Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Farla finita con la UE, o con noi stessi

Farla finita con la UE, o con noi stessi

di Luigi Tedeschi - 11/12/2025

Farla finita con la UE, o con noi stessi

Fonte: Italicum

L’accordo nella UE sull’utilizzo degli asset russi è ormai imminente. La crociata russofoba della UE avanza, e con essa il suo suicidio. L’Europa aveva già ricevuto il diniego della BCE riguardo all’utilizzo degli asset russi a suo tempo congelati, per erogare prestiti all’Ucraina pari a 210 miliardi. La Commissione quindi, preso atto delle rimostranze del Belgio (paese in cui ha sede la finanziaria Euroclear, depositaria di 185 miliardi di asset russi), dovute al timore concreto di eventuali azioni giudiziarie da parte russa che ne imponessero la restituzione, ha proposto che i paesi della UE forniscano adeguate garanzie per il finanziamento dei 210 miliardi all’Ucraina, ciascuno pro quota, in base al Pil. Pertanto, la Germania sarebbe tenuta a prestare garanzie per 51,3 miliardi, la Francia per 34 miliardi, l’Italia per 25,1 miliardi (pari al 12% dei 185 miliardi). Tale impegno sarebbe per l’Italia addirittura superiore a quello della legge finanziaria per il 2026, che è di 18 miliardi. Si tratterebbe comunque di una manovra che si rivelerebbe del tutto insostenibile per gli stati europei, dati gli effetti devastanti che produrrebbe sugli spread e sull’economia della UE.

La Commissione, a seguito del disimpegno parziale americano nella guerra, intende a tutti i costi sostenere l’Ucraina mediante l’utilizzo degli asset russi sequestrati, con una decisione senza precedenti, del tutto contraria al diritto internazionale. Gli stessi Stati Uniti, si guardarono bene dall’espropriare gli asset tedeschi depositati negli USA nella seconda guerra mondiale.

Qualora tale confisca si realizzasse, verrebbe meno la fiducia internazionale nei confronti dei mercati europei e quindi si assisterebbe ad un rapido crollo degli investimenti dei paesi extra UE in Europa. Infatti, si verificherebbe una fuga di capitali in massa dall’area euro, dato che nessuno vorrebbe incorrere nel rischio di investire in mercati del tutto inaffidabili, con la reale prospettiva di subire eventuali sequestri dei propri asset da parte dei paesi europei. Il sistema bancario europeo collasserebbe e sarebbe a rischio la stessa tenuta dell’euro.

Gli eventi della storia recente avrebbero dovuto distogliere le elite europee dal porre in essere simili manovre. Dopo lo scoppio della guerra russo – ucraina, il sequestro degli asset russi investiti in Occidente, unitamente a quello dei beni dei cittadini russi all’estero, incise profondamente sulla credibilità del dollaro, quale valuta di riserva internazionale. I paesi del BRICS e le monarchie del Golfo infatti, manifestarono aperta sfiducia nell’investire nell’area dollaro. I capitali e le riserve sovrane non potevano essere messi a rischio dai mutamenti repentini degli indirizzi politici dei governi occidentali. Anzi, le minacce di sequestri e misure di embargo economico finanziario, si sarebbero rivelate strumenti di ricatto permanenti, atti ad influenzare le politiche dei governi ed inficiare pertanto la stessa sovranità degli stati. Non a caso, dal 2022 il processo di dedollarizzazione dell’economia mondiale si è accelerato. Il venir meno della credibilità del dollaro è peraltro uno dei fattori più rilevanti della attuale crisi in cui versa la potenza americana.

E’ stato presentato recentemente in Italia un emendamento alla manovra finanziaria del 2026 che così recita: “Le riserve auree della Banca d’Italia appartengono allo Stato, in nome del popolo italiano”. La BCE aveva chiesto modifiche all’emendamento, asserendo che non fosse chiara la finalità della proposta. Tuttavia, la BCE ha dato parere negativo sulle modifiche presentate all’emendamento del governo italiano. La BCE ha dichiarato che tale emendamento potrebbe mettere in dubbio l’indipendenza della banca d’Italia e nemmeno modifiche chiarirebbero la finalità della proposta.

Il parere dell’Eurotower  non è tuttavia vincolante. L’atteggiamento ostile della BCE dinanzi alla proposta del governo italiano, induce comunque a sospettare la non tanto recondita possibilità che la BCE, onde far fronte a situazioni emergenziali, dovute a crisi finanziarie o valutarie, possa sostituirsi alle banche centrali dei paesi UE, e quindi servirsi della riserve auree degli stati per sostenere se stessa o la stabilità dell’euro. Si tratterebbe in tal caso un plateale attentato alla sovranità degli stati.

Qualora fallisse il piano delle mega – garanzie europee sugli asset russi o si manifestasse una crisi destabilizzante dell’euro, non ci sarebbe certo da sorprendersi se la BCE facesse ricorso a misure fraudolente di esproprio delle riserve auree degli stati. Del resto, la BCE ha la competenza esclusiva sulle riserve auree degli stati dell’Eurozona.

Riguardo alle “attenzioni” europee sulle riserve auree italiane sussistono dei precedenti. La Merkel, al verificarsi della crisi del debito pubblico italiano, propose al governo italiano di cedere le proprie riserve auree per risanare la allarmante situazione debitoria italiana.

L’Italia è al terzo posto mondiale per riserve auree, che ammontano a 2.452 tonnellate d’oro. Il loro valore, a causa dell’impennarsi delle quotazioni dell’oro nel 2025, è asceso a 255 miliardi di euro. Quasi la metà delle riserve auree italiane è detenuta dagli USA. Le ripetute richieste inerenti il loro rimpatrio non hanno mai avuto alcun esito.

La UE ha imposto ai popoli europei devastanti politiche di austerity, che hanno comportato deindustrializzazione, impoverimento generalizzato, crisi dei debiti sovrani, al fine di salvaguardare la stabilità dell’euro e la fiducia dei marcati. Non ai vede dunque, con quale legittimità possa mettere in atto misure di esproprio illegale degli asset russi che potrebbero generare, con il venir meno della fiducia dei marcati, crisi strutturali dell’economia europea.

Ci si chiede inoltre, se i vertici della UE siano consapevoli delle conseguenze devastanti a cui sarebbe esposta l’Europa dinanzi alle plausibili ritorsioni russe sul piano geopolitico, prima ancora che economico. Afferma a tal riguardo Alessandro Volpi in un post pubblicato su facebook: «Un'eventuale confisca degli asset russi produrrebbe l'immediata, parallela, confisca degli asset europei in Russia il cui valore complessivo è superiore ai 300 miliardi di euro. E' davvero interessante notare che l'operazione di confisca condotta dagli europei non coinvolgerebbe gli Stati Uniti dove la Banca centrale russa non ha praticamente mai depositato i propri asset. Mettere in sequenza questi elementi consente di comprendere l'ennesima follia autolesionista dell'Unione europea pervicacemente impegnata nella ricerca del disastro».

In realtà, la UE persegue una politica di sabotaggio continuo delle trattative di pace trumpiane, con il sostegno dei Neocon americani. L’obiettivo dichiarato delle elite europee è quello della continuazione della guerra a sostegno della militarizzazione dell’Europa in vista di un conflitto diretto con la Russia. Pertanto, in tale contesto, le prevedibili ritorsioni russe legittimerebbero il riarmo europeo e la politica autoritaria della UE imposta in virtù di uno stato di emergenza permanente, oltre all’impianto di una economia di guerra che si tramuta nei fatti in una fonte di giganteschi profitti finanziari per le elite europee. Il riarmo europeo, i cui costi si rivelano sin da ora insostenibili per gli stati europei e che comunque non renderebbe gli eserciti europei in grado (sia per quanto concerne gli armamenti che la consistenza delle truppe), di sostenere un conflitto con la Russia, ma si rivelerebbe assai efficace per la repressione interna, per fronteggiare cioè la protesta antieuropeista dei popoli.

Le oligarchie della UE non potranno essere rimosse mediante le elezioni democratiche. Riforme istituzionali della UE sono improbabili. I meccanismi repressivi nei confronti delle opposizioni sono già stati abbondantemente collaudati, con la censura mediatica, la persecuzione giudiziaria dei leader delle opposizioni, con l’annullamento stesso delle elezioni democratiche. La UE è un ordinamento delegittimato, che sopravvive con la repressione ai propri fallimenti.

Questa deriva russofoba guerrafondaia scaturisce da una crisi sistemica della UE ormai irreversibile. E’ venuta meno la sua stessa struttura produttiva, impostata sull’economia dell’export, a causa dei rincari energetici impostosi con le sanzioni alla Russia e dei dazi di Trump. Il riarmo europeo si rivelerà fallimentare per la ripresa della crescita. L’esproprio illegale degli asset russi, distruggerebbe la credibilità del sistema finanziario europeo e determinerebbe una fuga generalizzata dei capitali. In tale contesto, è del tutto verosimile l’ipotesi di un collasso dell’euro e delle stesse istituzioni della UE.

Una prospettiva apocalittica? No, salvifica. E’ probabile che sarà proprio il collasso dell’euro per implosione interna a costituire l’unica plausibile via di fuga dalla gabbia oligarchica europeista, con la riconquista della libertà dei popoli e della sovranità degli stati europei.

Siamo giunti dunque al redde rationem: farla finita con la UE o con noi stessi!