’amore incondizionato e ritrovarsi autori del cambiamento di se stessi e del mondo, sarebbe opportuno emanciparsi dalle fauci logico-razionali che si nutrono della nostra creatività, lasciandoci nella scodella solo le briciole per uno stentato autosostentamento che ci fa deridere tutto ciò che sta oltre il paddok della materia. Un’emancipazione necessaria per concepire il Cristo non come il figlio biologico di una Maria, che sarebbe fraudolentemente descritta come illibata, ma come simbolica continuità dell’unica vita che tutti anima e, dunque, che tutti coinvolge nella responsabilità del mondo. L’unione madre-figlio è perciò, nuovamente, una rappresentazione storica di una dimensione metafisica. Se la concezione del corpo fisico richiede l’inseminazione, quello spirituale richiede il sentimento.
Responsabilità del mondo che è anche potere di alienazione dalla ruota karmica necessaria all’ascesa e quindi ad una rinascita pura, illibata. Un evento che la tradizione buddhista tramanda, anche con il Libro tibetano dei morti.
Terra terra
Dunque, anche Maria non sarebbe niente più che una figura virtuale, ideata e sfruttata per diffondere la terrenità divina del messia. Una storicizzazione necessaria al volgo affinché lo potesse riconoscere come sodale degli ultimi bistrattati e vessati e perciò come guida. Quindi per seguirlo, divenire timorato, bigotto e manicheo propagatore del suo verbo a mezzo di rituali tanto meccanicamente ripetuti, quanto spiritualmente impotenti.
Una geniale trovata di un Marshall McLuhan ante litteram che ha concepito il Nuovo Testamento quale figlio dell’incontestato e autorevole Vecchio, per diffondere il messaggio cristiano e fare corpo e crociate in nome di un Cristo mai esistito, ideologicamente distorto.
L’idea incarnata
Nella storia umana, il messaggio contenuto nell’idea cristica non è un’esclusiva del cristianesimo. Di nuovo c’è soltanto la sua declinazione formale storico-geografica-culturale.
Un’idea che corrisponde alla consapevolezza del potere dell’amore, del bene, del bello e del conseguente benessere costantemente castrato dall’invasiva dimensione egoica.
Un’idea sincretica e teosofica in quanto, man mano che l’uomo ne avverte il bisogno, cade sulle epoche della vita e sulle geografie della terra, per entrare nelle storie dei popoli vestita secondo usanze e costumi della circostanza.
È l’idea di fondo di tutte le tradizioni sapienziali.
È l’idea universale, non caduca né corruttibile, per questo immacolata.
Un’idea comune a tutti che, liberi dal pensare, nel contemplare, la sentono nel corpo.
