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Fascisti indiani?

di Pierluigi Fagan - 29/12/2019

Fascisti indiani?

Fonte: Pierluigi Fagan

Sulla stampa, non solo nell’articolo allegato, corre un brivido di disagio sull’evoluzione della democrazia indiana. Gli indiani sono stretti tra cinesi al nord, ma sarebbe più giusto dire che a nord l’India è stretta o confinata da Tibet e Pamir e stante che di solito, quando migrano, i popoli (animali e sementi) migrano lungo i paralleli e non i meridiani, ed i vicini est ed ovest.

Ad ovest hanno come vicini il Pakistan e ad est il Bangladesh ma attraverso uno strano pertugio figlio della colonizzazione britannica e dei suoi geografi surrealisti, ha un confine anche col Myanmar ex Birmania. Ora, in Pakistan e Bangladesh sono musulmani e proprio al confine con l’India, il Myanmar che è buddista ha problemi con una popolazione locale che vorrebbe espellere verso ovest, che è anch’essa musulmana. Ma i musulmani sono presenti anche nell’India stessa e pur essendo una minoranza (circa 15% della popolazione), per via della grande massa demografica indiana, risultano la seconda comunità musulmana del mondo dopo l’Indonesia. I musulmani asiatici sono lì da secoli, per lo più di origine commerciante, hanno diffuso la loro religione senza problemi e senza problemi hanno da secoli convissuto con altre credenze. Ma da qualche tempo le cose sono cambiate.

L’OPA lanciata dalla scuola giuridica sunnita ultraminoritaria hanbalita sulle altre tre scuole giuridiche che orientano in versione soft alla lettura del Corano, anche se in verità più che la versione puramente giuridica è la sua versione politica salafita sponsorizzata dalle monarchie del Golfo presso le quali andiamo a giocare a calcio e facciamo svernare le nostre star e molti detentori di capitale nostrani, ha cambiato l’atteggiamento e le dinamiche interne al mondo islamico. Ne seguono penetrazione terroristica, attentati con molti morti, non solo nel’Asia meridionale ma anche in quella centrale ovvero presso gli Uiguri il cui movimento indipendentista anti-cinese oggi riceve solidarietà e fratellanza da parte dei giovani occidentalisti con gli occhi a mandorla di Hong Kong. Quindi diventano liberali o quantomeno amici i ragazzi di Hong Kong, gli Uiguri anti-cinesi ed i poveri musulmani ostracizzati dagli indiani e quindi fascisti i cinesi e gli indiani stessi oltre ovviamente i russi che coi musulmani birichini vanno giù duri.

L’oggetto della preoccupazione delle anime belle occidentali è una norma relativa ai diritti di cittadinanza per le minoranze religiose indù, sikh, buddhiste, giainiste, Parsi e cristiane mentre dall’elenco sono esclusi i musulmani che giustamente se la sono presa. E’ evidente che lo storico spirito di tolleranza religiosa indiano, continua a non aver problemi con le altre interpretazioni ma comincia invece ad averli coi musulmani che, come detto, non sono pochi in patria e soprattutto sono tanti sotto forma di vicini. Vicini antipatici come i pakistani, meno antipatici ma sempre pronti a migrare in India come i bangladesi o come i birmani Rohingya i quali tra l’altro, pare abbiano superato la fase di vittima passiva aiutati da ingenti investimenti sauditi alle scuole coraniche pakistane che lì hanno inviato apostoli del jihad. A noi sfugge il dato ma più del 95% dei 5200 morti ammazzati dai jihadisti nei primi sei mesi del 2019, sono in Asia o Africa, non in Occidente.

Così, mi faceva piacere ricordare la forma bizzarra delle nostre contraddizioni e dei nostri giudizi relativi all’islam di matrice salafita ovvero saudita ed emiratina. Nonché spezzare una lancia in favore di Samuel P. Huntington il quale a partire dal 1993 con l’articolo The Clash of Civilizations?, poi diventato titolo di un libro in cui l’editore ha voluto togliere il punto interrogativo, pose il problema della convivenza tra i vari e diversi tipi di comunità che si contano nel mondo e quella specifica musulmana soprattutto sunnita. A sua volta, Huntington forse avrebbe fatto meglio ad approfondire l’analisi distinguendo tra un 97% di islam che non presenta forti problemi di convivenza con credenze dissimili e quel scarso 3% o forse meno riconducibile ad una interpretazione politica che neanche esisterebbe senza la sponsorship attiva dei nostri amici sauditi ed emiratini. La versione dei Fratelli mussulmani sponsorizzati da Qatar e Turchia, forse crea problemi minori, ma poi non così tanto vedasi Libia.

Insomma, questi musulmani non sono un problema quando sono in India o Cina o Africa, lo sono quando fanno saltare qualcuno per aria a Parigi o Bruxelles diventando per l’occasione idealtipi di tutto il mondo musulmano, non lo sono quando andiamo a svernare presso le loro spiagge e quando ci comprano le armi, lo sono se intralciano i nostri interessi in Libia, lo diventano quando sono musulmani iraniani sciiti perché così ci dice il nostro amico israeliano ed il suo mastino americano, ma poi non lo sono più quando ci servono per dar del fascista a tutti coloro che sono alle prese col problema dei confini e della composizione etnica perché nel nostra corano c’è scritto che il mondo è senza confini perché è un unico mercato e la società è aperta. Della serie, "capire il mondo complesso" o anche "quando parliamo di islam non sappiamo bene ciò di cui stiamo parlando".