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Franco riesumato, di contro alla storia

di Franco Cardini - 25/09/2019

Franco riesumato, di contro alla storia

Fonte: Il Resto del Carlino

La Corte suprema spagnola ha bocciato il ricorso dei discendenti di Francisco Franco e autorizzato all’unanimità la riesumazione dei resti del dittatore dal mausoleo monumentale situato vicino a Madrid. La Corte ha così avallato il progetto del governo socialista di Pedro Sanchez di spostare i resti del Caudillo dalla Valle de los Caidos, divenuto un luogo di apologia del franchismo, in un sito meno controverso, il cimitero di El Pardo.
Tra le grandi opere del regime franchista spagnolo, ch’era in materia piuttosto sobrio, il Valle de los Caídos era senza dubbio il più imponente e significativo: nemmeno Zapatero, che anni or sono aveva scatenato una caccia spietata e un po’ maniacale ai simboli franchisti da cancellare, ce l’aveva fatta a intaccarlo. Si tratta di un’imponente cattedrale-sepolcreto scavata nella viva roccia ai piedi d’un’altura di pietra nel centro della Sierra Guadarrama, nel cuore della Castiglia, non lontano dall’Escorial di Filippo II.
Sormontato da un’altissima croce e, all’interno, da un duomo sotterraneo di proporzioni michelangiolesche, il monumento è costituito da una serie di alti ambulacri letteralmente tappezzati di loculi-ossario che convergono verso la cupola. Vi sono sepolte decine e decine di migliaia di resti, in teoria tutti i caduti militari della guerra civile del 1936-39, appartenenti alle due fazioni che allora ferocemente si scontrarono e provenienti da tutti i cimiteri di Spagna. L’opera, che costò una cifra astronomica e molti anni di lavoro (anche forzato, da parte di condannati a tale pena), fu tenacemente voluta dal Caudillo, il generalissimo Francisco Franco, nel dichiarato intento di costituire un monumento alla pace raggiunta e alla concordia nazionale finalmente ristabilita, senza distinzione tra vincitori e vinti.
Va da sé che, in verità, non era esattamente così. I lunghi corridoi sepolcrali si aprivano con portali sulle cui architravi era scolpito il motto Caídos por Dios y por España : adatto in verità a una sola delle due parti in conflitto, quella dei vincitori. E, a sottolineare che quel monumento “alla pace e alla concordia” era in effetti un sacrario della vittoria della cruzada nacional, ai due lati opposti del pavimento del duomo erano sepolti il Caudillo stesso – che figurava, in armatura crociata e candido manto, anche nei ricchi mosaici della cupola – e José Antonio Primo de Rivera, il fondatore di Falange Española, il partito nazionalsindacalista che, dopo la vittoria, era divenuto, opportunamente modificato, l’unica forza politica legale del regime.
José Antonio, leader intelligente e cavalleresco che Georges Bernanos, rigorosamente antifranchista, aveva definito «un capo meraviglioso», era stato fucilato dai repubblicani nel novembre del 1939.
La decisione dell’Alta Corte spagnola risponde a un movimento d’opinione pubblica da tempo sollevato dalle sinistre. Se provvedimenti del genere siano o meno opportuni a quasi mezzo secolo dalla morte di Franco – che ora sarà tumulato nel cimitero dei giardini del Pardo, il palazzo che per anni fu la sua residenza – è ampiamente discutibile e ai limiti del ridicolo: un po’ come la proposta della rimozione dell’obelisco dedicato a Mussolini davanti al Foro Italico. Provvedimenti del genere, comprensibili alla fine di un periodo che si voglia condannare o dimenticare, sono maldestri quando ormai esso è stato o dovrebb’essere stato opportunamente consegnato alla storia.
Napoleone fu un tiranno responsabile della morte di migliaia di esseri umani: ma, a parte che fu anche molto altro, che dovremmo fare adesso: rimuoverlo dal duomo “des Invalides” per delitti contro l’umanità? Si obietta comunque che Franco non fu un caduto della guerra civile, per cui a rigore un posto nel mausoleo non gli sarebbe spettato. Ragione di più, quindi, per lasciare in pace almeno le spoglie di José Antonio, che tale fu a tutti gli effetti.